2011-01-08 15:07:51

Storico referendum in Sudan per l'autodeterminazione del Sud


A poche ore dal referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan, cresce la tensione nei territori meridionali del più grande Paese africano. Sei ribelli anti-secessionisti sono morti oggi negli scontri con la milizia divenuta di fatto esercito del Sud. Intanto tutti gli analisti danno per scontato il trionfo dei “Sì” all’indipendenza. Ma al di là del risultato restano molte le incognite e i problemi da risolvere per evitare nuovi contrasti tra il Nord del Sudan, a maggioranza arabo-musulmana, e il Sud abitato in prevalenza da cristiani e seguaci delle religioni tradizionali. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Domani quattro milioni di abitanti delle regioni meridionali del Sudan saranno chiamati ad esprimersi su un’eventuale secessione da Khartoum e sulla formazione di un nuovo Stato autonomo. La consultazione referendaria è l'epilogo di un’aspirazione all’autodeterminazione che le popolazioni del Sud coltivano fin da prima dell’indipendenza dalla corona britannica nel 1956, quando il potere fu raccolto dall’elite arabo-musulmana dei territori settentrionali. Da quel momento, iniziò la più lunga guerra civile post-coloniale del continente. Le due fasi più cruente del conflitto – fra il 1955 e il ’72 e fra il 1983 e il 2005 – hanno lasciato sul terreno oltre due milioni di morti e più di 4 milioni tra sfollati e profughi. Cinquant’anni di ostilità cessate con l’accordo di pace firmato nel 2005 a Nairobi che ha riconosciuto il governo autonomo del Sudan meridionale, con la previsione di un referendum sull’indipendenza della regione entro il 2010. Ma le urne domani si apriranno sullo sfondo di numerose questioni irrisolte sulla coesistenza tra i due futuri Stati. Prima fra tutte, quella legata allo sfruttamento dei grandi giacimenti petroliferi del Sud, attualmente suddiviso in base agli accordi del 2005. Non meno importante la delimitazione delle frontiere e l’attribuzione della cittadinanza dei rifugiati. A tutto questo si aggiunge la cronica mancanza di infrastrutture che renderebbe il Sud uno dei Paesi più poveri del mondo. Il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir, accusato nel 2009 di crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell’Aja, esprime oggi tutto il suo scetticismo sul futuro del Sud Sudan indipendente, dicendosi preoccupato per la possibile situazione di instabilità che potrebbe seguire il voto. Grande entusiasmo, invece, da parte di Salva Kiir, il cattolico leader dei sudisti, che continua a lanciare appelli alla partecipazione al referendum.

Il referendum sull’indipendenza del sud del Sudan vede i riflettori puntati di tutta la comunità internazionale. Per un commento sull’importanza di questo evento Stefano Leszczynski ha intervistato Angelo Turco, analista di dinamiche internazionali in Africa e docente presso l’Università dell’Aquila:RealAudioMP3

R. - Intanto registriamo qualche buon segnale per lo svolgimento pacifico del referendum. A Washington ci si dice ottimisti. La Cina ha detto che i suoi osservatori saranno presenti. L’Egitto e la Libia si sono dichiarati attenti allo svolgimento corretto del referendum. La visita di Al Bashir nei giorni scorsi a Juba è un segnale importante del fatto che, almeno nella fase dello svolgimento del referendum, dovrebbe essere acquisita una dinamica di non violenza. Per il resto, il processo è estremamente complesso.

D. – Il fatto che nel Sud Sudan si trovano ingenti risorse petrolifere potrà essere un problema in caso di distacco?

R. - Potrà essere un problema. Il fatto è che la gestione del post referendum è demandata al memorandum di Macallè dello scorso anno, che prevede per l’appunto la negoziazione post referendaria di quattro elementi fondamentali tra Nord Sudan e Sud Sudan, vale a dire la cittadinanza, la sicurezza, le relazioni internazionali e le risorse: risorse economiche, risorse finanziarie e soprattutto risorse naturali.

D. - Da un punto di vista politico internazionale, questo inusuale "savoir faire" politico di Al Bashir, potrebbe essere visto come un’occasione di ricostruire una rispettabilità politica a livello internazionale?

R. - Certamente la strategia di Al Bashir è complessa, l’elemento di un recupero di rispettabilità entra certamente in ballo. (ma)







All the contents on this site are copyrighted ©.