Continua a salire il numero dei morti per colera ad Haiti. Gli ultimi dati ufficiali,
diffusi dal ministero della Salute dell’Isola caraibica, parlano di oltre 3.300 vittime
dall’ottobre scorso. Quanto alle persone che hanno contratto la malattia, nel complesso
ammontano ormai a quasi 150 mila. Una situazione critica, dunque, che rischia di peggiorare
ulteriormente, anche a causa del caos che regna sull’isola, colpita lo scorso gennaio
da un terribile terremoto. In questo contesto, duro è l’atto di denuncia di Medici
senza Frontiere, che parla di "morti evitabili", per una malattia facilmente curabile
se gestita in maniera adeguata. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Barbara
Maccagno, coordinatore medico di Msf, tornata da poco da Haiti:
R. – La situazione
resta ancora piuttosto critica. Nella capitale Port-au-Prince, per fortuna, i casi
sono diminuiti, mentre sono in aumento i casi nelle regioni e nelle province del Nord
e del Sud del Paese.
D. – Voi dite che si è fatto poco per migliorare
le condizioni igieniche dopo il sisma del gennaio 2010. Ci sono, secondo lei, responsabilità
concrete a carico della comunità internazionale?
R. – Questo è quanto
noi pensiamo e quanto abbiamo potuto constatare. Effettivamente, nella situazione
in cui si è ritrovata l’isola dopo il terremoto, erano prevedibili epidemie; diciamo
che credo che al colera non aveva pensato nessuno, perché questa malattia non era
presente sull’isola da più di 50 anni e per questo si pensava di poterla scongiurare.
Quello che noi abbiamo constatato e che denunciamo è la disorganizzazione con cui
sono state gestite le attività igieniche e di prevenzione che sicuramente avrebbero
potuto, se non evitare, almeno tenere sotto controllo l’epidemia in misura importante.
D.
– In linea di massima, come si cura il colera?
R. – Con una reidratazione
che può avvenire per via orale con dei sali di idratazione, che sono poi sostanze
basiche: per dirla in termini semplici, come bere acqua salata, con dei sali particolari
che sono parte del nostro organismo; oppure con una idratazione per via endovenosa
nei casi in cui la diarrea abbia creato una disidratazione più grave. Però, effettivamente
è una malattia curabile in cui la morte può essere sicuramente evitata se le persone
vengono trattate in tempo.
D. – Quale, secondo lei, sarebbe il modo
giusto di intervenire, e come risolvere i problemi che ci sono attualmente a Haiti?
E’ possibile?
R. – Speriamo che sia possibile, ed è appunto per questo
che abbiamo denunciato e reso pubblica questa nostra denuncia sulla disorganizzazione
che, purtroppo, continua ad essere presente sull’isola. Quello che deve e può essere
fatto è rendere disponibile acqua clorata, quindi acqua potabile, non solo nella capitale
ma anche nelle zone rurali dell’isola, e questa sicuramente è una tappa fondamentale
per cercare di prevenire la diffusione e per evitare nuovi casi. (gf)