Il Papa alla Messa della Solennità della Madre di Dio: guerre, volto orrendo della
storia. Le nazioni si impegnino di più per la pace
La pace è un dono di Cristo che rischia di essere soffocata dalle guerre, “il volto
orrendo della storia”. Lo ha affermato il Papa nell’omelia della Messa presieduta
questa mattina nella prima Messa dell'anno, presieduta in San Pietro nella Solennità
di Maria Santissima Madre di Dio e nel giorno della 44.ma Giornata mondiale della
pace. Benedetto XVI ha levato un appello ai responsabili delle nazioni perché si impegnino
per la pace nel mondo e per il rispetto della libertà religiosa. Di seguito, il testo
integrale dell’omelia pronunciata dal Pontefice:
Cari fratelli e sorelle!
Ancora
avvolti dal clima spirituale del Natale, nel quale abbiamo contemplato il mistero
della nascita di Cristo, oggi celebriamo con i medesimi sentimenti la Vergine Maria,
che la Chiesa venera quale Madre di Dio, in quanto ha dato carne al Figlio dell’eterno
Padre. Le letture bibliche di questa solennità pongono l’accento principalmente sul
Figlio di Dio fatto uomo e sul “nome” del Signore. La prima lettura ci presenta la
solenne benedizione che i sacerdoti pronunciavano sugli Israeliti nelle grandi feste
religiose: essa è scandita appunto dal nome del Signore, ripetuto per tre volte, come
ad esprimere la pienezza e la forza che da tale invocazione deriva. Questo testo di
benedizione liturgica, infatti, evoca la ricchezza di grazia e di pace che Dio dona
all’uomo, con una benevola disposizione nei suoi confronti, e che si manifesta con
il “risplendere” del volto divino e il “rivolgerlo” verso di noi.
La
Chiesa riascolta oggi queste parole, mentre chiede al Signore di benedire il nuovo
anno appena iniziato, nella consapevolezza che, dinanzi ai tragici eventi che segnano
la storia, dinanzi alle logiche di guerra che purtroppo non sono ancora del tutto
superate, solo Dio può toccare l’animo umano nel profondo e assicurare speranza e
pace all’umanità. E’ ormai consolidata tradizione, infatti, che il primo giorno dell’anno
la Chiesa, sparsa in tutto il mondo, elevi una corale preghiera per invocare la pace.
E’ bene iniziare un nuovo tratto di cammino ponendosi con decisione sulla via della
pace. Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani
vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi
preghiamo affinché la pace, che gli angeli hanno annunciato ai pastori la notte di
Natale, possa giungere ovunque: “super terram pax in hominibus bonae voluntatis” (Lc
2,14). Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo
e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare
in modo sempre più deciso sulla via della pace.
Nella seconda lettura,
san Paolo riassume nell’adozione filiale l’opera di salvezza compiuta da Cristo, nella
quale è come incastonata la figura di Maria. Grazie a lei il Figlio di Dio, “nato
da donna” (Gal 4,4), ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del
tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche,
che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso
assoluto: nel verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Sulla
soglia di un nuovo anno, risuona così l’invito a camminare con gioia verso la luce
del “sole che sorge dall’alto” (Lc 1,78), poiché nella prospettiva cristiana, tutto
il tempo è abitato da Dio, non c’è futuro che non sia in direzione di Cristo e non
esiste pienezza al di fuori di quella di Cristo.
Il brano del Vangelo
di oggi termina con l’imposizione del nome di Gesù, mentre Maria partecipa in silenzio,
meditando nel cuore, al mistero di questo suo Figlio, che in modo del tutto singolare
è dono di Dio. Ma la pericope evangelica che abbiamo ascoltato mette in particolare
evidenza i pastori, che se ne tornarono “glorificando e lodando Dio per tutto quello
che avevano udito e visto” (Lc 2,20). L’angelo aveva annunciato loro che nella città
di Davide, cioè Betlemme, era nato il Salvatore e che avrebbero trovato il segno:
un bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia (cfr Lc 2,11-12). Partiti in fretta,
essi avevano trovato Maria e Giuseppe e il Bambino. Notiamo come l’Evangelista parli
della maternità di Maria a partire dal Figlio, da quel “bambino avvolto in fasce”,
perché è Lui – il Verbo di Dio (Gv 1,14) – il punto di riferimento, il centro dell’evento
che si sta compiendo ed è Lui a far sì che la maternità di Maria sia qualificata come
“divina”.
Questa attenzione prevalente che le letture odierne dedicano
al “Figlio”, a Gesù, non riduce il ruolo della Madre, anzi, la colloca nella giusta
prospettiva: Maria, infatti, è vera Madre di Dio proprio in virtù della sua totale
relazione a Cristo. Pertanto, glorificando il Figlio si onora la Madre e onorando
la Madre si glorifica il Figlio. Il titolo di “Madre di Dio”, che oggi la liturgia
pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della
salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano
le riserva. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per
recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della
salvezza eterna (cfr Colletta). E Maria offre continuamente la sua mediazione al Popolo
di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori
di Betlemme. Ella, che ha dato la vita terrena al Figlio di Dio, continua a donare
agli uomini la vita divina, che è Gesù stesso e il suo Santo Spirito. Per questo viene
considerata madre di ogni uomo che nasce alla Grazia e insieme è invocata come Madre
della Chiesa. È nel nome di Maria, madre di Dio e degli uomini,
che dal 1° gennaio 1968 si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Pace.
La pace è dono di Dio, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Il Signore … ti
conceda pace” (Nm 6,26). Essa è il dono messianico per eccellenza, il primo frutto
della carità che Gesù ci ha donato, è la nostra riconciliazione e pacificazione con
Dio. La pace è anche un valore umano da realizzare sul piano sociale e politico, ma
affonda le sue radici nel mistero di Cristo (cfr Conc. Vat. II, Cost. Gaudium et spes,
77-90). In questa solenne celebrazione, in occasione della quarantaquattresima Giornata
Mondiale della Pace, sono lieto di rivolgere il mio deferente saluto agli illustri
Signori Ambasciatori presso la Santa Sede, con i migliori voti augurali per la loro
missione. Un cordiale e fraterno saluto va, poi, al mio Segretario di Stato ed agli
altri Responsabili dei Dicasteri della Curia Romana, con un particolare pensiero per
il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e i suoi collaboratori.
Desidero manifestare loro viva riconoscenza per il quotidiano impegno a favore di
una pacifica convivenza tra i popoli e della formazione sempre più solida di una coscienza
di pace nella Chiesa e nel mondo. In questa prospettiva, la comunità ecclesiale è
sempre più impegnata ad operare, secondo le indicazioni del Magistero, per offrire
un sicuro patrimonio spirituale di valori e di principi nella continua ricerca della
pace. L’ho voluto ricordare nel mio Messaggio per l’odierna
Giornata, dal titolo “Libertà religiosa, via per la pace”: “Il mondo ha bisogno
di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione
può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine
sociale e internazionale giusto e pacifico” (n. 15). Ho sottolineato, pertanto,
che “la libertà religiosa è elemento imprescindibile di uno Stato di diritto;
non la si può negare senza intaccare nel contempo tutti i diritti e le libertà fondamentali,
essendone sintesi e vertice” (n. 5). L’umanità non può
mostrarsi rassegnata alla forza negativa dell’egoismo e della violenza; non deve fare
l’abitudine a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli.
Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni,
ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare
i cristiani (cfr ibid., 1), ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere
allo sconforto e alla rassegnazione. Esorto tutti a pregare affinché giungano a buon
fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo.
Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante
dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata
dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da
vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente.
In questa celebrazione
eucaristica abbiamo davanti agli occhi, per la nostra venerazione, l’immagine della
Madonna del Sacro Monte di Viggiano, così cara alle genti della Basilicata. La Vergine
Maria ci dona il suo Figlio, ci mostra il volto del suo Figlio, Principe della Pace:
sia lei ad aiutarci a rimanere nella luce di questo volto, che brilla su di noi (cfr
Nm 6,25), per riscoprire tutta la tenerezza di Dio Padre; sia lei a sostenerci nell’invocare
lo Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra e trasformi i cuori, sciogliendo
la loro durezza davanti alla bontà disarmante del Bambino, che è nato per noi. La
Madre di Dio ci accompagni in questo nuovo anno; ottenga per noi e per il mondo intero
il desiderato dono della pace. Amen.