2011-01-12 14:25:43

Haiti. Messaggio del Papa ad un anno dal terremoto: ricostruire strutture materiali e convivenza civile


Oggi per Haiti è il giorno del ricordo. Ad un anno dal devastante terremoto che il 12 gennaio 2010 causò 250 mila morti e immani distruzioni, il cardinale Robert Sarah celebra una solenne liturgia, nella capitale Port-au- Prince sulla spianata antistante la Cattedrale distrutta dal sisma. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Ad un anno dal terremoto la situazione ad Haiti resta drammatica: sono oltre un milione le persone, di cui la metà bambini, che continuano a vivere nelle tende, mentre un’epidemia di colera ha provocato quasi 3.800 morti da ottobre. La ricostruzione appare ancora lontana. La violenza endemica. Oggi il cardinale Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, celebra la Messa davanti alle macerie della Cattedrale di Port-au-Prince portando un Messaggio del Papa, la sua benedizione e solidarietà. Benedetto XVI esprime il suo “incoraggiamento e affetto” alla popolazione haitiana, assicurando la sua preghiera, specialmente per coloro che sono morti, e offre “una parola di speranza in queste circostanze particolarmente difficili. Infatti – afferma – è il momento di ricostruire adesso, non solo le strutture materiali, ma soprattutto la convivenza civile, sociale e religiosa”. Auspica quindi “che il popolo haitiano sia il primo protagonista della sua storia attuale e del suo futuro, contando anche sull’aiuto internazionale, che – sottolinea - ha già mostrato segni di grande generosità attraverso il sostegno economico e volontari giunti da tutti i Paesi”. “Vi Affido all'intercessione di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, Patrona di Haiti – conclude il Messaggio del Papa - che sono sicuro, dall’alto del cielo, non rimane indifferente alle vostre preghiere. Che Dio benedica tutti gli haitiani!”. Proprio oggi il Papa ha nominato nuovo arcivescovo di Port-au-Prince mons. Guire Poulard, finora vescovo di Les Cayes, e il suo ausiliare, mons. Erick Toussaint, finora parroco della Cattedrale e direttore della Caritas di Port-au-Prince, entrambi impegnati in questi mesi al fianco dei più poveri tra i poveri. Ieri il cardinale Sarah aveva presieduto una Messa nel campo sfollati di Parc Acra. La sua missione, durante la quale ha portato un aiuto concreto del Papa per la ricostruzione di scuole e Chiese, si concluderà domani con l’incontro con le religiose di Maria “Paridaens” che nel terremoto hanno perso 15 consorelle. Ma sulla situazione nel Paese ascoltiamo mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap-Haïtien e presidente della Conferenza Episcopale di Haiti, al microfono di Hélène Destombes:

R. - Un an après le séisme, eh bien, c’est triste de le dire, les gens sont encore …
Un anno dopo il sisma - è triste dirlo! - la gente vive ancora nelle tende. Dopo un certo numero di riunioni - a Parigi, a Montréal, a Santo Domingo - dove sono stati promessi miliardi di dollari, a tutt’adesso non abbiamo visto niente; la gente è arrivata al limite. Oltre a tutto questo - prima il sisma, poi il ciclone Thomas - adesso si è aggiunta anche la crisi elettorale che ha provocato una grande rabbia nella gente che grida ad una voce: “Noi siamo stanchi!”. La violenza corre nelle nostre strade; per il momento, c’è una specie di tregua; si percepisce però che la gente è molto tesa. Veramente, non sappiamo cosa ci aspetta ancora!

D. - Il Paese stenta a ricostruirsi: perché?

R. - Si on regarde au niveau gouvernemental, il y devait avoir un projet de société …
Dal punto di vista governativo, sembrava che dovesse esserci un programma per la società haitiana: ne hanno parlato, hanno parlato di ricostruire Port-au-Prince, ci sono progetti un po’ ovunque. Ma sul piano concreto, non si riesce a comprendere cosa stia succedendo! Manca una leadership, manca al potere un uomo lungimirante che abbia idee chiare e chiari orientamenti su quello che dev’essere fatto. C’è un problema di fondo: ci sono un numero infinito di Ong nel Paese, sono più di 10 mila! Cosa stanno facendo? Ci chiediamo se non ne approfittino e alla fine questo denaro vada a rimpinguare i loro conti. Intanto però, l’unica vera grande vittima è il popolo haitiano, che geme nella sofferenza, nella miseria e che ancora non vede prospettive per l’avvenire.

D. - Subito dopo il terremoto, c’è stata una grande ondata di solidarietà nei riguardi di Haiti. Oggi, la comunità internazionale è ancora sufficientemente mobilitata?

R. - Je crois qu’il faut continuer a sonner cette cloche pour que personne ne s’endort …
Credo che sia necessario continuare a suonare la campana affinché nessuno si addormenti sul problema di Haiti. Abbiamo sempre più abbiamo bisogno della solidarietà internazionale per uscire da questa situazione di stallo. Haiti ha bisogno oggi di lavoro e di solidarietà per tornare a scoprire che non è il Paese povero e miserabile come viene dipinto. Haiti ha delle ricchezze, le ricchezze del suo popolo con i suoi valori che caratterizzano il suo stile di vita: l’accoglienza, la condivisione, la comprensione. Servono però le strutture, serve l’accompagnamento ed è proprio su questo che noi come Chiesa stiamo lavorando, per realizzare appunto questo “accompagnamento” del popolo di Dio.

D. – E quale potrà essere il ruolo della Chiesa?

R. - Ce d’accompagner le peuple. …
Quello di accompagnare il suo popolo e per fare questo bisogna rimettere in piedi le parrocchie, la cattedrale, il Seminario maggiore ... tutto questo rientra in un piano d’azione che stiamo pianificando per aiutare veramente questo popolo a stare in piedi. Ora, per esempio, c’è il colera: la Chiesa è presente, attraverso i dispensari, gli ospedali e si impegna ad accompagnare le persone e ad aiutarle a superare questa ulteriore crisi per potere almeno gustare la vita, oggi, ad Haiti! (gf)

Per un bilancio ascoltiamo l’ambasciatore haitiano presso la Santa Sede, Carl-Henri Guiteau, al microfono di Hélène Destombes:RealAudioMP3

R. - C’est difficile de faire un bilan…
E’ difficile riuscire a fare un bilancio un anno dopo una catastrofe di tali proporzioni. E’ necessario anzitutto sottolineare la resistenza straordinaria del popolo haitiano, che malgrado sia ancora in mezzo alle macerie e nelle tende dà un senso alla vita. Questo è un popolo che ha sofferto molto nella sua storia ma che ha imparato a sorridere, a vivere. Tuttavia c’è un limite a questa capacità di adattamento. Bisogna anche sottolineare che l’aiuto umanitario è stato essenziale ed è arrivato da tutti i Paesi del mondo, permettendo di ridare speranza tante persone. Ora, a livello della ricostruzione - bisogna dirlo francamente – la situazione è penosa: ci sono state molte promesse, ma non abbiamo visto ancora segni reali di ricostruzione. Abbiamo la sensazione che non sia stato fatto molto in tale direzione.

D. – Ora, dopo il terremoto, c’è anche una drammatica epidemia di colera: quali sono oggi i segni di speranza nel Paese?

R. - Il faut dire que le peuple haïtien n’a pas d’autres…
Bisogna dire che il popolo haitiano non ha altra scelta se non quella di sperare. Quello che è importante oggi è che la comunità internazionale e la Chiesa cattolica alimentino questa speranza, affinché questa speranza possa essere uno strumento di cambiamento che il popolo attende.

D. – Oggi pomeriggio il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone celebra una Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore per commemorare le vittime del sisma insieme al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e altre autorità …

R. - Est importante pour le peuple haïtien…E’ importante per il popolo haitiano che la comunità haitiana presente a Roma, la Santa Sede e il Corpo Diplomatico presso la Santa Sede e presso il Quirinale partecipino insieme ad una celebrazione per ricordare il primo anniversario di questo terremoto. Si è trattato di un evento talmente drammatico e tragico che è importante evidenziare questa data, che sarà l’occasione per riaffermare la solidarietà, della quale Haiti ha oggi immenso bisogno per avviare la sua ricostruzione. (mg)







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