2011-01-03 12:00:01

San Salvador: i vescovi chiedono agli ex-combattenti di porre fine all’occupazione della cattedrale


“Come pastori della Chiesa nel Salvador esigiamo la consegna immediata della Cattedrale di San Salvador e chiediamo inoltre che non si ripetano mai più gesti di questo tipo”. Così si legge in una breve dichiarazione in cinque punti diffusa ieri dalla Conferenza episcopale nel 14.mo giorno di occupazione del principale tempio del Paese da parte di un gruppo di ex combattenti. I manifestanti, con questo gesto da più parti definito “deplorevole e inopportuno”, intendono protestare contro il governo del presidente Mauricio Funes per i ritardi con cui si applicano i programmi di reinserimento sociale di numerosi salvadoregni che presero parte alla guerra civile conclusa con gli accordi di pace del 16 gennaio 1992. Mons. Luis Escobar Alas, arcivescovo della capitale, costretto in questi giorni a presiedere le cerimonie natalizie in altre chiese della capitale, parlando ieri con i giornalisti - oltre a leggere il Comunicato dei vescovi - ha voluto rilevare: “Esistono altri mezzi e altri spazi, molto più appropriati per esigere e chiedere al governo e alle autorità di adempiere gli accordi che riguardano questo settore della nostra società e i suoi diritti”. D’altra parte il presule ha ribadito la richiesta indirizzata al governo affinché si “prendano le misure destinate a facilitare il dialogo con queste persone”, tra le quali ci sono alcuni disabili a causa della lunga guerra interna (14 anni) alla quale presero parte come combattenti del Fronte Farabundo Martí para la Liberación Nacional, oggi movimento politico costituzionale e al governo con il presidente Funes. L’arcivescovo ha anche precisato che “per la Chiesa non è possibile alcun ruolo di mediazione o facilitazione del dialogo finché il tempio resta occupato”. Mons. Escobar Alas ha ribadito di non voler chiedere l’uso della forza, impropria in un tempio, specificando di confidare nella ragionevolezza degli occupanti. Fra pochi giorni sarà celebrato il 19° anniversario della firma degli accordi di pace, mediati dall’Onu, tra l'allora presidente Alfredo Cristiani ed i ribelli del Fronte Farabundo Martí. La guerra interna provocò 75.000 morti e più di 7.000 dispersi e migliaia di mutilati, spesso adolescenti. Per gli ex combattenti gli accordi prevedono dei programmi di reinserimento sociale, con un minimo di sostegno economico e sociale, ma i fondi Onu in realtà sono fermi da alcuni anni e d’altra parte la situazione economica del Paese non consente di rispettare gli impegni e ciò è accaduto anche con i governi del passato. (A cura di Luis Badilla)







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