2011-01-20 14:53:01

Filippine: appello dei vescovi contro la criminalità


La criminalità che aumenta e prospera; omicidi, sequestri, episodi di violenza, che balzano ogni giorno agli onori delle cronache; la paura diffusa di tutti i cittadini: sono elementi che preoccupano seriamente i vescovi delle Filippine che hanno lanciato un allarme, invitando il governo a impegnarsi per far rispettare la legge e l’ordine, garantendo la sicurezza della popolazione. In un comunicato inviato all’agenzia Fides, i vescovi della regione di Metro Manila segnalano il degrado dell’ordine nella società, l’impunità e il funzionamento carente della giustizia. Il vescovo di Kalookan, mons. Deogracias S. Iniguez, chiede una inchiesta per studiare meglio il fenomeno e trovare soluzioni adeguate; il vescovo di Catarman, mons. Emmanuel Trance, rimarca che gli omicidi e le esecuzioni extragiudiziali continuano a verificarsi nel Paese “nel silenzio generale”. Secondo il vescovo di Puerto Princesa, mons. Pedro Arigo, presidente della Commissione per la Pastorale carceraria della Conferenza episcopale, “le radici del fenomeno sono in una diffusa cultura dell’impunità e nell’inefficienza nelle forze di sicurezza”. Una situazione che, concordano i presuli, mette in pericolo la pace e l’armonia sociale nel Paese. Per questo, nota il testo, il governo dovrebbe realizzare al più presto una riforma dei corpi di sicurezza e delle forze dell’ordine: si chiede al presidente Benigno Aquino che la questione diventi una priorità nell’agenda politica nazionale. Da parte sua, la Chiesa si impegna a dare un contributo per arginare quello che alcuni osservatori definiscono un “disastro morale”, cioè una totale assenza di educazione delle coscienze dei cittadini, che non esitano a infrangere la legge, a incrementare la corruzione, a compiere atti criminali. Oltre alla volontà politica, infatti, per combattere il fenomeno “urge una mobilitazione dal basso e una rieducazione delle coscienze, nella società”, notano i vescovi. Il governo Aquino ha ereditato una pesante situazione: l’ultimo decennio, sotto l’ex presidente Gloria Arroyo, ha visto un aumento esponenziale di omicidi extragiudiziali di attivisti per i diritti umani, giornalisti, magistrati, avvocati, sindacalisti, religiosi. In otto anni di governo Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie, 1.026 casi di torture, 1.946 arresti arbitrari, oltre 30.000 aggressioni e 81.000 episodi di intimidazioni. (R.P.)







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