2011-01-06 14:22:28

Imminente il referendum sull’autodeterminazione del Sud Sudan


Mancano praticamente ormai poche ore allo storico referendum che deciderà le sorti del Sud Sudan. Le urne, presso le quali si recheranno gli aventi diritto al voto per esprimersi sulla separazione della regione da Karthoum, saranno aperte dal 9 al 15 gennaio prossimi, mentre i risultati saranno resi noti entro 30 giorni dalla chiusura dei seggi. La consultazione è stata prevista dall’Accordo globale di pace, che, nell’aprile 2005, mise fine alla lunga e sanguinosa guerra civile, che dal 1956, con fasi alterne, ha contrapposto il Nord al Sud. Sulla speranza che con il referendum si apra per l’intero Sudan un periodo di stabilità e progresso, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Franco Moretti, direttore della rivista dei comboniani, Nigrizia:RealAudioMP3

R. – Tutti lo sperano, non si può andare avanti con la più grande nazione africana sempre contrassegnata da scontri, guerre. E’ ora che i sud-sudanesi abbiano il diritto e la possibilità di esprimersi sul proprio futuro, nella speranza che Khartoum accetti il responso. Resta il fatto che i sud sudanesi sono al 99,9 per cento decisi a votare 'sì' per la secessione.

D. – Quali sono le differenze tra il Sud e il Nord del Sudan che giustificano l’esistenza di due Stati diversi?

R. – Chi va oggi a Khartoum si accorge che questa capitale è un cantiere aperto: strade nuove, l’aeroporto che si sta ampliando, nuovi ponti … Tutto questo boom è finanziato dal petrolio che - guarda caso - per l’80 per cento proviene dal Sud. Chi invece visita la capitale sud-sudanese Juba, si accorge che la differenza è abissale. Il Sud Sudan è ancora il tipico Stato del Terzo mondo. Una situazione del genere spinge ogni sud-sudanese a dire: perché una nazione con tali risorse è costretta a vivere in una situazione del genere?

D. – Differenze religiose profonde anche tra Nord e Sud?

R. – Esatto. Ricordiamoci che ci sono state tre guerre civili. Uno dei motivi era proprio il fatto che il Sud Sudan è abitato da cristiani o seguaci delle religioni tradizionali, mentre il Nord è uno Stato islamico, se non islamista. Khartoum ha sempre voluto imporre al Sud la Sharìa, la legge islamica, e questo ha sempre dato fastidio. Ci sono state persecuzioni, ingiustizie indescrivibili e, quindi, è ora di smetterla. La speranza è che questa data rappresenti davvero una svolta.

D. – La probabile secessione del Sud nei confronti di Khartoum vorrà dire poi realmente "pace"?

R. – Ricordiamoci che il Sud Sudan è un mosaico di gruppi etnici non ancora pacificati. Qualcuno prevede una possibile “somalizzazione” del Sud Sudan: cioè, che a un certo punto, una volta ottenuta l’indipendenza, i vari gruppi comincino a lottare l’uno contro l’altro. Altri invece pensano che potrebbero trovare un accordo: una volta che la situazione economica migliorerà anche i vecchi attriti, i vecchi odi tribali potrebbero assopirsi un po’, se non addirittura sparire. (bf)







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