2011-01-10 15:34:29

Vescovi europei e Usa a Gerusalemme: più solidarietà per i cristiani in Medio Oriente


Prosegue il viaggio in Terra Santa del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali di Europa e Nord America, nei luoghi di Gesù per la loro annuale missione di sostegno alla comunità cristiana locale. Dopo le tappe di Betlemme, Gerico, Nablus e sul fiume Giordano, oggi i vescovi sono giunti a Gerusalemme. Qui, il patriarca latino Fouad Twal ha affermato – riferisce il Sir - che la minoranza cristiana è preoccupata “per i due estremismi, quello islamico con i suoi attacchi contro le chiese e i fedeli, e quello della destra israeliana che invade sempre di più Gerusalemme cercando di trasformarla in una città solo ebraica, escludendo le altre fedi”. “La nostra gente – ha proseguito – ha bisogno di passi concreti nel campo della giustizia, della pace e della dignità, ha bisogno di essere maggiormente coinvolta. Ormai non crede più alle parole di tante personalità”. Partecipa alla visita del gruppo di Coordinamento anche mons. Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell, in Spagna, e coprincipe di Andorra. Sergio Centofanti lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – E’ molto importante dare appoggio a queste piccole Chiese. Quest’anno la sfida è più ecumenica degli altri anni. Gli ortodossi hanno cominciato le celebrazioni del Natale; oggi siamo andati tutti a portare le nostre felicitazioni al Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme e a tutti i rappresentanti delle altre Chiese che sono presenti in Terra Santa.

D. – Quale situazione avete trovato? Come stanno i cristiani in Terra Santa?

R. – Sono sotto shock per le violenze anticristiane a Baghdad e in Iraq in generale, e poi in particolare per quelle nella Chiesa copta di Alessandria in Egitto. Siamo preoccupati per loro, per la situazione dei cristiani che si trovano in minoranza negli Stati del Medio Oriente. Abbiamo, però, trovato anche tanta speranza: la gente è coraggiosa ed è molto consapevole di quello che deve fare, e cioè: restare qua. In molti sono preoccupati per le difficoltà della vita quotidiana, per la mancanza di lavoro: sono problemi molto concreti e drammatici. Ma ciò nonostante, conservano la speranza. Vogliamo condividere questa speranza con loro, perché quando la fede si confronta anche con il martirio diviene più forte, diviene più grande. Questa è l’esperienza che questi cristiani, nostri fratelli e sorelle, condividono con tutti noi, cristiani d'Occidente, che siamo più stanchi…

D. – Le comunità cristiane della Terra Santa sentono la solidarietà della Chiesa universale o si sentono abbandonate?

R. – Pensano che si debba fare di più. Mi dicono che ora ci sono tanti pellegrini, che i pellegrinaggi sono aumentati, e che arriva anche la solidarietà, ma si può sempre fare di più; dobbiamo sempre avere un pensiero, una preghiera, una comunione grande con la Chiesa madre di Gerusalemme e con i cristiani che sono in minoranza in questi Paesi a maggioranza musulmana: specialmente con loro! Non si sentono abbandonati, ma desiderano che questa comunione si esprima di più e più fortemente. Dobbiamo fare degli sforzi non solo di solidarietà, ma anche nel parlare della loro situazione agli altri Paesi e a tutte le autorità, chiedendo di lavorare per la libertà religiosa in ogni Paese del mondo, specialmente laddove le minoranze devono essere rispettate dagli Stati, dalle autorità e da tutti gli uomini e le donne di buona volontà. (ap)







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