2011-01-18 08:06:37

Incognite sul rientro ad Haiti dell’ex dittatore Duvalier


Restano ancora incognite sul rientro ad Haiti dell’ex dittatore Jean-Claude Duvalier. Subentrato nel 1971 al padre Francois, Duvalier rimase al potere per 15 anni, per essere poi deposto da una rivolta popolare. Tornato in patria dopo 25 anni di esilio in Francia, ha dichiarato di voler "dare un aiuto" al proprio Paese, messo in ginocchio dal terremoto di un anno fa e dall'epidemia di colera ancora in corso. Gli Stati Uniti si sono detti ''sorpresi'' dalla notizia. Si può prevedere un tentativo di Duvalier di riconquistare il potere? Sentiamo Stefano Femminis, direttore del mensile internazionale dei Gesuiti “Popoli”, intervistato da Giada Aquilino: RealAudioMP3
R – Al momento direi che sia improbabile, anche se purtroppo la situazione - soprattutto in questo ultimo anno, dopo il terremoto, ma in generale nella storia del Paese - è talmente complicata e imprevedibile che è difficile fare ipotesi. Al momento, quello che colpisce è appunto questo ritorno di Duvalier, proprio quando doveva tenersi il secondo turno delle elezioni presidenziali e invece è stato rimandato nuovamente perché sono ancora in corso contestazioni e ulteriori conteggi, rispetto al secondo classificato dopo Mirlande Manigat. Inizialmente era stato annunciato Jude Celestin e invece sembrerebbe prevalere, al momento, Michel Martelly. C’è questa confusione istituzionale, che si aggiunge ad una situazione drammatica, dal punto di vista economico e sanitario: come sappiamo, oltre al discorso del terremoto, c’è anche l’epidemia di colera non ancora sconfitta. Quindi, tutto può accadere. Tra l’altro, il primo ministro in carica non ha trovato scandaloso questo rientro: ha fatto una dichiarazione piuttosto conciliante, in cui sostanzialmente dice che è un diritto di Duvalier, in quanto cittadino haitiano, rientrare nel suo Paese. Quindi, bisognerà capire la posizione della classe dirigente haitiana.
D. – Proprio questi ritardi nel processo elettorale e questa confusione istituzionale possono insieme generare altre tensioni?
R. – Già molte tensioni, con scontri e morti, sono avvenute subito dopo il primo turno delle elezioni presidenziali: il 28 novembre. Al momento c’è una calma superficiale. Oggi, tra l’altro, è previsto l’arrivo della presidente dell’Organizzazione degli Stati americani, che ha l’incarico di monitorare il processo elettorale e le presidenziali.
D. – Dalle testimonianze che avete raccolto, qual è il ruolo della Chiesa in queste ore?
R. – La Chiesa è parte attiva e integrante della società civile haitiana, che è una società civile ben più viva e dinamica di quello che a volte le cronache ci fanno pensare. Si immagina spesso Haiti come un Paese totalmente dipendente dall’esterno e totalmente rassegnato a questa storia fatta di disastri naturali, di corruzione e squilibri politici. Invece, la società civile haitiana è assolutamente viva, con persone - lo raccontiamo sulla nostra rivista “Popoli” - che decidono di mettere a disposizione le proprie capacità e competenze per gli altri. Da questo punto di vista la Chiesa ha fornito immediatamente un aiuto importante nella prima emergenza e anche adesso cerca, sia in termini di aiuto materiale, ma pure in termini di coscienza civile, di fare un lavoro molto difficile, complicato, di ricostruzione anche morale del Paese.(ap)










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