Sri Lanka: rapporto del vescovo di Mannar sulla riconciliazione tra tamil e cingalesi
“È importante imparare la lezione dalla nostra storia, per andare avanti e al tempo
stesso poter prevenire violenze e conflitti”: inizia così il rapporto che il vescovo
della diocesi di Mannar Rayappu Joseph, il vicario generale padre Victor Sosai e padre
Xavier Croos hanno presentato lo scorso 8 gennaio alla Lessons Learnt and Reconciliation
Commission (Llrc). I rappresentanti della diocesi parlano a nome della popolazione
tamil di Mannar, tra le più colpite durante la guerra conclusasi nel 2009. Nello studio
le tre personalità sottolineano che la Llrc , la Commissione creata dal presidente
Mahinda Rajapaksa per indagare e fare luce sugli eventi del periodo 2002-2009 , rappresenta
un’opportunità per l’intero popolo dello Sri Lanka di fare un passo verso la riconciliazione.
Per raggiungere un riavvicinamento autentico e durevole, i rappresentanti cattolici
credono sia “indispensabile affrontare le radici del conflitto e della guerra”, in
primo luogo le questioni che interessano i tamil: il riconoscimento della loro realtà
politica; la lingua; la terra; l’istruzione; la condivisione del potere politico.“Siamo
inoltre convinti che sia fondamentale, per qualunque sforzo verso la riconciliazione,
guardare al periodo precedente il febbraio del 2002, come alle radici del conflitto
e alle ragioni di una guerra che ha causato tanto dolore e distruzione. Infatti –
continua la nota dei rappresentanti cattolici – l’Ltte Liberation Tigers of Tamil
Eelam e gli altri gruppi armati tamil non sono la causa ma i risultati del conflitto.
Pur riconoscendo le colpe dell’Ltte, vogliamo sottolineare che il popolo teme più
le forze armate del governo e i servizi segreti che li ritiene responsabili di molti
dei loro mali”. Il documento reso noto dall’agenzia AsiaNews si conclude ribadendo
tre elementi chiave per la riconciliazione: riconoscimento della verità oggettiva
e totale di quanto accaduto durante il conflitto, in particolare nelle sue fasi finali;
una soluzione politica del conflitto etnico, che garantirà anche buon governo e uno
Stato di diritto, basato sulla partecipazione di tutti in un arco di tempo prestabilito;
affrontare i problemi più immediati, come l’aiuto alle persone colpite durante la
guerra. (C.P)