Udienza generale: la catechesi del Papa sulla Settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani
All’udienza generale di stamani, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, il Papa ha svolto
la sua catechesi sulla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, iniziata
ieri, e “nella quale – ha detto - tutti i credenti in Cristo sono invitati ad unirsi
in preghiera per testimoniare il profondo legame che esiste tra loro e per invocare
il dono della piena comunione. È provvidenziale il fatto che, nel cammino per costruire
l’unità, venga posta al centro la preghiera: questo ci ricorda, ancora una volta,
che l’unità non può essere semplice prodotto dell’operare umano; essa è anzitutto
un dono di Dio, che comporta una crescita nella comunione con il Padre, il Figlio
e lo Spirito Santo”. “Queste preghiere in comune – ha detto il Papa citando il Concilio
Vaticano II - sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell'unità
e costituiscono una manifestazione autentica dei vincoli con i quali i cattolici rimangono
uniti con i fratelli separati: «Poiché dove sono due o tre adunati nel nome mio, ci
sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).” (Decr. Unitatis Redintegratio, 8)”.
“Il
cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani – ha proseguito - abita nella
preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la ‘costruiamo’ noi, ma la ‘costruisce’
Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel
dialogo d’amore che è lo Spirito Santo e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi
all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa
è sua e non nostra”.
“Il tema scelto quest’anno per la Settimana di Preghiera
– ha continuato Benedetto XVI - fa riferimento all’esperienza della prima comunità
cristiana di Gerusalemme, così come è descritta dagli Atti degli Apostoli: ‘Erano
assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella
frazione del pane e nelle preghiere’ (At 2,42). Dobbiamo considerare che già al momento
della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura:
ciò sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza
e tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo.
La Pentecoste come inizio della Chiesa segna l’allargamento dell’Alleanza di Dio a
tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi, perché l’intera creazione cammini
verso il suo vero obiettivo: essere luogo di unità e di amore. Nel brano citato degli
Atti degli Apostoli, quattro caratteristiche definiscono la prima comunità cristiana
di Gerusalemme come luogo di unità e di amore”. “Essa – ha aggiunto - era unita nell’ascolto
dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane
e nelle preghiere”. “Questi quattro elementi rappresentano ancora oggi i pilastri
della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento
sul quale progredire” nella ricerca dell’unità visibile della Chiesa.
“Anzitutto
– ha affermato il Papa - abbiamo l’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, ovvero
l’ascolto della testimonianza che essi rendono alla missione, alla vita, alla morte
e risurrezione del Signore Gesù. È ciò che Paolo chiama semplicemente il ‘Vangelo’.
I primi cristiani ricevevano il Vangelo dalla bocca degli Apostoli, erano uniti dal
suo ascolto e dalla sua proclamazione, poiché il vangelo, come afferma S. Paolo, “è
potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1,16). Ancora oggi, la comunità
dei credenti riconosce nel riferimento all’insegnamento degli Apostoli la norma della
propria fede: ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa
pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci
dagli apostoli”.
“Il secondo elemento – ha proseguito - è la comunione fraterna.
Al tempo della prima comunità cristiana, come pure ai nostri giorni, questa è l’espressione
più tangibile, soprattutto per il mondo esterno, dell’unità tra i discepoli del Signore.
Leggiamo negli Atti degli Apostoli che i primi cristiani tenevano ogni cosa in comune
e chi aveva proprietà e sostanze le vendeva per farne parte ai bisognosi (cfr At 2,44-45).
Questa condivisione delle proprie sostanze ha trovato, nella storia della Chiesa,
modalità sempre nuove di espressione. Una di queste, peculiare, è quella dei rapporti
di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni. La storia
del movimento ecumenico è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia
di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato
in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo
impegnati a continuare su questa strada”.
“Nella vita della prima comunità
di Gerusalemme essenziale era poi il momento della frazione del pane, in cui il Signore
stesso si rende presente con l’unico sacrificio della Croce nel suo donarsi completamente
per la vita dei suoi amici: ‘Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi …
questo è il calice del mio Sangue … versato per voi’. ‘La Chiesa vive dell'Eucaristia.
Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude
in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa’ (Enc. Ecclesia de Eucharistia, 1).
La comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta
pertanto anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione.
Durante questa settimana di preghiera è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità
di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione
di quell’unità per cui Cristo ha pregato. Tale dolorosa esperienza, che conferisce
anche una dimensione penitenziale alla nostra preghiera, deve diventare motivo di
un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla
piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa
del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice”.
Infine,
la preghiera – ha rilevato il Papa - è la quarta caratteristica della Chiesa primitiva
di Gerusalemme descritta nel libro degli Atti degli Apostoli. La preghiera è da sempre
l’atteggiamento costante dei discepoli di Cristo, ciò che accompagna la loro vita
quotidiana in obbedienza alla volontà di Dio, come ci attestano anche le parole dell’apostolo
Paolo” alle prime comunità cristiane: “State sempre lieti, pregate incessantemente,
in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso
di voi” (1Ts 5, 16-18; cfr. Ef 6,18). “La preghiera cristiana, partecipazione alla
preghiera di Gesù, è per eccellenza esperienza filiale, come ci attestano le parole
del Padre Nostro”. “Porsi in atteggiamento di preghiera – ha aggiunto - significa
pertanto anche aprirsi alla fraternità” che deriva “dall’essere figli dell’unico Padre
celeste, ed essere disposti al perdono e alla riconciliazione”.
“Come discepoli
del Signore – ha osservato il Papa - abbiamo una comune responsabilità verso il mondo,
dobbiamo rendere un servizio comune: come la prima comunità cristiana di Gerusalemme,
partendo da ciò che già condividiamo, dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata
spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla
in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino
dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento.
E’ importante, allora, crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare
quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unità
interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il più possibile, lavorando
assieme sulle questioni ancora aperte; e soprattutto essere consapevoli che in questo
itinerario il Signore deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di
Lui, da soli, senza il “rimanere in Lui” non possiamo fare nulla (cfr Gv 15,5)”.
“Cari amici – ha concluso Benedetto XVI - è ancora una volta nella preghiera che
ci troviamo riuniti - particolarmente in questa settimana - insieme a tutti coloro
che confessano la loro fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio”: perseveriamo nella preghiera,
“implorando da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo
disegno di salvezza e di riconciliazione”.