Strage dei copti. Il cardinale Tauran: perversione della religione; evitare collera
e indifferenza
Tensione in Egitto, dove anche oggi sono previste manifestazioni di protesta della
comunità cristiana copta, a tre giorni dalla terribile strage nella notte del 31 dicembre
alla chiesa copta di Alessandria d’Egitto che ha provocato la morte di 22 persone
e circa cento feriti. Ieri, all’Angelus, condannando tale “vile gesto di morte”, il
Papa aveva chiesto ai fedeli di “perseverare nella fede e nella testimonianza di non
violenza che ci viene dal Vangelo”. Sulle strage di Alessandria d’Egitto, Romilda
Ferrauto ha raccolto la riflessione del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente
del dicastero vaticano per il Dialogo Interreligioso:
R. – Le mot
qui est venu a mon esprit c’est « abjection », parce-que nous sommes… "La
parola che mi è venuta in mente è “abiezione”, perché ci troviamo di fronte ad una
perversione della religione; nessuna religione può “giustificare” un tale modo di
procedere, nella misura in cui questo modo viene a toccare uomini e donne che stanno
pregando e che quindi esprimono la dimensione più nobile della persona umana. Questa
è stata la mia prima reazione. Poi, io credo che debbano essere evitate due cose:
la collera, che è sempre cattiva consigliera, e l’indifferenza. E’ quanto disse Giovanni
Paolo II in occasione della crisi dei Balcani: “non abbiamo il diritto di essere indifferenti”.
Qual è, allora, la soluzione? La soluzione è il dialogo. Si dice spesso: “guardate
dove vi ha portato il vostro dialogo! Questi sono i risultati!”. Noi ci troviamo di
fronte alle forze del male: ma il male si vince con il bene. Questo significa che
il dialogo dev’essere intensificato, come ha detto il Papa nel suo ultimo messaggio
per la Giornata mondiale della pace, citando Paolo VI: “E’ necessario, prima di tutto,
dare alla pace armi diverse che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l’umanità”.
Sono necessarie prima di tutto le armi ‘morali’, che danno forza e prestigio al diritto
internazionale, a cominciare dall’osservanza degli Accordi. Quindi, cerchiamo di mettere
in pratica tutte le belle dichiarazioni comuni che abbiamo fatto!". (gf)
La
chiesa copta di Alessandria di Egitto, attaccata il 31 dicembre, era su una lista
di obiettivi di attentati di Al Qaeda pubblicata il 2 dicembre da un sito web dove
trovano spesso spazio le comunicazioni dell'organizzazione terroristica. Una notizia,
diffusa oggi, che porta ancora più in primo piano la questione della sicurezza nelle
chiese cristiane in Egitto. Sugli ultimi sviluppi della situazione, ci riferisce Alessandro
Gisotti:
Dolore, paura,
rabbia: sono i sentimenti con i quali la comunità cristiana copta sta vivendo questi
giorni dopo la strage nella notte di Capodanno ad Alessandria d’Egitto. Ieri, è stata
una giornata tesa con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in diverse località
del Paese e il ferimento di almeno 40 persone. La tensione resta dunque molto alta,
nonostante gli appelli all’unità da parte delle autorità istituzionali e della stampa
egiziana. Ieri, migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di 12 vittime, al
monastero di Mari Mina, mentre sono state rafforzate le misure di sicurezza nelle
chiese copte in vista del Natale, che la comunità cristiana celebrerà il 7 gennaio
prossimo. Dal canto suo, il nunzio in Egitto, mons. Michael Louis Fitzgerald, ha manifestato
al Patriarca copto Shenouda III, le condoglianze e il dolore per le vittime dell’attentato
auspicando “la preghiera per la pace, e di non mettersi gli uni contro gli altri,
ma di lavorare per l’unità nazionale”. “I cristiani – sottolinea il nunzio all’agenzia
Fides – non si sentono abbastanza protetti”. Solidarietà alla comunità copta è giunta
anche dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Intanto, anche in Germania
i copti sono purtroppo a rischio. E’ quanto denunciato dal vescovo Anba Damian che
ha chiesto protezione per la sua comunità che ha ricevuto minacce da gruppi fondamentalisti
islamici.
Come, dunque, la comunità copta sta vivendo questa terribile
prova? Alessandro Gisotti ha raccolto la commossa testimonianza di mons.
Barnaba El Soryany, vescovo della diocesi Copto-Ortodossa di San Giorgio a Roma:
R. - Lutto
totale per tutte le Chiese e tutte le persone. Anche l’anno scorso il sei gennaio,
proprio nel giorno della festa di Natale, sono stati uccisi altri sei ragazzi. Siamo
rimasti malissimo tutti quanti, anche nella comunità locale, qui, a Roma, perché molte
persone hanno perso i propri fratelli in Egitto.
D. - La Chiesa copta
è davvero una Chiesa martire ancora oggi ...
R. - Tutta la sua storia
ha offerto tanti martiri e specialmente negli ultimi 30 anni, non è passato un anno
senza che venissero offerti martiri per il cristianesimo. Il governo in Egitto lo
sapeva già venti, trenta giorni prima, che al Qaeda aveva minacciato dicendo che sarebbe
toccato alle chiese copte in Egitto. Loro sanno che nella notte di capodanno si celebra
la Messa solenne: perchè non hanno messo guardie di fronte alla chiesa, specialmente
davanti a questa chiesa che aveva già subito un attentato?
D. - Qual
è l’appello che lei si sente di fare?
R. - Io chiedo giustizia. Siamo
egiziani a tutti gli effetti, siamo l’origine dell’Egitto, siamo cittadini egiziani.
Il nostro Paese noi non lo lasceremo mai. Domenica 9 gennaio faremo una manifestazione
a Roma, in Piazza della Repubblica, dall’una e mezzo fino alle tre e mezzo.
D.
– Quindi, l’appello è chiaramente di venire numerosi per esprimere solidarietà ...
R.
– Certo: questo è l’aiuto che i nostri fratelli possono darci! (bf)
Per
una riflessione sul contesto in cui si è verificata la strage di Alessandra, padreSeweryn Wasik, della redazione polacca, ha intervistato il padre gesuita
Samir Khalil Samir, docente di Storia della Cultura araba e d'Islamologia presso
l'Università “Saint Joseph” di Beirut, in Libano:
R. – In Egitto,
il confronto tra musulmani e cristiani sta crescendo. L’Egitto è sempre stato il centro
del pensiero fondamentalista islamico, nato già nel 1928 con i Fratelli musulmani,
ma si rinnova e si è rafforzato in questi ultimi tempi a causa della situazione politica
del Paese. I Fratelli musulmani approfittano della debolezza sul piano politico interno
e della crisi economica per dire: vedete, questi governi laici non vi aiutano. Noi
vi aiutiamo! Hanno anche creato centri sociali per aiutare la gente. Poi, usano anche
l’argomento internazionale di Israele e degli Stati Uniti per indicare che “questi
governi sono alleati con i nostri nemici, mentre noi difendiamo l’islam”. Mirano ad
un conflitto politico con il governo e i cristiani sono solo un pretesto, un’occasione
per rafforzare la posizione dei fondamentalisti.
D. – Quali possono
essere le conseguenze della strage?
R. – A livello politico, lo scopo
è sempre quello di destabilizzare il governo, e questa sarà una conseguenza; mentre
a livello interno, nei rapporti tra cristiani e musulmani, le conseguenze saranno
di maggiori conflitti tra di loro, e questo è l’aspetto pericoloso. Già c’era tensione,
perché era stato proposto di cancellare le festività natalizie e la maggioranza del
popolo ha detto “no: anzi, dobbiamo digiunare e pregare di più per prepararci alla
festa del Natale”, che sarà celebrato nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, secondo
il calendario copto. Un tema che torna spesso nelle parole dei cristiani è quello
del martirio; dicono: “Noi siamo stati sempre la Chiesa dei martiri”; ricordano anche
che il calendario copto non parte dalla nascita di Cristo, ma dall’inizio dell’ultima
persecuzione, quella di Diocleziano nel 284. E si ripete nuovamente che sono la Chiesa
dei martiri! E questo è stato ribadito: sono pronti a dare la vita per testimoniare
la fede! (gf)