2011-01-03 15:11:50

Afghanistan: 2010, l'anno più sanguinoso. A Roma i funerali dell'alpino Matteo Miotto


Si sono svolti a Roma presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli i funerali solenni del caporal maggiore degli alpini Matteo Miotto, ucciso in Afghanistan da un cecchino lo scorso 31 dicembre. Presenti le più alte cariche dello Stato e una rappresentanza di tutte le forze armate. Intanto, secondo i dati diffusi oggi dal governo di Kabul, il 2010 è stato l’anno più sanguinoso dall’inizio della guerra nel Paese asiatico. Il servizio di Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Sono soldati, poliziotti, guardie private, civili, tra cui donne e bambini e anche talebani le 9381 persone morte nel 2010 in Afghanistan, vittime di una guerra feroce e sanguinosa che, secondo i dati diffusi oggi dal governo di Kabul, sembra intensificarsi e non risparmiare nessuno. Anche per le truppe straniere quello appena concluso è stato l’anno peggiore: 710 militari caduti, uno dopo l’altro, per difendere la pace e assicurare la stabilità, contro i 529 del 2009; tra questi anche 13 italiani. Cosa sta succedendo dunque nel Paese asiatico? Andrea Margelletti del Centro Studi Internazionali:

“Sta succedendo che vediamo il prezzo di una guerra sanguinosa, combattuta contro un nemico capace, determinato e che ha una chiara e lineare strategia politica. Chi si aspettava un’operazione di peacekeeping in stile balcanico, si sta accorgendo quanto invece sia drammaticamente diversa la realtà nella nazione centroasiatica. Il vero punto è che purtroppo i talebani o, più generalmente, gli insorti si rendono conto che le cose per loro stanno volgendo al meglio, anche grazie alle divisioni all’interno della coalizione internazionale su come affrontare la strategia politica, e quindi hanno poca voglia di dialogare al tavolo della pace. Abbiamo perso molto, moltissimo tempo cercando di avere una soluzione solo militare. Le soluzioni nella guerra insurrezionale sono esclusivamente di carattere politico”.

Oggi a Roma, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli sono stati celebrati i funerali solenni di Matteo Miotto, il caporal maggiore ucciso in Afghanistan, nella valle del Gullistan da un cecchino, lo scorso 31 dicembre. Tra le autorità, il premier Berlusconi, il ministro della Difesa La Russa, molti leader ed esponenti del mondo politico istituzionale, centinaia di persone, giunte per dare l’ultimo saluto ad un ragazzo che come ha detto mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, nella sua omelia, “ha sempre creduto nella giustizia, nella verità e nella forza interiore della compassione, fino a dare la vita per la pace”:

“Di fronte alle minacciose tensioni del momento, specialmente alle discriminazioni, ai soprusi, alle intolleranze religiose, Matteo invita a non cedere allo sconforto, alla rassegnazione. Come poter credere ad un domani di pace, se non fossimo in quelle terre a dichiarare che l’amore è l’unica via che pone fine alla vendetta, alle uccisioni?”.

Intanto in Italia non si placa la polemica politica: restare sul terreno nonostante il tributo di sangue che il Paese sta pagando in termini di vite umane, oppure pensare ad una veloce exit-strategy? (gf)







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