Musulmani, cristiani ed ebrei condannano l'attentato di Alessandria d'Egitto: nessuna
fede può essere invocata per giustificare la violenza
Roma, 3 gennaio 2011 (L’Osservatore Romano) «Rigettiamo ogni forma di terrorismo,
come viene rigettata dalla religione islamica, e invitiamo alla tolleranza e al rispetto
reciproco tra le diverse civiltà e fedi, e in particolare alla salvaguardia della
sacralità della vita»: sono parole contenute in una lettera scritta dal re del Marocco,
Mohammed vi, guida spirituale del Paese, al presidente della Repubblica egiziana Hosni
Mubarak. Vi si legge lo sdegno, la preoccupazione e la condanna per l'attentato terroristico
che, nella notte del 31 dicembre, ha colpito la chiesa copta ortodossa di Alessandria.
Una condanna unanime, che unisce cristiani, ebrei, musulmani. Ma è proprio dal mondo
islamico che viene forse espresso il cordoglio più sentito, la consapevolezza che
la violenza originata dall'odio religioso sta oltrepassando il limite. «È un’aggressione
criminale, indipendentemente da chi l’ha provocata, da condannare con i termini più
duri e incisivi, non essendo giustificato da qualsiasi motivo — afferma la Federazione
delle organizzazioni islamiche in Europa (Fioe) — uccidere persone innocenti, violare
la sacralità dei luoghi di culto e terrorizzare la gente». La Fioe ricorda che «l’islam,
con i suoi principi e valori, vieta e condanna questi atti», e invita il popolo egiziano,
cristiani e musulmani, a esprimere «lo spirito dell’unità e della solidarietà tra
tutti i suoi componenti, difendendo e consolidando i legami della civile convivenza
e della concordia nazionale, conservando lo spirito del dialogo e dei buoni rapporti
tra tutti». Anche il gran muftì dell’Egitto, lo sceicco Ali Gomaa, ha chiesto a
tutti i cittadini di mantenere il loro sangue freddo, per spegnere gli scontri confessionali
seguiti al sanguinoso attentato. In un comunicato, il mufti ha condannato l’attacco
contro la chiesa copta ortodossa e ha chiesto agli egiziani di serrare le fila, di
fronte a quelli che mettono in pericolo l’unità del Paese. Un invito condiviso dal
nunzio apostolico in Egitto, arcivescovo Michael Louis Fitzgerald, per il quale adesso
occorre «non mettersi gli uni contro gli altri ma lavorare per l'unità nazionale»,
con l'augurio che il 7 gennaio i copti ortodossi possano celebrare il Natale nella
tranquillità e nella pace. «Orrore e dolore: questi i sentimenti provocati dalla
notizia del massacro avvenuto ad Alessandria d’Egitto»: lo scrive l’Unione delle comunità
islamiche in Italia (Ucoii) in una nota nella quale si afferma che «nessuna fede,
credenza o ideologia potrà mai essere invocata per giustificare o anche solo spiegare
le motivazioni aberranti che hanno condotto a un atto tanto efferato che, in tutta
evidenza, è stato programmato e perpetrato per minare la plurisecolare convivenza
tra musulmani e cristiani, componenti storiche di quel Paese». L'Ucoii ricorda che
«la sacralità della vita, dei religiosi e dei luoghi di culto sono state sempre componenti
essenziali e riconosciute del diritto islamico». Il Consiglio ecumenico delle Chiese
parla di un «terribile attacco contro fedeli innocenti» e si appella al presidente
egiziano Mubarak, ai leader religiosi e ai governi della regione affinché agiscano
«con rapidità e decisione per tutelare i diritti fondamentali dei credenti di tutte
le fedi». Il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo
Bagnasco, a margine della messa celebrata sabato pomeriggio a Genova in occasione
della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, ha dichiarato che «sono molti i
segni che purtroppo sembrano ostacolare, e ostacolano, il cammino della pace nel mondo».
Tuttavia, «come ricorda il Santo Padre nel suo ultimo messaggio, non possiamo mai
rassegnarci e quindi rimanere passivi di fronte alle difficoltà e agli ostacoli».
Il giorno prima, il cardinale Bagnasco aveva affrontato il tema della libertà religiosa
nel discorso pronunciato per il Te Deum di ringraziamento: è «un valore primo dell'uomo
senza il quale ogni altra libertà è a repentaglio», ha detto il porporato, valore
che «fa parte del nucleo essenziale dei diritti umani senza il quale nessuno è veramente
se stesso e una società non è umana» perché «tocca ciò che di più intimo sta nella
coscienza», ossia «poter scegliere e manifestare in pubblico il proprio orientamento
di fondo, di poter scegliere e manifestare la visione complessiva che riguarda l'uomo,
e quindi se stesso, la vita, il mondo». Il primate della Comunione anglicana, Rowan
Williams, ha assicurato preghiere e costante sostegno ai cristiani in Egitto e si
è detto fiducioso che «la maggioranza schiacciante del popolo egiziano si associ alla
condanna di quest'atto e di atti simili». Secondo il Patriarca di Mosca e di tutte
le Russie, Cirillo, il reale disegno di coloro che usano le differenze confessionali
per i loro propositi terroristici «non ha niente a che fare con la religione e punta
solo a raggiungere obiettivi politici». E per l'Assemblea dei vescovi ortodossi di
Francia, «al di là della ferita cristiana, è il modello stesso di coesistenza pacifica
tra persone e comunità di religioni differenti ad essere in pericolo» Per questo,
«tutte le forze vive, cristiane e musulmane, di queste nazioni, sono invitate oggi
a reagire insieme». Ferma la condanna della comunità ebraica di Roma. Il presidente
Riccardo Pacifici e il rabbino capo Riccardo Di Segni hanno detto che le notizie giunte
da Alessandria d’Egitto «ci impongono a non rimanere indifferenti di fronte a una
tragedia che colpisce i cristiani in Paesi che vanno dal Sudan alla Nigeria, dall’Iraq
e fino a Gaza», sottolineando la preoccupazione per «le atroci condizioni» nelle quali
«alcune comunità cristiane nel mondo sono costrette a vivere».