Il cardinale Koch: l'80% dei credenti perseguitati sono cristiani
“La missione della Chiesa non avviene oggi attraverso campagne pubblicitarie rivolte
al consumo, né attraverso una disseminazione di documenti cartacei e neppure attraverso
i mass media. Il mezzo decisivo attraverso cui Dio risplende nel mondo siamo noi stessi,
cristiani battezzati, che viviamo in maniera credibile la nostra fede e così facendo
diamo al Vangelo un volto personale”. Lo ha sottolineato – riferisce l’agenzia Sir
- il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità
dei cristiani, nella Messa celebrata - domenica scorsa a Roma, in occasione della
Giornata mondiale della pace 2011 - nella chiesa di Santa Caterina da Siena in Magnanapoli,
sede principale dell’Ordinariato militare. Per “rendere una tale testimonianza – ha
sollecitato il porporato - noi cristiani dobbiamo impegnarci con determinazione a
favore della libertà religiosa. Questo diritto è infatti profondamente radicato nella
dignità della persona”. “La fede cristiana – ha aggiunto - è attualmente la religione
più perseguitata nel mondo. Soltanto nel 2008, dei 2,2 miliardi di cristiani nel mondo,
230 milioni sono stati vittima, a causa della loro fede, di discriminazioni, soprusi,
a volte violente ostilità e perfino vere e proprie persecuzioni. Ciò significa che
l’80% delle persone che vengono perseguitate oggi a causa della loro fede sono cristiani”.
“Il ricordo nella preghiera dei cristiani perseguitati – ha sottolineato ancora il
cardinale Koch - può anche approfondire la nostra responsabilità ecumenica. Infatti,
tutte le comunità cristiane hanno i loro martiri. Nonostante il dramma delle divisioni
tra le Chiese, questi saldi testimoni della fede hanno mostrato che Dio stesso mantiene
tra i battezzati la comunione ad un livello più profondo tramite una fede testimoniata
con il sacrificio supremo della vita”. In questa dimensione martirologica dell’ecumenismo
“va rintracciata l’anima della spiritualità ecumenica, oggi così necessaria: mentre
noi, come cristiani e come chiese, viviamo su questa Terra in una comunione imperfetta,
i martiri nella gloria celeste si trovano fin da ora in una comunione piena e perfetta”.
“Il sangue dei martiri del nostro tempo – è stato l’auspicio finale - diventi un giorno
seme di unità piena del Corpo di Cristo, unità che è già fondata nel battesimo”. Vivere
come cristiani e come Chiesa “significa vivere da battezzati. Infatti, il battesimo
è l’arcobaleno di Dio sulla nostra vita, la promessa del suo grande Sì, la porta della
speranza e il segnavia che ci mostra cosa significa vivere da cristiani”. Nel saluto
al cardinale Koch l’Ordinario militare Vincenzo Pelvi ha sostenuto che la libertà
religiosa è “la libertà delle libertà”, senza di essa “ogni altra libertà non solo
non è possibile, ma non è neppure vera”. (R.G.)