I grandi discorsi di Benedetto XVI al centro di tre incontri al Vicariato di Roma
Un ciclo di tre letture teologiche basate sui grandi discorsi di Benedetto XVI pronunciati
a Ratisbona, Parigi e a Londra. E’ l’iniziativa promossa dall’Ufficio diocesano per
la Pastorale Universitaria che parte il 20 gennaio alle 20 nel Palazzo del Vicariato
di Roma e proseguirà per i prossimi due giovedì. Al primo appuntamento, sul discorso
all’Università di Ratisbona, interverranno mons. Enrico Dal Covolo, rettore della
Pontificia Università Lateranense, Francesco D’Agostino, docente all’Università di
Tor Vergata, e Giorgio Israel, docente alla Sapienza. Marina Tomarro ha intervistato
il prof. Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale Italiana
e moderatore del ciclo d'incontri:
R. – L’idea
di fondo non è solamente leggere, ma approfondire il contenuto di questi tre importanti
discorsi di Benedetto XVI e farlo in un contesto che tende ad invitare il mondo scientifico,
il mondo accademico a prendere sul serio questi discorsi e perciò discuterli con una
lettura che parta, ovviamente, da una riflessione teologica. Questo significa anche
l’inserimento della cultura teologica nel contesto della cultura universitaria: nel
nostro Paese manca questa prospettiva e mi pare molto positivo che si apra questa
discussione.
D. – Possiamo trovare un filo conduttore tra questi tre
grandi discorsi?
R. – Certamente! Le occasioni sono diverse. Il discorso
all’Università di Ratisbona è in un contesto pienamente accademico, anzi molto speciale,
perché è l’Università nella quale il Papa aveva insegnato come professore di teologia
ed è sulla linea dell’approfondimento del rapporto tra fede e ragione; è un’apertura
della ragione che non deve essere limitata alla sperimentazione: da un’apertura della
ragione ad una concezione più ampia. Quel discorso è davvero la base, forse, di tutto
il percorso. Il secondo incontro è dedicato al discorso tenuto a Parigi ed è un rapporto
con la cultura. Il terzo, quello tenuto a Londra, è sul rapporto tra l’etica e le
autorità civili. Sullo sfondo, complessivamente, c’è questo ridare all’elemento religioso
uno spirito di libertà e di ricerca della verità e il posto che ha nella vita dell’uomo
e nella vita sociale.
D. – A chi sono rivolti in particolare questi
tre incontri?
R. – Questi tre incontri sono rivolti anzitutto alle comunità
universitarie. Da tempo, a Roma, c’è un lavoro comune, non solamente tra le Università
dello Stato e le Università libere, ma anche con le Università ecclesiastiche. Roma
è un grande bacino di presenza universitaria, ed è prezioso mettere in contatto tutto
questo. L’incontro, tuttavia, è aperto al mondo sociale, al mondo politico istituzionale
e tende ad approfondire questi aspetti anche per sviluppare un impegno, non solo nel
settore formativo, ma anche nel settore socio-politico ed economico. L’Università
del resto non può vivere chiusa in se stessa e allora, anche in questo caso, c’è un’apertura
al contesto nel quale ci si muove. (ap)