2010-12-28 15:33:46

I genitori di Yara Gambirasio: ridateci nostra figlia. La testimonianza del parroco di Brembate


Vincendo la riservatezza che li ha contraddistinti per oltre 30 giorni dalla scomparsa della loro figlia, i genitori di Yara Gambirasio oggi hanno voluto affrontare giornalisti e telecamere per lanciare un appello a chi può averla rapita. Dal piccolo comune di Brembate di Sopra nel bergamasco hanno ringraziato quanti si stanno impegnando senza sosta nelle ricerche e hanno chiesto con semplicità e compostezza: “Noi vi preghiamo, ridateci nostra figlia, aiutateci a ricomporre il puzzle della nostra quotidianità: non meritiamo di proseguire la nostra vita senza il sorriso di Yara”. Una testimonianza forte di amore in un momento drammatico, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, don Corinno Scotti, parroco di Santa Maria Assunta a Brembate di Sopra, vicino alla famiglia:RealAudioMP3

R. - Domenica scorsa, è venuto il nostro vescovo a celebrare ed erano presenti anche i genitori e i fratellini. E’ stata una celebrazione molto intensa, molto partecipata. Noi dobbiamo sperare, anche quando sembra che la speranza non ci sia più. Sono uscito in questo istante dalla chiesa e posso dire che c’è sempre, sempre, sempre gente in raccoglimento e in preghiera. Gente che scrive messaggi e preghiere e li mette davanti all’altare della Madonna, dove c’è un cartello con scritto: “Yara, la tua comunità spera, prega e ti ama”. Il papà mi ha detto: “Yara sta unendo l’Italia in questa comunione di preghiera”.

D. - I genitori, parlando oggi, hanno dato la testimonianza di una famiglia semplice - come loro stessi hanno detto - che ha basato la propria unità sull’amore e sul rispetto. E’ una testimonianza d’amore in questo momento…

R. - Sicuramente. Non hanno mai pronunciato una parola di rabbia. Mi hanno detto: “Ci sentiamo amati da tutti”.

D. - Hanno anche detto che non implorano pietà, non si fanno domande, ma vorrebbero solo riaverla, perché nel loro cuore c’è la convinzione che qualcuno l’abbia portata via…

R. - C’è la speranza, anche perché gli investigatori finora non hanno mai messo in previsione che possa essere morta.

D. - Tra i ragazzi della sua età, c’è qualche sentimento particolare che lei ha raccolto?

R. - Ho tenuto una veglia di preghiera riservata proprio ai ragazzi. Ho detto loro che un’esperienza di questo tipo ci dice come la vita sia bella e gioiosa, ma anche difficile e dura. Questa è un’esperienza che deve aiutarli a crescere, a scoprire la presenza del male: quando la cattiveria arriva a questo punto qui, il dolore è immane.

D. - Qual è stata la loro risposta?

R. - La loro risposta è soprattutto nei biglietti che lasciano in chiesa. Tutti cominciano con: “Ti aspettiamo”… “Ti vogliamo bene”… “Siamo vicini a te e ai tuoi genitori”…

D. - A quanti volessero, da lontano, essere veramente vicino a loro e continuare a sostenerli, cosa possiamo dire?

R. - Possiamo dire sicuramente che siamo cristiani, siamo i discepoli di colui che ha fatto della preghiera il senso della sua vita: così deve essere ora per noi. Il Signore ascolta sempre.(mg)







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