2011-01-03 14:31:35

Argentina: i vescovi propongono un patto per vincere l'esclusione sociale


“La povertà e l'esclusione sociale sono mali strutturali e costituiscono un nodo difficile da sciogliere. Sono il risultato della negazione del problema a livello istituzionale e sociale ed evidenziano la mancanza di lungimiranza da molti anni”. Il vescovo di San Isidro e presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale della Conferenza episcopale argentina, monsignor Jorge Casaretto, commenta così i recenti episodi di occupazione di terreni per rivendicare, la mancanza di abitazione per numerosi nuclei familiari argentini. Queste persone vivono in una situazione di grande umiliazione e profondo disagio, e quindi “è logico che cerchino ambienti che permettono loro di vivere meglio”. Nelle settimane prima di Natale — ricorda il presule all’Osservatore Romano — il popolo argentino “ha vissuto momenti di grande tensione con morti, occupazione del suolo, lotta dei poveri contro poveri, con atteggiamenti negativi e atti di violenza perpetrati contro i nostri fratelli provenienti dai Paesi limitrofi. Situazioni che portano a profonda angoscia e incertezza circa il futuro”.Questi fatti, insieme con altre negatività, povertà antiche e nuove, sono una sfida per la vita di ognuno e interpellano tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali dell'Argentina. Per superare questa tendenza così radicata nella società argentina e di fronte alla crescente frammentazione del Paese, occorre incoraggiare “una cultura del dialogo, dell'incontro e della ricerca del consenso, una cultura della solidarietà e dell'amicizia”. Se si aprono le porte, i confini, occorre creare le condizioni e gli ambienti che facilitino l'integrazione dei fratelli che vogliono vivere in mezzo a noi. Secondo il presule ogni analisi riduttiva e strumentale sui fatti accaduti e più in generale sulla situazione sociale dell'Argentina, segnata dal non rispetto della vita, dalla violenza dalle piaghe della droga, della corruzione e del gioco d'azzardo, allontanano possibili soluzioni del problema o addirittura stabilizzano situazioni gestite occultamente da pochi attraverso la malavita organizzata. Le possibili soluzioni a tali problemi, secondo il presule, necessitano di una condizione indispensabile: un accordo, un patto sociale profondo per “canalizzare le politiche statali permanenti che ripristino uno stato di giustizia, di legalità, di sana e costruttiva convivenza”. Occorre allora — conclude il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale — favorire uguali opportunità nell'ambito dello sviluppo umano garantendo a tutti, in particolare i più deboli, un minimo di sicurezza sociale. I vescovi argentini nel proclamare il 2011 Anno della Vita, hanno richiamato, di recente, valori comuni che sono principi inviolabili, come “la dignità della persona umana, incomparabile rispetto a qualsiasi condizionamento; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. È solo su questi fondamenti che si possono basare altri diritti come quello al lavoro e alla casa, alla libertà di impresa finalizzata al bene comune; l'attenzione ai deboli e agli emarginati della società, l'accoglienza verso gli immigrati che sia rispettosa della legge, ma anche dell'integrazione; il rispetto creato”. (C.P.)







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