2011-01-12 14:10:27

Sri Lanka: rapporto del vescovo di Mannar sulla riconciliazione tra tamil e cingalesi


“È importante imparare la lezione dalla nostra storia, per andare avanti e al tempo stesso poter prevenire violenze e conflitti”: inizia così il rapporto che il vescovo della diocesi di Mannar Rayappu Joseph, il vicario generale padre Victor Sosai e padre Xavier Croos hanno presentato lo scorso 8 gennaio alla Lessons Learnt and Reconciliation Commission (Llrc). I rappresentanti della diocesi parlano a nome della popolazione tamil di Mannar, tra le più colpite durante la guerra conclusasi nel 2009. Nello studio le tre personalità sottolineano che la Llrc , la Commissione creata dal presidente Mahinda Rajapaksa per indagare e fare luce sugli eventi del periodo 2002-2009 , rappresenta un’opportunità per l’intero popolo dello Sri Lanka di fare un passo verso la riconciliazione. Per raggiungere un riavvicinamento autentico e durevole, i rappresentanti cattolici credono sia “indispensabile affrontare le radici del conflitto e della guerra”, in primo luogo le questioni che interessano i tamil: il riconoscimento della loro realtà politica; la lingua; la terra; l’istruzione; la condivisione del potere politico.“Siamo inoltre convinti che sia fondamentale, per qualunque sforzo verso la riconciliazione, guardare al periodo precedente il febbraio del 2002, come alle radici del conflitto e alle ragioni di una guerra che ha causato tanto dolore e distruzione. Infatti – continua la nota dei rappresentanti cattolici – l’Ltte Liberation Tigers of Tamil Eelam e gli altri gruppi armati tamil non sono la causa ma i risultati del conflitto. Pur riconoscendo le colpe dell’Ltte, vogliamo sottolineare che il popolo teme più le forze armate del governo e i servizi segreti che li ritiene responsabili di molti dei loro mali”. Il documento reso noto dall’agenzia AsiaNews si conclude ribadendo tre elementi chiave per la riconciliazione: riconoscimento della verità oggettiva e totale di quanto accaduto durante il conflitto, in particolare nelle sue fasi finali; una soluzione politica del conflitto etnico, che garantirà anche buon governo e uno Stato di diritto, basato sulla partecipazione di tutti in un arco di tempo prestabilito; affrontare i problemi più immediati, come l’aiuto alle persone colpite durante la guerra. (C.P)







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