Un libro per raccontare paure e speranze del popolo di Haiti ad un anno dal terremoto
Il secondo turno delle elezioni presidenziali e legislative previste per oggi ad Haiti
non avrà luogo. E’ quanto reso noto ieri sera dal Consiglio elettorale provvisorio.
Intanto, ad un anno dal terribile sisma che ha scosso l’isola caraibica, un libro
offre il punto di vista della popolazione sui problemi del dopo terremoto. Si tratta
di “Haiti: l’innocenza violata, chi sta rubando il futuro del Paese?”, edito da Infinito
Edizioni e scritto a quattro mani da Marco Bello e Alessandro De Marchi. Salvatore
Sabatino ne ha parlato con uno degli autori, Marco Bello:
R. – Curando
questa raccolta di testimonianze ci siamo accorti che, di fatto, ciò che sta succedendo
è che il governo haitiano ha completamente abdicato alle sue prerogative, mettendo
nelle mani delle comunità internazionale – in particolare degli Stati Uniti che ovviamente
sono molto influenti nell’area – le prospettive per il futuro del Paese. Nel momento
in cui si definiscono le visioni e le prospettive, quello che ci dicono gli haitiani
è che loro vorrebbero partecipare a questo processo, ma ne sono stati totalmente esclusi.
D.
– Gli haitiani insomma vogliono ricostruire il loro futuro e quello che lanciano anche
dalle pagine della vostra pubblicazione è comunque un messaggio di speranza, di voglia
di fare…
R. - Assolutamente. Bisogna dire che ad Haiti c’è una società
civile molto viva che è stata decapitata e che ha subito molte perdite e danni a causa
del terremoto. Ma è una società civile che ha fatto la storia di questo Paese, a partire
dalla comunità ecclesiale di base negli anni ’70 dai movimenti contadini ai movimenti
femministi intellettuali e si stanno organizzando per cercare di portare la loro voce
su quello che vorrebbero fosse la ricostruzione. Loro hanno molte idee, hanno visioni
per il futuro, hanno anche risorse e competenze e hanno anche molte energie e voglia
di fare. Ovviamente, è una galassia di organizzazioni che cercano di coordinarsi.
Ci sono anche organizzazioni per i diritti umani che si fanno sentire.
D.
– Ad un anno dal terremoto, Haiti è un Paese ancora in ginocchio, tutto da ricostruire,
piagato dal colera e con una situazione politica difficile. Qual è la ricetta per
fare rinascere l’isola?
R. – Quello che molti suggeriscono come società
civile è la creazione di un governo di transizione, un governo di consenso nazionale,
che possa in qualche modo dialogare con la comunità internazionale, di cui hanno sicuramente
bisogno. Però, possono anche mettere dei “paletti” e possono organizzare e strutturare
un percorso per uscire da questa crisi fondamentale. Bisogna dire che, anche prima
del terremoto, Haiti viveva una storia piuttosto travagliata.
R. – I
proventi di questo libro verranno devoluti a progetti di sviluppo per la società civile
haitiana. Avete già individuato qualche progetto che vi piacerebbe finanziare?
R.
– Sì, noi lavoriamo in collaborazione con l’Ong Cisv e col Progetto Mondo Mlal di
Verona. A noi piacerebbe appoggiare i contadini in modo tale che la produzione agricola
interna aumenti. Questo porterebbe a una miglior condizione di vita per le famiglie
e quindi, in ultima analisi, le famiglie riuscirebbero a seguire i bambini e alcune
tendenze, tra cui anche l’inurbamento, sarebbero frenati e si potrebbe andare verso
lo sviluppo. Certo, sarebbe una goccia nell’oceano: però noi pensiamo che un modo
di agire sarebbe quello di confrontarsi con amici e partner haitiani. Un percorso
potrebbe essere questo. Ecco perché sarebbe importante appoggiare la produzione agricola
all’interno del Paese. (bf)