Argentina: i vescovi propongono un patto per vincere l'esclusione sociale
“La povertà e l'esclusione sociale sono mali strutturali e costituiscono un nodo difficile
da sciogliere. Sono il risultato della negazione del problema a livello istituzionale
e sociale ed evidenziano la mancanza di lungimiranza da molti anni”. Il vescovo di
San Isidro e presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale della
Conferenza episcopale argentina, monsignor Jorge Casaretto, commenta così i recenti
episodi di occupazione di terreni per rivendicare, la mancanza di abitazione per
numerosi nuclei familiari argentini. Queste persone vivono in una situazione di grande
umiliazione e profondo disagio, e quindi “è logico che cerchino ambienti che permettono
loro di vivere meglio”. Nelle settimane prima di Natale — ricorda il presule all’Osservatore
Romano — il popolo argentino “ha vissuto momenti di grande tensione con morti, occupazione
del suolo, lotta dei poveri contro poveri, con atteggiamenti negativi e atti di violenza
perpetrati contro i nostri fratelli provenienti dai Paesi limitrofi. Situazioni che
portano a profonda angoscia e incertezza circa il futuro”.Questi fatti, insieme con
altre negatività, povertà antiche e nuove, sono una sfida per la vita di ognuno e
interpellano tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali dell'Argentina. Per
superare questa tendenza così radicata nella società argentina e di fronte alla crescente
frammentazione del Paese, occorre incoraggiare “una cultura del dialogo, dell'incontro
e della ricerca del consenso, una cultura della solidarietà e dell'amicizia”. Se si
aprono le porte, i confini, occorre creare le condizioni e gli ambienti che facilitino
l'integrazione dei fratelli che vogliono vivere in mezzo a noi. Secondo il presule
ogni analisi riduttiva e strumentale sui fatti accaduti e più in generale sulla situazione
sociale dell'Argentina, segnata dal non rispetto della vita, dalla violenza dalle
piaghe della droga, della corruzione e del gioco d'azzardo, allontanano possibili
soluzioni del problema o addirittura stabilizzano situazioni gestite occultamente
da pochi attraverso la malavita organizzata. Le possibili soluzioni a tali problemi,
secondo il presule, necessitano di una condizione indispensabile: un accordo, un
patto sociale profondo per “canalizzare le politiche statali permanenti che ripristino
uno stato di giustizia, di legalità, di sana e costruttiva convivenza”. Occorre allora
— conclude il presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale —
favorire uguali opportunità nell'ambito dello sviluppo umano garantendo a tutti, in
particolare i più deboli, un minimo di sicurezza sociale. I vescovi argentini nel
proclamare il 2011 Anno della Vita, hanno richiamato, di recente, valori comuni che
sono principi inviolabili, come “la dignità della persona umana, incomparabile rispetto
a qualsiasi condizionamento; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica;
la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. È solo su questi fondamenti che
si possono basare altri diritti come quello al lavoro e alla casa, alla libertà di
impresa finalizzata al bene comune; l'attenzione ai deboli e agli emarginati della
società, l'accoglienza verso gli immigrati che sia rispettosa della legge, ma anche
dell'integrazione; il rispetto creato”. (C.P.)