Algeria. Mons. Rault: indignarsi per gli attentati contro cristiani e musulmani
“Dobbiamo indignarci di fronte a qualunque attentato alla vita di persone e comunità
e renderci solidali con quanti sono preda della violenza, da qualunque parte essa
provenga e quali che siano coloro che ne sono vittime”: è quanto scrive nel bollettino
della sua diocesi del mese di gennaio mons. Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaïa,
in Algeria, commentando i recenti attentati alle comunità cristiane del Medio Oriente.
“E’ doloroso vedere che si tratta di fatti i cui autori sono fanatici musulmani, sia
in Egitto, nel Pakistan, in Iraq, in Nigeria e in altri luoghi ancora” prosegue il
presule che sottolinea come non sono soltanto i cristiani ad addolorarsi di fronte
a questi eventi, ma che “anche da parte islamica si levano voci per protestare contro
questi crimini che funestano famiglie innocenti”. Delle persone rimaste coinvolte
nelle terribili stragi, mons. Rault osserva che si tratta di persone che non avevano
commesso “alcun delitto se non quello di praticare apertamente la loro fede in un
Paese in cui il buon vicinato e la collaborazione fra credenti non è qualcosa di eccezionale”.
“Questi fatti dolorosi – sostiene il presule – alimentano un ‘anti-islamismo’ che
fa la fortuna di certi manipolatori”, ma non bisogna dimenticare anche i numerosi
musulmani e quelle comunità musulmane che spesso subiscono vessazioni dagli stessi
movimenti e le stesse intolleranze estremiste. “La morte tragica dei nostri fratelli
di Tibhirine e di 12 altri membri della comunità cristiana in Algeria – ricorda il
vescovo di Laghouat-Ghardaïa – non fa dimenticare la tragica scomparsa di 150 mila
vittime della stessa violenza durante i tristi anni del terrorismo: giornalisti, imam,
intellettuali, gente di ogni condizione. Ugualmente – considera il presule – il massacro
ingiustificabile di cristiani in altri Paesi non potrebbe occultare l’orrore che ci
racconta l’attualità pressoché quotidiana che riguarda i musulmani e altri membri
della comunità umana”. Mons. Rault rimarca inoltre che “in nessun caso tali violenze
sono da giustificare, anche se sotto pretesti di vendetta”. “'Non uccidere' non è
un comandamento facoltativo tra quelli che Dio ha dato per il credente desideroso
di considerarlo come Maestro di Vita – scrive ancora il presule –. Agli occhi di Dio
un cristiano non ha un prezzo più grande di un altro credente o di ogni altra persona
… Dio non fa discriminazioni tra i suoi figli. Ogni persona è sacra ai suoi occhi”.
Infine il vescovo di Laghouat-Ghardaïa afferma che preservare la vita umana è uno
dei più bei campi di collaborazione fra credenti e che sulla Terra “siamo tutti responsabili
gli uni degli altri” ed è questo che “può far cadere le barriere tra comunità e persone”,
“che siamo cristiani o no”. (T.C.)