La Chiesa italiana vicina ai copti in questo Natale di sofferenza
La Chiesa italiana si stringe con particolare affetto intorno alla comunità copta
che celebra il Natale in un momento di grande prova. Ieri, nella Solennità dell’Epifania,
nelle chiese italiane si è pregato per le vittime del terribile attentato del 31 dicembre
scorso alla cattedrale di Alessandria d’Egitto. L’arcivescovo di Torino, mons. Cesare
Nosiglia, ha partecipato alla celebrazione del Natale copto nel capoluogo piemontese.
Dal canto suo, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha levato un pressante
appello affinché si ponga fine alle violenze anticristiane. Il presidente della Cei
ha inoltre affermato che i cristiani sono perseguitati perché parlano di dignità e
di uguaglianza per ogni persona. Al microfono di Alessandro Gisotti, il vescovo
di Pistoia e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo, mons. Mansueto
Bianchi, esprime solidarietà ai fedeli copti:
R. – Quello
che è successo ad Alessandria d’Egitto nei confronti dei copti è un evento che ha
lasciato sconcertata e addoloratissima non solo l’intera comunità civile, ma anche
le comunità cristiane. Ho visto il modo di reagire della gente nelle parrocchie: è
stato veramente colmo di dolore, di sdegno, di partecipazione e di preghiera nei confronti
di questi fratelli che sono stati aggrediti a motivo della loro identità e della loro
fede.
D. – Il cardinale Bagnasco ha chiesto con forza alle istituzioni,
in particolare alle istituzioni europee, di adoperarsi per la difesa dei cristiani.
Non bastano i comunicati stampa…
R. – Certamente. Il cardinale Bagnasco
credo che abbia messo – per così dire – il dito nella piaga, perché in Occidente c’è
un atteggiamento pervasivo di disinteresse o la tendenza a sottrarsi, a ritirarsi
rispetto alle espressioni e le ricadute sociali dell’esperienza cristiana e dell’esperienza
religiosa in generale. Chiedere la difesa della libertà religiosa significa chiedere
la difesa di un diritto fondamentale dell’uomo, anzi, di un diritto sorgivo che è
a sua volta fonte, motivazione, senso di molti altri diritti e di molti altri spazi
di libertà!
D. – Il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della
pace di quest’anno sottolinea profeticamente e drammaticamente l’urgenza del rispetto
della libertà religiosa. Benedetto XVI lo chiede per tutti, non solo per i cristiani…
R.
– Benedetto XVI lo chiede per tutti: lo chiede per l’esperienza religiosa, per l’esperienza
di fede di ogni persona, di ogni uomo. Quindi, è una richiesta a 360 gradi che in
questo senso coglie una dimensione della persona e non specificamente o esclusivamente
la dimensione o l’espressione cristiana. Ovviamente, il Santo Padre nota – ed è questo
un dato oggettivo – che purtroppo, oggi i cristiani sono quelli maggiormente aggrediti,
e quindi anche quelli maggiormente perseguitati e quindi ancora quelli che portano
in maniera maggiore il peso di questa esclusione e della coercizione di questo diritto.
D.
– Il sangue dei martiri – affermava Tertulliano – è seme di nuovi cristiani. La strage
di Alessandria d’Egitto ci ricorda drammaticamente, ci va vivere oggi questa realtà…
R.
– Credo che l’esperienza che stanno vivendo queste comunità cristiane e che è, al
momento, estremamente dolorosa, terrorizzante, in realtà diventa poi “promuovente”
dell’immagine del cristianesimo e ne fa un’esperienza, una dimensione della vita che
vale la vita e per la quale merita impegnare e giocare l’esistenza! (gf)