Umiltà, obbedienza e servizio, armi per combattere il male: così il Papa all'udienza
generale dedicata a Santa Caterina da Bologna
La tentazione di compiere il male si vince facendo il bene e vivendo l’autorità come
occasione di servizio e non come strumento di potere. Questi universali insegnamenti
del cristianesimo furono al centro della vita di Santa Caterina da Bologna, mistica
clarissa del 1400, presentata da Benedetto XVI ai circa ottomila presenti in Aula
Paolo VI, durante la 45.ma e ultima udienza generale dell'anno. Al momento dei saluti
finali, il Papa ne ha indirizzato uno particolare alla comunità dei Legionari di Cristo.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Sette armi”
per battere Satana. Armi dello spirito da affilare con cura e dedizione. A usarle,
nel cuore della Chiesa del Quattrocento, è una giovane donna di Bologna – prima dama
di corte del marchese di Ferrara poi religiosa consacrata – di nome Caterina. Di questa
omonima della più celebre Santa senese, e solo di qualche decennio più giovane, non
si sa molto e Benedetto XVI ha voluto colmare questa lacuna offrendone un ritratto
particolareggiato. La parabola che la porterà a diventare una fervida nemica del male
nasce sin dai primi anni di vita monastica quando, ha raccontato il Papa, accanto
ai “progressi spirituali”, Caterina da Bologna sperimenta anche prove “grandi e terribili”,
“sofferenze interiori” con le quali la tenta il demonio:
“Attraversa
una profonda crisi spirituale fino alle soglie della disperazione. Vive nella notte
dello spirito, percossa pure dalla tentazione dell’incredulità verso l’Eucaristia.
Dopo tanto patire, il Signore la consola: in una visione le dona la chiara conoscenza
della presenza reale eucaristica, una conoscenza così luminosa che Caterina non riesce
ad esprimere con le parole”.
Nel 1429, dopo una confessione da uno
dei Frati Minori di cui ha stima, Caterina – che nel frattempo ha aderito alla regola
di Santa Chiara d’Assisi – riceve una visione nella quale, ha affermato Benedetto
XVI, “Dio le rivela di averle perdonato tutto”. E’ l’inizio di un’ascesi spirituale
e di una maturazione umana impetuose. E’ questo, ha detto il Papa, il periodo in cui
la futura Santa “individua sette armi nella lotta contro il male”:
“1.
avere cura e sollecitudine nell'operare sempre il bene; 2. credere che da soli non
potremo mai fare qualcosa di veramente buono; 3. confidare in Dio e, per amore suo,
non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi; 4. meditare
spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte;
5. ricordarsi che dobbiamo morire; 6. avere fissa nella mente la memoria dei beni
del Paradiso; 7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore
perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni. Un bel programma di vita spirituale,
anche oggi per ognuno di noi”.
Caterina, che già ai tempi delle
sue frequentazioni mondane aveva rivelato una “singolare modestia”, unita a “grazia
e gentilezza nel comportamento”, è ora – ha notato il Pontefice – una donna e una
religiosa trasformata dall’amore per Cristo, capace di “profonda umiltà”, “semplicità
di cuore, e “ardore missionario”, che dimostra concretamente ogni giorno:
“In
convento, Caterina, nonostante fosse abituata alla corte ferrarese, svolge mansioni
di lavandaia, cucitrice, fornaia, ed è addetta alla cura degli animali. Compie tutto,
anche i servizi più umili, con amore e con pronta obbedienza, offrendo alle consorelle
una testimonianza luminosa. Ella vede, infatti, nella disobbedienza quell’orgoglio
spirituale che distrugge ogni altra virtù”.
Dalla Santa bolognese,
divenuta badessa nel tratto finale della sua vita, ci arriva, ha concluso Benedetto
XVI, un forte invito a procedere nella vita tenendo stretta nella propria “la mano
di Dio”. E a considerare l’esercizio di una autorità uno strumento per porsi al servizio
di chi si governa:
“Così, dice anche a noi: coraggio, anche nella
notte della fede, anche in tanti dubbi che ci possono essere, non lasciare la mano
del Signore, cammina con la tua mano nella sua mano, credi nella bontà di Dio; così
è andare sulla via giusta! E vorrei sottolineare un altro aspetto, quello della sua
grande umiltà: è una persona che non vuole essere qualcuno o qualcosa; non vuole apparire;
non vuole governare. Vuole servire, fare la volontà di Dio, essere al servizio degli
altri. E proprio per questo Caterina era credibile nell’autorità, perché si poteva
vedere che per lei l'autorità era esattamente servire gli altri”.
Dopo
le catechesi in sintesi, pronunciate in altre sette lingue, il Papa ha rivolto un
particolare e “cordiale” saluto alla comunità dei Legionari di Cristo e ai membri
di varia provenienza internazionale appartenenti del suo ramo laicale, il movimento
“Regnum Christi”, presenti in Aula Paolo VI sotto la guida del loro delegato pontificio,
il cardinale Velasio De Paolis. E un saluto del Pontefice è stato indirizzato, fra
gli altri, alle Missionarie Secolari Scalabriniane, nel 50.mo del loro Istituto, nato
– ha ricordato Benedetto XVI – “dal carisma del Beato vescovo Giovanni Battista Scalabrini
per seminare il Vangelo tra i migranti”.