Nigeria: sale il bilancio delle vittime a Jos, la polizia arresta alcuni sospettati
Sono 80 i cadaveri recuperati finora nella città di Jos, teatro dalla vigilia di Natale
di diversi attentati e scontri violenti, mentre i feriti che si contano negli ospedali
sono 189. È questo l’ultimo bilancio fornito dall’Agenzia per le emergenze della Nigeria,
ma le cifre potrebbero continuare a salire. Dopo le esplosioni del 24, nella città
capitale dello Stato del Plateau, rivendicate da una setta islamica attraverso un
comunicato su internet, si sono verificate rappresaglie in alcuni quartieri in cui
molte case sono state date alle fiamme e tante persone sono state costrette a rifugiarsi
in edifici pubblici. Secondo fonti nigeriane questi scontri avrebbero causato altre
otto vittime. Proprio di essere responsabili di questi scontri sono sospettate le
sei persone arrestate in queste ore dalle Forze dell’ordine. Tre di loro, due di nazionalità
nigeriana e uno originario del Ciad, bloccati nella zona di Dogon Dutse, sono stati
trovati in possesso di esplosivo: secondo gli inquirenti stavano organizzando un attentato
in una chiesa e risultano sospettati anche degli attentati della notte di Natale.
Tuttavia si fa strada tra gli inquirenti l’ipotesi secondo la quale le violenze anticristiane
sarebbero da riferire a una tensione di natura politica e non religiosa. È questa
l’opinione anche dell'arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, intervistato
dal quotidiano Avvenire: "Gruppi e partiti manipolano la religione per nascondere
conflitti economici o politici - ha detto - la religione può diventare un'arma potente,
dato che qui è vissuta in modo molto intenso". D'accordo anche il Superiore generale
della Società Missioni africane, padre Maurice Henry, che, intervistato dall'agenzia
Misna, ha criticato fortemente chi, invece, “insiste sulla matrice etnica e religiosa,
che qui rappresenta solo un elemento marginale”. A sostegno di questa tesi, l’argomentazione
secondo cui la maggior parte delle sette bombe scoppiate a Jos erano collocate in
luoghi frequentati da chiunque e non solo da cristiani. Ora la situazione è più tranquilla
anche grazie all’ampio dispiegamento di forze, mentre il governo di Abuja ha espresso
una totale condanna a questi atti definiti “terroristici”, ricevendo anche il sostegno
dell’Unione Africana. (A cura di Roberta Barbi)