Il bilancio economico del 2010 segnato da crisi, segnali di ripresa e incertezza
La crisi economica è stata una delle grandi protagoniste del 2010, anno in cui sono
giunti i primi segnali di ripresa, ma che è stato contrassegnato anche da forti ricadute
sociali come, ad esempio, in Grecia. Salvatore Sabatino ha chiesto un bilancio
sull’anno che sta per concludersi a Gianfranco Viesti, docente di Economia
Applicata presso l’Università di Bari. Ascoltiamo:
R. - Il bilancio
di quest’anno è in tre punti. Il primo è positivo: ci sono alcuni segnali di ripresa
molto forti fuori dall’Europa, un po’ più deboli in Europa, collegati soprattutto
al commercio internazionale. Il secondo è negativo, poiché la crisi si è trasformata
molto in crisi occupazionale e sociale. Da questo punto di vista non sembrano esserci
- in particolare in Italia - svolte positive. Il terzo ed ultimo è segnato dall'incertezza:
non è detto, purtroppo, che il cammino fuori dalla crisi sia senza pericoli per l’immediato
futuro.
D. - In quest’anno abbiamo anche assistito ad uno spostamento
dell’asse economico-finanziario mondiale verso Oriente, con Cina ed India che stanno
davvero diventando i protagonisti dell’economia mondiale. In che modo influisce questo
sugli equilibri economici internazionali?
R. - Questo è un tema fondamentale
per il futuro. E’ un processo che avviene ormai da lungo tempo, da almeno 10 anni,
ma in questo ultimo biennio certamente lo percepiamo di più, perché noi siamo andati
indietro mentre loro hanno avuto soltanto un piccolo rallentamento ed una ripartenza
fortissima. E’ uno dei grandi tornanti della storia: questi Paesi sono grandi; stanno
facendo passi da gigante, anche da un punto di vista scientifico-tecnologico; assommano
una parte rilevantissima della produzione industriale - la Cina - e dei servizi -
l’India - del mondo. Certamente sono dei protagonisti fondamentali con cui bisognerà
fare i conti in futuro.
D. - Bisogna dire che si affacciano sulla scena
anche Stati come il Brasile, fino a poco tempo fa considerato un Paese in via di sviluppo.
Qualcosa sta cambiando, quindi, anche in quest’area del mondo …
R. -
L’America Latina è andata molto bene negli ultimi anni. E’ come un grande “effetto
Lula” - il presidente uscente del Brasile - che si è diffuso in tutto il continente.
Tutti questi elementi sono comunque positivi per noi, perché non dobbiamo vivere il
mondo come un’area a somma zero, in cui se gli altri hanno di più, noi automaticamente
abbiamo di meno. Quello che però è certo è che la crescita di questi Paesi trasforma
la nostra economia.
D. - E per il 2011, cosa possiamo aspettarci?
R.
- Dal punto di vista internazionale proseguiranno, probabilmente, le tendenze di quest’anno.
La grande incertezza è su quello che succederà in Europa: quindi se questo continente
riuscirà a gestire questo passaggio ulteriore della crisi e cioè l’aggressione ai
debiti di alcuni Stati sovrani. Non solo di quelli come la Grecia, che avevano i conti
pubblici in disordine, ma anche di quelli come la Spagna e l’Irlanda che erano estremamente
virtuosi. Il punto chiave è se l’Europa saprà governare questi fenomeni. Da questo
punto di vista, l’anno che si chiude ci lascia con un po’ d’incertezze e di preoccupazioni.
Le classi dirigenti europee sembrano molto più interessate al cortile di casa propria
che non al futuro dell’Europa. Quindi il rischio è che di fronte a queste grandi difficoltà,
ognuno cerchi più la soluzione che nell’immediato vada bene per se stesso che non
un grande balzo in avanti dell’intera Europa. (mg)