Proteste in Algeria per il carovita: almeno tre morti. La testimonianza di un missionario
dei Padri Bianchi
Alta tensione in Algeria per i rincari dei prezzi di generi alimentari. Secondo fonti
di stampa, almeno tre manifestanti sono rimasti uccisi durante le proteste che da
mercoledì scorso stanno paralizzando diverse zone del Paese. Numerosi i poliziotti
feriti. Il servizio da Algeri di Amina Belkassem:
Si aggrava
di ora in ora il bilancio delle proteste esplose mercoledì in Algeria: almeno tre
manifestanti sono stati uccisi in diverse zone del Paese maghrebino; due giovani,
uno di 18 anni, sono morti a M'sila, in seguito ad alcuni colpi di arma
da fuoco probabilmente sparati da un agente; un uomo di 32 anni è deceduto invece
nell’Ovest, a Bou Smail. Nessuna conferma ufficiale ancora è arrivata
dalle autorità, mentre un primo bilancio del ministro dell’Interno, Ould Kablia,
negli scontri parla di 150 agenti di polizia feriti. Scuole, uffici postali, edifici
pubblici, commissariati, fabbriche e negozi sono stati danneggiati negli ultimi giorni.
Anche ieri giovani e giovanissimi sono scesi per le strade di diverse città da Orano,
nell’Ovest, ad Annaba, fino all’oasi di Biskra, passando per la "ribelle"
Cabilia e la capitale. Il quartiere centrale di Algeri, Belcourt, è
stato teatro fino a tarda notte di una violenta guerriglia. Questa mattina regna la
calma, anche se si parla di manifestanti pronti a riprendere le proteste nel pomeriggio.
In giornata, inoltre, è atteso un Consiglio interministeriale convocato d’urgenza,
proprio per tentare di frenare l’impennata dei prezzi di prodotti alimentari di largo
consumo, all’origine delle proteste.
E sulle cause all’origine di violenze
e scontri ascoltiamo al microfono di Charles-François Brejon
un missionario in Algeria dei Padri Bianchi che, per motivi di sicurezza, ha chiesto
di mantenere l’anonimato:
R. – Les
causes des ces manifestations sont d’ordre surtout economique. … Le ragioni
di queste manifestazioni di protesta sono d’ordine sostanzialmente di tipo economico.
Da anni il dinaro algerino è soggetto ad una forte inflazione – l’8-9 per cento annuo
– mentre gli stipendi non aumentano nella stessa misura. In realtà, gli stipendi sono
stati aumentati ogni anno, ma non oltre il 4-5 per cento, e questo fa sì che poco
a poco il potere d’acquisto degli algerini diminuisca. I prodotti di base diventano
sempre più cari: ultimamente, è aumentato tanto il prezzo del pane e del latte. La
gente non ne può più …
D. – Chi partecipa alle proteste?
R.
– Ce sont toujours les jeunes, parce-que quand on est marié, on a des enfants, … Sono
sempre i giovani, e tra questi molti sono sposati, hanno figli e non riescono a mantenere
la famiglia. Ci sono poi gli studenti universitari e dei licei. Ci sono analogie con
le proteste del 1988: anche allora, i giovani sono scesi in strada chiedendo lavoro,
casa e sostentamento. E’ un po’ la stessa cosa, oggi.
D. – Perché questo
movimento ha coinvolto tutta l’Algeria?
R. – Il y a plusieurs endroits,
et ça fait longtemps qu’il y a des émeutes par ci, … Ci sono diversi ambiti,
e poi è da tempo ormai che ogni tanto scoppia una rivolta in qualche località. Questo
succede anche perché il sistema democratico non è sempre sufficientemente aperto.
Queste rivolte, dunque, si manifestano un po’ ovunque perché i giovani non riescono
a farsi sentire. Allora scendono in strada, bloccano le strade, le autostrade, poi
il tutto rientra ma dopo ricomincia daccapo.
D. – Come hanno reagito
le forze dell’ordine in queste manifestazioni?
R. – Comme dans toutes
les manifestations dans le monde entier. La répression … Come in tutte le
manifestazioni in tutto il mondo. La repressione è sempre un po’ brutale; all’inizio,
si cerca di trattare, di parlare con i giovani. In questo momento, la situazione è
stranamente calma in città; sono stati sospesi gli incontri di calcio per evitare
le masse di giovani che vanno allo stadio dove potrebbero portare il loro risentimento
e la tensione potrebbe crescere. Quindi, tutte le partite sono state sospese ma, come
ho detto, in questo momento regna una strana calma in città, almeno qui, ad Algeri.
(gf)