Tunisi: la protesta arriva nella capitale. Violenti scontri tra manifestanti ed
esercito
Sembra aggravarsi la situazione in Tunisia. Violenti scontri sono scoppiati nel centro
di Tunisi tra manifestanti e ed esercito. Secondo al Jazira, cinque persone sono
state uccise. Tra le vittime anche un professore universitario. Aggredita una troupe
del Tg3 mentre seguiva le manifestazioni. Nessuna conseguenza per i due giornalisti.
La capitale è presidiata dai blindati. Nuovi disordini anche a Kasserine (Tunisia
centro-occidentale), dove la polizia ha usato lacrimogeni. Stamani, la portavoce del
capo della diplomazia Ue, Ashton, ha ribadito la sua ferma condanna per l'uso “sproporzionato”
della forza fatto dalla polizia in Tunisia. Intanto su Internet si susseguono voci
di un possibile golpe, dopo il presunto rifiuto dell'esercito di disperdere i manifestanti.
Da parte sua, il presidente tunisino, Ben Ali, ha nominato un nuovo ministro dell'Interno
e ha ordinato il rilascio di tutte le persone arrestate in seguito ai disordini degli
ultimi giorni. Lo ha detto in conferenza stampa il premier tunisino, Mohammed Ghannouci,
aggiungendo che il nuovo ministro dell'Interno è Ahmed Fraa, ex accademico e sottosegretario.
Il presidente ha anche deciso la creazione di una commissione speciale che indaghi
sulla corruzione e sui comportamenti di alcuni funzionari pubblici.
In
Algeria nuova condanna per il leader di al Qaeda nel Maghreb Per l'ennesima
volta, il leader di al Qaeda per il Maghreb islamico, Abdelmalek Droukdel, alias Abou
Moussab, è stato condannato alla pena capitale in contumacia. Insieme con lui, il
Tribunale di Boumerdes, 50 km ad est di Algeri, ha condannato a morte altri 16 terroristi
tra cui cinque emiri, accusati di “appartenenza ad un gruppo terroristico e omicidio
volontario”. Hanno partecipato, rende noto la stampa algerina, a diversi attentanti
compiuti in Cabilia, a Tizi Ouzou e Boumerdes, in particolare all'attacco del 2007
contro una caserma a Yakourene. L'emiro alla guida del braccio nordafricano di Al
Qaeda è stato già condannato a morte a più riprese da diversi tribunali algerini.
Morti
in attentato a Kabul È di almeno quattro morti e 30 feriti il bilancio provvisorio
di un attentato suicida realizzato oggi nel centro di Kabul contro un autobus che
trasportava dipendenti dei servizi di intelligence (Nds) afghani verso il loro
posto di lavoro. Lo riferisce ToloNews Tv. Secondo il corrispondente della tv araba
al Jazeera, i morti sarebbero però almeno otto e 27 i feriti. Il kamikaze, si è appreso,
è entrato in azione verso le 8 nel quartiere centrale di Serahi Alauddin, a poca distanza
dal parlamento e da altri edifici governativi. Nella provincia orientale afghana di
Kunar, il vicecapo dei servizi di intelligence è morto oggi assieme al suo
autista quando il veicolo su cui viaggiava ha urtato un rudimentale ordigno esplosivo
(Ied).
Due maestre uccise in Pakistan: bomba contro lo scuolabus Due
maestre pakistane sono state uccise da due bombe esplose al passaggio di uno scuolabus
a Peshawar, il turbolento capoluogo della provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa.
Lo riferisce la televisione Ary, precisando che la deflagrazione ha causato diversi
feriti. L'attacco è avvenuto nella strada Panjgai, ora isolata dalla polizia giunta
sul posto per gli accertamenti. Non si conosce ancora la natura dei due ordigni. Stamattina,
a Peshawar, un'altra esplosione aveva distrutto una centralina di distribuzione della
corrente elettrica. Non si sono registrate vittime.
Pakistan, uccisi militanti
da drone nel Nord Waziristan Almeno quattro sospetti militanti islamici sono
stati uccisi da un attacco lanciato da un aereo drone americano nella regione tribale
del Nord Waziristan, nel nordovest del Pakistan, dove negli ultimi mesi si sono concentrate
analoghe operazioni contro talebani e militanti di Al Qaeda. Secondo quanto riferisce
la tv Geo News, alcuni missili hanno centrato un edificio nel villaggio di Haiderkhel,
nei pressi della principale città di Miranshah vicino al confine con l'Afghanistan.
Una fonte locale ha detto che “alcune delle vittime sono straniere”. Il raid, il quinto
del nuovo anno, coincide con l'arrivo a Islamabad del vicepresidente americano, Joe
Biden, che ieri è giunto a sorpresa a Kabul per discutere con il presidente, Hamid
Karzai, del piano generale per il ritiro delle truppe statunitensi.
L’Iran
definisce i negoziati di Istanbul un'ultima chance Il prossimo round negoziale
a Istanbul sul dossier nucleare iraniano potrebbe essere "l'ultima chance" per i Paesi
occidentali: lo ha detto il rappresentante iraniano presso l'Agenzia atomica internazionale
(Aiea), Ali Asghar Soltanieh. "Potrebbe essere l'ultima chance, perchè con le barre
di combustibile prodotte in Iran, probabilmente il parlamento non consentirà al governo
di negoziare o inviare l'uranio al di fuori del Paese, e gli incontri di Istanbul
potrebbero essere l'ultima chance per l'Occidente di tornare a dialogare", ha detto
Soltanieh ai media francesi.
Referendum in Sudan: al voto più della metà
degli aventi diritto Oltre il 60% degli aventi diritto al voto nel referendum
sull'indipendenza del sud Sudan hanno espresso la loro preferenza, un dato che rende
valida la consultazione. Lo ha detto oggi un portavoce del Movimento per la liberazione
de Sud Sudan (Splm). Non c'è stata conferma di questo dato dalla Commissione che organizza
il voto. La consultazione, cominciata domenica scorsa, dura una settimana.
Tensione
nel governo libanese: ministri dell’opposizione minacciano dimissioni I ministri
dell'opposizione nel governo di unità nazionale libanese hanno minacciato di dimettersi
se non verrà accolta la loro richiesta di convocare una riunione dell'esecutivo. Motivo:
prendere una decisione sulla spinosa questione del Tribunale internazionale (Tsl),
che indaga sull'assassinio nel 2005 dell'ex premier libanese, Rafik Hariri. Da mesi,
il governo libanese è bloccato dal braccio di ferro con il movimento Hezbollah che
chiede al premier, Saad Hariri, di interrompere la collaborazione con il Tribunale
speciale per il Libano. Il Tsl ha sede in Olanda ed è presieduto dal giudice italiano,
Antonio Cassese, e prevedibilmente nelle prossime settimane dovrebbe giungere all'incriminazione
di alcuni membri dello stesso Hezbollah.
Errore dei piloti: rapporto sulla
sciagura aerea in cui è morto Lech Kaczinsky La causa principale della sciagura
aerea nella quale, il 10 aprile 2010, sono morti il presidente polacco, Lech Kaczinsky,
e 94 alti funzionari polacchi è stata un errore dei piloti. Lo rivela il rapporto
sull'incidente consegnato dal comitato intergovernativo dell'aviazione russa. In particolare,
la mancata decisione dei piloti di effettuare un atterraggio di emergenza in un altro
aeroporto, nonostante gli avvertimenti dei controllori di volo russi sulle cattive
condizioni meteo.
Scontri in Costa d’Avorio: morti 5 poliziotti Almeno
cinque agenti di polizia sono morti nei nuovi scontri scoppiati oggi a Abidjan, capitale
della Costa d'Avorio, tra i sostenitori di Laurent Gbagbo e quelli del presidente
eletto Alassane Ouattara. Lo riferiscono testimoni, precisando di aver udito forti
esplosioni e un intenso scambio di colpi d'arma da fuoco. Ieri, almeno cinque persone,
tra le quali tre poliziotti, sono rimaste uccise negli scontri tra i due gruppi rivali.
Le violenze nel Paese sono divampate dopo le elezioni del novembre scorso che hanno
sancito la vittoria di Ouattara, anche se il presidente uscente Gbagbo si è finora
rifiutato di accettare la sconfitta. Secondo i dati forniti dall'Onu, dallo scorso
dicembre i morti sono stati oltre 200.
Italia, vicenda Fiat In Italia,
è stato confermato ufficialmente che il referendum sull’accordo a Mirafiori si terrà
domani e dopodomani. Ieri, era stato ipotizzato un possibile slittamento. Si parla
del voto chiesto in relazione ai nuovi accordi di lavoro e all’ipotesi di uno spostamento
dello stabilimento. Il gruppo sindacale Fiom, unico gruppo a non aver sottoscritto
il nuovo accordo, accusa oggi i dirigenti della Fiat di incontrare i gruppi di lavoratori
per chiedere di votare "sì", mentre gli esponenti dell'azienda affermano di dover
spiegare l’accordo. In tarda mattinata, ai cancelli di Mirafiori ci sono stati forti
tensioni, urla, liti e slogan all’arrivo del leader di Sinistra Ecologia e Libertà,
Nichi Vendola, contrario al referendum. La contestazione era organizzata dai sindacalisti
della Fismic. Per una riflessione sulla questione della Fiat Mirafiori, Luca Collodi
ha intervistato Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli:
R.
- Nessuno discute del fatto che in una situazione di crisi, come quella attuale, si
possano chiedere sacrifici. Anzi, sono gli stessi lavoratori che comprendono la necessità
di andare a garantire innanzitutto il posto di lavoro.
D. - Olivero,
qualche sacrificio, però, anche come segno di esempio e di buona volontà, dovrebbe
farlo anche la stessa Fiat, con i propri manager…
R. - Esattamente.
Però, poi ci vogliono delle risposte: se alcuni aspetti, come quello certamente relativo
alle risorse dei top manager, sono aspetti per certi versi simbolici, è anche vero
che hanno una loro efficacia, poiché indicano una certa responsabilità. Il secondo
passaggio è che l’azienda deve riuscire a cambiare il modello di relazioni interne,
coinvolgendo maggiormente e dando garanzie.
D. - Quindi sarebbe giusto
che la Fiat offrisse, per così dire, una contropartita ai sindacati?
R.
- Esattamente. Marchionne non può fare le dichiarazioni che ha fatto in questi giorni,
senza che questo gli venga alquanto rinfacciato. Non può dire: “Noi ce ne andiamo
in Canada”. Non è così la questione. Il patrimonio Fiat, l’impresa Fiat non è nella
sua assoluta disponibilità. Da questo punto di vista, noi dobbiamo essere sempre più
coscienti di questo elemento: in questi anni di crisi - io penso anche al mondo cattolico
e alle grandi riflessioni che si sono avviate a seguito della Caritas in Veritate
- ci dicono che l’impresa ha un valore etico nella misura in cui è un’impresa che
si assume le proprie responsabilità nei confronti della società. E Fiat non deve fuggire
a questo: Fiat ha delle responsabilità rispetto ad una città, rispetto a un Paese
e deve, da questo punto di vista, non alzare il tono. Deve invece assumersele e trovare
le soluzioni, confrontandosi di volta in volta con quelle forze dei lavoratori, quelle
forze sindacali, che in maniera responsabile, senza demagogie, si pongono il problema
della sostenibilità. (mg)
Almeno 11 detenuti morti in un carcere nel
nord del Messico Almeno undici detenuti sono morti ieri durante scontri in
un carcere della città di Gomez Palacio, nel nord del Messico. Lo hanno detto all'Afp
le autorità giudiziarie dello Stato di Durango. Fonti penitenziarie hanno in seguito
reso noto che si è trattato di una battaglia fra detenuti. La stessa prigione era
stata al centro di uno scandalo il luglio scorso quando alcune guardie carcerarie
erano state accusate di aver liberato dei prigionieri per permettere loro di intervenire
in faide legate al narcotraffico. Secondo la Procura dello Stato di Durango, almeno
tre massacri in città vicine, con un bilancio totale di 35 morti, erano stati commessi
da detenuti del carcere di Gomez Palacio.
Ad Hanoi il Congresso quinquennale
del Partito comunista vietnamita Si è aperto stamani, ad Hanoi, il Congresso
quinquennale del Partito comunista vietnamita (Pcv), grande assise politica che ha
il compito di tracciare gli orientamenti socioeconomici dei prossimi anni nel Paese
e a designare nuovi dirigenti. Circa 1.400 rappresentanti del partito discuteranno
nell'arco di otto giorni per designare i 150 membri del Comitato centrale, che a sua
volta eleggerà i 15/18 membri dell'Ufficio politico, supremo organo del potere. Questo
"politburo" sancirà infine le nomine nei posti-chiave, decise dopo mesi di trattative.
Secondo gli osservatori, Nguyen Tan Dung, 61 anni, premier dal giugno 2006 e membro
dell'Ufficio politico dal 1997, manterrà con ogni probabilità le sue cariche. Il partito
unico, che governa dal 1954 sul Nord e dal 1975 sul Vietnam riunificato, si propone
di costruire un “moderno Paese industrializzato” entro il 2020. In questa fase, il
Paese vive una grave crisi economica causata da una forte inflazione, con una moneta
debole e un enorme deficit commerciale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta
Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LV no. 12
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica,
l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata
sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.