Pakistan: Asia Bibi ancora in carcere. Il governo arretra sulla legge contro la blasfemia
Asia Bibi attende ancora, in carcere, che l’Alta corte di Lahore decida la data del
suo appello contro la condanna a morte per blasfemia emanata nel novembre 2010. E
nell’imminenza di una crisi governativa - riferisce l'agenzia AsiaNews - i partiti
religiosi islamici aumentano le pressioni contro il governo per impedire modifiche
alla controversa legge sulla blasfemia. In un tentativo di alleggerire la pressione,
il governo ha annunciato in termini chiari che non ha nessun piano per eliminare o
emendare la legge sulla blasfemia. In una dichiarazione fatta davanti all’Assemblea
Nazionale il 1° gennaio, il ministro per gli Affari Religiosi Khursheed Shah ha detto
che il governo non è responsabile della proposta di un parlamentare del Pakistan People
Party (Ppp) per modificare la legge. La parlamentare Sherry Rheman ha iscritto in
Parlamento questa proposta di modifica. “Il governo non ha intenzione di eliminare
la legge sulla blasfemia; assicurare il rispetto del Santo profeta è parte della nostra
fede”, ha dichiarato Kursheed Shah. Il ministro ha assicurato le minoranze che il
governo prenderà i passi necessari per assicurare che la legge non venga usata in
maniera impropria contro di loro. Le proteste dei partiti islamici sono cominciate
quando il presidente Asif Ali Zardari ha annunciato l’intenzione di graziare Asia
Bibi, una cristiana condannata a morte su accuse manipolate. Il governo in precedenza
aveva indicato di voler emendare la legge,e aveva formato un comitato a questo scopo,
guidato dal ministro per le Minoranze Shabahz Bhatti. Uno sciopero nazionale di protesta
contro le proposte di modifica della legge ha avuto luogo il 31 dicembre 2010 organizzato
dai partiti radicali islamici. I manifestanti hanno cercato di raggiungere la residenza
del presidente Zardari a Karachi, hanno tirato pietre e sono stati respinti dalla
polizia con gas lacrimogeni. Gridavano slogan contro Asia Bibi e la parlamentare Sherry
Rheman, e in difesa di Maometto: “Sacrificheremo le nostre vite, salveremo la santità
del profeta”. Il dott. Nazir Bhatti, presidente del Pakistan Christian Congress, ha
criticato duramente gli slogan cantati dai radicali, e anche il silenzio dei parlamentari
cristiani durante le dichiarazioni del ministro per gli Affari Religiosi. “E' vergognoso
che non abbiano avuto il coraggio di uscire dall’aula, ma abbiano ascoltato in silenzio
la sconfessione del ministro”, ha dichiarato. (R.P.)