A Roma, veglia di preghiera per i cristiani vittime di persecuzioni e violenze promossa
dal mondo cattolico
Una Veglia di preghiera in memoria delle vittime dei recenti attentati alle comunità
cristiane in Iraq, Egitto e Nigeria e a sostegno di tutti i cristiani perseguitati,
si svolgerà questa sera, alle ore 19, nella Basilica del Sacro Cuore a Roma. A presiedere
l’incontro, organizzato da una ventina di Movimenti e Associazioni del mondo cattolico,
sarà mons. Guerino Di Tora, vescovo ausiliare della diocesi di Roma. Al microfono
di Adriana Masotti, Benedetto Coccia, presidente dell’Azione cattolica
romana, spiega come è nata l’iniziativa:
R. – Per
rispondere in qualche modo all’invito rivolto dal Papa nel Messaggio per la Giornata
mondiale della pace di quest’anno, cioè l’invito a pregare per i fratelli cristiani
che soffrono violenze, per essere vicini a loro e per ricordare le vittime di queste
violenze; vittime che proprio in quest’ultimo periodo vanno crescendo di giorno in
giorno. In particolare, come cristiani di Roma ci sentiamo partecipi della vocazione
universale della Chiesa e del nostro vescovo, il Papa, e quindi particolarmente vicini
a tutti cristiani del mondo.
D. – A promuovere la Veglia dai preghiera
sono molte Associazioni e Movimenti del mondo cattolico. E’ anche un’occasione, questa,
per vivere un momento di unità tra realtà della Chiesa che, magari in modo diverso,
lavorano quotidianamente per la pace e per il dialogo?
R. – Assolutamente
sì. E’ una sensibilità che ci accomuna tutti e si rivolge anche ai non cristiani e
alle persone di buona volontà, a tutti coloro che hanno a cuore la dignità della persona
che, nel momento in cui si vede negata la libertà religiosa, viene essa stessa negata.
D.
– Spesso, alla base dei conflitti tra appartenenti a religioni diverse ci sono anche
motivazioni politiche, interessi economici, povertà – pensiamo alla Nigeria, per esempio.
Elementi di cui, forse, bisognerebbe tener conto per prevenire queste violenze…
R.
– Sì, negare la libertà religiosa in realtà vuol dire negare uno dei principi fondamentali
della libertà di ogni uomo. Ecco perché la libertà religiosa ha anche una valenza
di civiltà politica e in qualche modo giuridica. Non a caso il Papa, nel suo Messaggio,
si rivolge anche agli Stati. Certamente, anche la precarietà economica che vede in
questo momento molti Paesi soffrire e quindi molte società in difficoltà, non fa che
acuire talvolta la difficoltà di dialogo esistenti purtroppo tra le diverse religioni
in diverse società del mondo.
D. – Sostenere i cristiani perseguitati
nel mondo, approfondire il dialogo con tutti: è importante che questi due impegni
vengano portati avanti contemporaneamente?
R. – Sì, ed è altrettanto
importante una conoscenza reciproca, perché spesso conoscere le altre religioni vuol
dire anche comprendere le altre culture e spesso vuol dire scoprire che, in realtà,
anche negli altri messaggi religiosi non c’è alcuna traccia di violenza. Questi sentimenti
di odio e di violenza spesso vengono istillati e veicolati attraverso la religione,
ma con la religione non hanno niente a che vedere.
D. – Riguardo all’impegno
per la pace e per il dialogo, che cosa sta facendo l’Azione cattolica in particolare
qui, a Roma?
R. – L’Azione cattolica da sempre dedica l’intero mese
di gennaio al tema della pace. L’Azione cattolica svolge un servizio pastorale nelle
comunità parrocchiali, soprattutto orientato alla formazione dei cristiani, e per
questo l’intero mese di gennaio è dedicato, in tutti i gruppi parrocchiali, a questo
tema. In particolare, domenica 30 gennaio si svolgerà la tradizionale carovana della
pace dei ragazzi di Acr, che terminerà a mezzogiorno con l’Angelus del Papa e il lancio
delle colombe, quale segno di speranza e di pace. Quello sarà un momento molto bello,
perché i bambini e i ragazzi testimonieranno per le vie di Roma la loro volontà e
il loro desiderio di pace e soprattutto il loro desiderio di farsi costruttori di
pace nella società. (gf)