Strage dei copti. Il cardinale Tauran: perversione della religione; evitare collera
e indifferenza
Dietro la strage di Capodanno nella chiesa copta di Alessandria potrebbe esserci Al
Qaida. Nessuno ha rivendicato l'attentato, in cui hanno perso la vita 21 fedeli, ma
su un sito web legato all'ala irachena della rete terroristica di Osama Bin Laden,
è apparso un elenco di chiese copte da colpire durante il Natale. Condanne sono arrivate
dai principali Paesi europei. Il premier Berlusconi ha assicurato che l'Italia difenderà
la libertà religiosa di tutte le fedi. Alessandro Guarasci
E
Ieri, all’Angelus, condannando tale “vile gesto di morte”, il Papa aveva chiesto ai
fedeli di “perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene
dal Vangelo”. Sulle strage di Alessandria d’Egitto, Romilda Ferrauto ha raccolto la
riflessione del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano per
il Dialogo Interreligioso:
R. – Le mot
qui est venu a mon esprit c’est « abjection », parce-que nous sommes… "La parola
che mi è venuta in mente è “abiezione”, perché ci troviamo di fronte ad una perversione
della religione; nessuna religione può “giustificare” un tale modo di procedere, nella
misura in cui questo modo viene a toccare uomini e donne che stanno pregando e che
quindi esprimono la dimensione più nobile della persona umana. Questa è stata la mia
prima reazione. Poi, io credo che debbano essere evitate due cose: la collera, che
è sempre cattiva consigliera, e l’indifferenza. E’ quanto disse Giovanni Paolo II
in occasione della crisi dei Balcani: “non abbiamo il diritto di essere indifferenti”.
Qual è, allora, la soluzione? La soluzione è il dialogo. Si dice spesso: “guardate
dove vi ha portato il vostro dialogo! Questi sono i risultati!”. Noi ci troviamo di
fronte alle forze del male: ma il male si vince con il bene. Questo significa che
il dialogo dev’essere intensificato, come ha detto il Papa nel suo ultimo messaggio
per la Giornata mondiale della pace, citando Paolo VI: “E’ necessario, prima di tutto,
dare alla pace armi diverse che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l’umanità”.
Sono necessarie prima di tutto le armi ‘morali’, che danno forza e prestigio al diritto
internazionale, a cominciare dall’osservanza degli Accordi. Quindi, cerchiamo di mettere
in pratica tutte le belle dichiarazioni comuni che abbiamo fatto!". (gf)
La
chiesa copta di Alessandria di Egitto, attaccata il 31 dicembre, era su una lista
di obiettivi di attentati di Al Qaeda pubblicata il 2 dicembre da un sito web dove
trovano spesso spazio le comunicazioni dell'organizzazione terroristica. Una notizia,
diffusa oggi, che porta ancora più in primo piano la questione della sicurezza nelle
chiese cristiane in Egitto. Sugli ultimi sviluppi della situazione, ci riferisce Alessandro
Gisotti:
Dolore, paura,
rabbia: sono i sentimenti con i quali la comunità cristiana copta sta vivendo questi
giorni dopo la strage nella notte di Capodanno ad Alessandria d’Egitto. Ieri, è stata
una giornata tesa con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in diverse località
del Paese e il ferimento di almeno 40 persone. La tensione resta dunque molto alta,
nonostante gli appelli all’unità da parte delle autorità istituzionali e della stampa
egiziana. Ieri, migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di 12 vittime, al
monastero di Mari Mina, mentre sono state rafforzate le misure di sicurezza nelle
chiese copte in vista del Natale, che la comunità cristiana celebrerà il 7 gennaio
prossimo. Dal canto suo, il nunzio in Egitto, mons. Michael Louis Fitzgerald, ha manifestato
al Patriarca copto Shenouda III, le condoglianze e il dolore per le vittime dell’attentato
auspicando “la preghiera per la pace, e di non mettersi gli uni contro gli altri,
ma di lavorare per l’unità nazionale”. “I cristiani – sottolinea il nunzio all’agenzia
Fides – non si sentono abbastanza protetti”. Solidarietà alla comunità copta è giunta
anche dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Intanto, anche in Germania
i copti sono purtroppo a rischio. E’ quanto denunciato dal vescovo Anba Damian che
ha chiesto protezione per la sua comunità che ha ricevuto minacce da gruppi fondamentalisti
islamici.
Come, dunque, la comunità copta sta vivendo questa terribile prova?
Alessandro Gisotti ha raccolto la commossa testimonianza di mons. Barnaba El Soryany,
vescovo della diocesi Copto-Ortodossa di San Giorgio a Roma:
R. - Lutto totale
per tutte le Chiese e tutte le persone. Anche l’anno scorso il sei gennaio, proprio
nel giorno della festa di Natale, sono stati uccisi altri sei ragazzi. Siamo rimasti
malissimo tutti quanti, anche nella comunità locale, qui, a Roma, perché molte persone
hanno perso i propri fratelli in Egitto.
D. - La Chiesa copta è davvero una
Chiesa martire ancora oggi ...
R. - Tutta la sua storia ha offerto tanti martiri
e specialmente negli ultimi 30 anni, non è passato un anno senza che venissero offerti
martiri per il cristianesimo. Il governo in Egitto lo sapeva già venti, trenta giorni
prima, che al Qaeda aveva minacciato dicendo che sarebbe toccato alle chiese copte
in Egitto. Loro sanno che nella notte di capodanno si celebra la Messa solenne: perchè
non hanno messo guardie di fronte alla chiesa, specialmente davanti a questa chiesa
che aveva già subito un attentato?
D. - Qual è l’appello che lei si sente di
fare?
R. - Io chiedo giustizia. Siamo egiziani a tutti gli effetti, siamo l’origine
dell’Egitto, siamo cittadini egiziani. Il nostro Paese noi non lo lasceremo mai. Domenica
9 gennaio faremo una manifestazione a Roma, in Piazza della Repubblica, dall’una e
mezzo fino alle tre e mezzo.
D. – Quindi, l’appello è chiaramente di venire
numerosi per esprimere solidarietà ...
R. – Certo: questo è l’aiuto che i
nostri fratelli possono darci! (bf)
Per una riflessione sul contesto in cui
si è verificata la strage di Alessandra, padre Seweryn Wasik, della redazione polacca,
ha intervistato il padre gesuita Samir Khalil Samir, docente di Storia della Cultura
araba e d'Islamologia presso l'Università “Saint Joseph” di Beirut, in Libano:
R. – In Egitto,
il confronto tra musulmani e cristiani sta crescendo. L’Egitto è sempre stato il centro
del pensiero fondamentalista islamico, nato già nel 1928 con i Fratelli musulmani,
ma si rinnova e si è rafforzato in questi ultimi tempi a causa della situazione politica
del Paese. I Fratelli musulmani approfittano della debolezza sul piano politico interno
e della crisi economica per dire: vedete, questi governi laici non vi aiutano. Noi
vi aiutiamo! Hanno anche creato centri sociali per aiutare la gente. Poi, usano anche
l’argomento internazionale di Israele e degli Stati Uniti per indicare che “questi
governi sono alleati con i nostri nemici, mentre noi difendiamo l’islam”. Mirano ad
un conflitto politico con il governo e i cristiani sono solo un pretesto, un’occasione
per rafforzare la posizione dei fondamentalisti.
D. – Quali possono essere
le conseguenze della strage?
R. – A livello politico, lo scopo è sempre quello
di destabilizzare il governo, e questa sarà una conseguenza; mentre a livello interno,
nei rapporti tra cristiani e musulmani, le conseguenze saranno di maggiori conflitti
tra di loro, e questo è l’aspetto pericoloso. Già c’era tensione, perché era stato
proposto di cancellare le festività natalizie e la maggioranza del popolo ha detto
“no: anzi, dobbiamo digiunare e pregare di più per prepararci alla festa del Natale”,
che sarà celebrato nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, secondo il calendario copto.
Un tema che torna spesso nelle parole dei cristiani è quello del martirio; dicono:
“Noi siamo stati sempre la Chiesa dei martiri”; ricordano anche che il calendario
copto non parte dalla nascita di Cristo, ma dall’inizio dell’ultima persecuzione,
quella di Diocleziano nel 284. E si ripete nuovamente che sono la Chiesa dei martiri!
E questo è stato ribadito: sono pronti a dare la vita per testimoniare la fede! (gf)