2011-01-13 15:29:28

I vescovi del Coordinamento pro-Terra Santa: la pace in Medio Oriente, un atto di coraggio. Le parole di mons. Twal e Salam Fayyad


Libertà di movimento per i religiosi, fine del lungo negoziato tra Israele e Santa Sede, raggiungimento di una pace giusta. A chiederlo sono i presuli di Stati Uniti, Unione Europea e Canada, membri del Coordinamento delle Conferenze episcopali a favore della Chiesa della Terra Santa e dell’Assemblea dei vescovi cattolici della Terra Santa. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

I nove vescovi del Coordinamento, che stamani a Gerusalemme hanno concluso la loro visita annuale di solidarietà in Terra Santa, esprimono - in un messaggio finale - sostegno e solidarietà “a coloro che si prodigano nel trovare strade per contribuire alla pace e alla giustizia lì dove maggiore è la sfiducia, la paura, e perfino l’odio e la distruzione”. Nella nota i presuli chiedono “la conclusione del lungo negoziato tra Santa Sede e Israele per l’Accordo fondamentale” ed esprimono vicinanza a “quelle persone la cui terra è stata danneggiata o espropriata anche a causa delle costruzione del muro e a quelle che vivono in difficoltà a Gaza”. I vescovi di Usa, Unione Europea e Canada, riferendosi alla loro visita al premier palestinese, Salam Fayyad, esortano “i rispettivi leader politici ad unirsi agli sforzi di pace messi in atto da tante persone ed organizzazioni”. Nel contempo, si rivolgono a quelli di Israele e Palestina affinché “facciano scelte coraggiose verso la giustizia e la pace”.

L’impegno è quello di lavorare per “raggiungere una soluzione al conflitto che preveda due popoli e due Stati, e quindi sicurezza e riconoscimento per Israele e uno Stato indipendente e sovrano per i palestinesi. Lavoreremo per assicurare dignità e diritti per entrambi i popoli”. “Continueremo – scrivono i presuli - a parlare con diplomatici e politici dei nostri Paesi per condividere con loro le preoccupazioni delle comunità cristiani di qui, coinvolgendo anche i nostri confratelli”. I vescovi lamentano ancora “restrizioni al movimento dei religiosi che rendono sempre più difficile il loro apostolato”, “nonostante i miglioramenti nella concessione dei visti”. Preghiamo – concludono – affinché Dio benedica i popoli della Terra Santa”, incoraggiando tutti i cristiani a venirvi in pellegrinaggio.

Sugli auspici di pace per il Medio Oriente, contenuti nel documento finale dei vescovi del Coordinamento pro-Terra Santa, l’inviata della Radio Vaticana, Philippa Hitchen, ha sentito il patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal:RealAudioMP3

R. - Questi fallimenti, queste cadute e ricadute sono il nostro pane quotidiano. E’ per questo che ho chiamato la nostra Chiesa “la Chiesa del Calvario”. Allo stesso tempo, però, ho anche detto che questo Paese, questa Chiesa, questa regione è la regione delle sorprese. Speriamo quindi di avere una bella sorpresa e di riprendere il dialogo, di ridare a Gerusalemme la sua vocazione di città di pace per tutti quanti. Spero che da entrambe le parti e dalla comunità internazionale non sarà mai lasciata l’ultima parola agli estremismi, sia da una parte che dall’altra. Tocca a noi, equilibrati e moderati, prendere in mano la situazione, per quanto possibile. Io mi auguro - e l’ho detto anche nel messaggio di Natale - che l’Europa abbia un ruolo un po’ più politico e non solamente finanziario o materiale in questo negoziato. Ringrazio di cuore per tutto l’aiuto che ci viene dall’Europa e speriamo che l’anno nuovo porti novità positive. Speriamo, inoltre, che questa crisi che abbiamo vissuto in Iraq e in Egitto sia riuscito ad aprire gli occhi e a risvegliare le coscienze.

D. - Quanto influenza hanno in questa regione le problematiche dell’Egitto e l’estremismo che abbiamo visto?

R. – C’è un proverbio arabo che dice: “Non odiare una cosa odiosa dalla quale può nascere qualche cosa di buono”. E il buono che è nato dall’attentato di Alessandria è che ora c’è una maggiore coscienza tra i politici, tra i capi arabi, musulmani e cristiani sul fatto che che questo fanatismo cieco non fa bene a nessuno. Ne sono coscienti a tal punto da averci convocati ad assistere ad un incontro di due giorni in Qatar, a Doha, al quale parteciperanno rappresentanti della Lega araba e i capi religiosi - musulmani e cristiani - per discutere di Gerusalemme e di questo fanatismo. Speriamo bene... (bf)

Nel corso della loro visita, come detto, i presuli del Coordinamento hanno potuto intrattenersi a colloquio con il premier dell’Autorità nazionale palestinese, Salam Fayyad. Philippa Hitchen gli ha rivolto una domanda sull’attuale situazione che vivono in territorio palestinese le minoranze religiose:RealAudioMP3

R. – The situation in Gaza is most difficult, obviously because of the siege …
La situazione a Gaza è molto difficile: a causa dell’occupazione, ovviamente, ma anche perché per via della separazione vi sono zone su cui l’Autorità palestinese non ha controllo. Noi vogliamo continuare ad assicurare che in Palestina ci sia un ambiente libero da intimidazione e discriminazione su qualsiasi fronte. Noi abbiamo una lunga tradizione di coesistenza tra le fedi – qui il cristianesimo è nato, e lei sa quanto io ritenga importante la presenza dei cristiani in Terra Santa e quanto stiamo cercando in ogni modo di rafforzare la loro presenza e di porre la Chiesa in condizione di svolgere il proprio ministero. Credo, per quanto riguarda l’Autorità palestinese di oggi – e se Dio vorrà lo Stato di Palestina di domani – si farà in modo di rafforzare un’atmosfera di piena tolleranza e totale rispetto, perché le persone possano praticare la loro fede nell’ambito di affiliazioni, assemblee, riunioni di preghiera come cittadini a pieno titolo. Spero che la situazione a Gaza possa cambiare, sia per quanto riguarda l’occupazione che deve essere assolutamente tolta per porre fine alle sofferenze della nostra gente, ma anche per quanto riguarda la separazione, che deve finire affinché insieme possiamo costruire le fondamenta di questo Stato.(gf)







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