Sud Sudan: un voto libero ma l'Onu esprime ancora timori
Il flusso di migranti che dal nord tornano nelle regioni meridionali di origine, rischia
di alimentare “una crisi umanitaria”: lo ha sostenuto l’inviato speciale dell’Onu
per il Sudan, Haile Menkerios, in una riunione del Consiglio di sicurezza dedicata
al referendum sull’autodeterminazione del Sud. Secondo il diplomatico delle Nazioni
Unite - riferisce l'agenzia Misna - sono oltre un milione e 200.000 i sud-sudanesi
rientrati nelle regioni di origine dopo gli accordi di pace del 2005. Il flusso si
è intensificato nelle settimane che hanno preceduto il referendum di questo mese.
Sulla base dei calcoli dell’Onu, le persone tornate al sud da ottobre sono circa 160.000.
Ma le difficoltà sul piano sociale e umanitario legate all’integrazione di questi
migranti in un’area tra le più povere dell’Africa non sono state l’unico tema discusso
al Consiglio di sicurezza. In linea con le conclusioni delle principali missioni di
osservazione di ritorno dal Sudan, ieri sera i rappresentanti dei 15 Paesi membri
dell’organismo hanno sottolineato che il referendum si è svolto in modo libero e pacifico.
Unanime anche l’appello alla collaborazione tra Khartoum e gli ex-ribelli al governo
nelle regioni meridionali affinché, in linea con le scadenze fissate dagli accordi
del 2005, i contenziosi aperti siano risolti entro sei mesi. A preoccupare il Consiglio
di sicurezza sono soprattutto il rispetto dei diritti di cittadinanza delle minoranze
etniche e religiose, la definizione delle frontiere comuni e i contrasti su Abyei,
un’area dove si concentra una parte significativa delle risorse petrolifere del Sudan.
Il referendum, previsto dagli accordi di pace, si è svolto tra il 9 e il 15 gennaio.
Se i risultati giunti dalle prime circoscrizioni scrutinate saranno confermati, il
voto porterà alla separazione da Khartoum delle regioni dove è concentrata la maggior
parte degli idrocarburi sudanesi. (R.P.)