I vescovi svizzeri: no alla soppressione della norma contro l’incesto
“L’incesto è un attacco contro la famiglia e l’ordine sociale e non può essere ritenuto
un reato sessuale come un altro”. E’ quanto ribadisce la Conferenza episcopale svizzera
(Ces) che ha rigettato la proposta di soppressione dell’art. 213 del codice penale
svizzero, che punisce l’incesto, avanzata da alcuni esponenti politici. La posizione
della Ces è contenuta nella risposta alla consultazione sulla legge federale di armonizzazione
delle sanzioni del Codice penale, del Codice penale militare e del diritto penale
accessorio. La proposta, presentata come abrogazione di una disposizione che avrebbe
per i firmatari solo un significato marginale, secondo i vescovi svizzeri è da considerare
invece come un “atto grave che minaccia l'ordine sociale”. La soppressione dell’art.
213 viene inoltre giustificata mostrando che le minacce all'integrità sessuale dei
minori possono essere punite adeguatamente attraverso gli articoli 187-191 del codice
penale in merito a pedofilia, stupri e violenza sessuale su incapace. “Una proposta
che non riconosce il significato particolare che un reato come l’incesto possiede
e che influenza la formazione del bambino” ribadiscono i presuli ricordando come la
Francia abbia da poco reintrodotto il crimine dell’incesto commesso su minori. “L’incesto
– concludono – nega il legame che c’è tra i membri della famiglia e disgrega quest’ultima,
fondamento dell’ordine sociale. E ciò vale anche quando si verifica tra due adulti
consenzienti”. (C.S.)