Terra Santa. Nozze tardive e pochi figli: così calano i cristiani in Israele
Il calo dei cristiani in Israele? Più colpa della bassa natalità delle famiglie, che
non dell’emigrazione. È quanto risulta dal rapporto di fine anno dell’Ufficio nazionale
di statistica, che cerca di fotografare la complessa realtà israeliana. Per gli esperti
di questo Centro studi si legge nel sito , i cristiani in Israele sarebbero 153 mila,
il 2% su una popolazione totale di 7 milioni e 200 mila. Una cifra che non comprende
però gli immigrati, preti, suore e religiosi stranieri residenti in Israele. Secondo
l’Ufficio di statistica, la maggior parte dei cristiani d’Israele è di lingua e cultura
araba. Il 20%, circa 28 mila, appartiene a quella fascia di immigrazione proveniente
dal blocco dell’ex-Urss e arrivata nel Paese nei primi anni '90 del secolo scorso.
Molti di questi cristiani sono di origine ebraica o hanno legami di parentela con
ebrei (condizione che ha permesso loro di usufruire in molti casi della Legge del
ritorno e di accedere alla cittadinanza). Contrariamente a quanto sostenuto dalla
stampa internazionale, la ragione primaria del calo dei cristiani di Terra Santa non
è dovuta solo a ragioni politiche ed economiche, quanto piuttosto a ragioni demografiche:
le coppie cristiane di sposano relativamente tardi (attorno ai trent’anni) e le donne
fanno meno figli (2,2 di media). Molto più alta la natalità delle donne musulmane:
3,7 figli. Le donne ebree mettono al mondo in media 3 figli a testa. Interessante
anche la statistica dei maggiori centri cristiani: Nazareth con 23 mila cristiani
guida la classifica; seguono Haifa con 13.700, Gerusalemme con 11.500 e Shefaram,
in Galilea, con 9.200. (L.Z.)