New York: il cardinale Sepe in visita all'Onu: “spetta a noi umanizzare la globalizzazione”
Un contributo in più per consolidare “i buoni rapporti tra cristiani e ebrei” è dare
voce a Napoli in maniera nuova: “Napoli città solidale, città dell’accoglienza e dell’apertura
al dialogo”. Lo ha sottolineato il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli,
nell’incontro ieri - riferisce l'agenzia Sir - con il rabbino Arthur Schenier, nella
sinagoga di Park East, a New York, portando ad esempio la Commissione ‘Amicizia ebraico-cristiana’
che, “a Napoli, svolge una intensa e proficua attività”. Il cardinale Sepe, in questi
giorni in visita negli Stati Uniti, si è recato ieri anche nella sede delle Nazioni
Unite per incontrare la Missione d'Italia e la Missione della Santa Sede, accolto
dall’ambasciatore italiano Ragaglini e dal nunzio apostolico Chullikatt, insieme al
quale ha poi concelebrato la Messa nella Cappella del Palazzo di Vetro. “È necessario
essere ancora più uniti per globalizzare la giustizia, la solidarietà e la pace”,
ha raccomandato il porporato nel suo discorso. “Noi tutti sappiamo – ha aggiunto -
che nella grande famiglia dei popoli non vi può essere fratellanza senza solidarietà,
senza lottare con le armi della giustizia per il bene comune”. Da qui “la necessità
di fare fino in fondo ogni sforzo per assicurare a tutti una delle libertà fondamentali:
la libertà religiosa”. Il cardinale Sepe ha poi partecipato ad una colazione di lavoro
con diversi esponenti dell’Appeal of Conscience Foundation, istituita dal rabbino
Arthur Schneier nel 1965, per difendere la libertà religiosa ed i diritti umani in
tutto il mondo. “Il mondo sta cambiando - ha osservato l’arcivescovo - per un processo
di globalizzazione che, nato come elemento positivo che consente l’incontro, lo scambio,
oggi rischia di dividere anziché unire popoli e nazioni avendo assunto come valore
assoluto della globalizzazione il valore economico. È in questo contesto che diviene
ancora più decisivo il nostro ruolo come uomini di fede. Spetta a noi umanizzare la
globalizzazione”. Per il porporato, “abbiamo il difficile ed esaltante compito di
seminare il seme della pace, perché ogni autentica fede non può che professare la
giustizia e la solidarietà. In questo momento così difficile, in cui atti estremi
sembrano minacciare ogni possibilità di incontro tra le diverse confessioni religiose,
dobbiamo lavorare incessantemente per affermare sempre più, contro il solo uomo economico,
l’uomo religioso che, aperto all’altro, guarda all’uomo sempre come fine e mai come
mezzo e ha come unica bandiera che accomuna tutti i popoli la bandiera della pace”.
(R.G.)