Duplice attentato in Iraq. Mons. Warduni: grande partecipazione ai riti natalizi
Nuova ondata di violenze in Iraq. Almeno 11 persone hanno perso la vita e altre 45
sono rimaste ferite in un duplice attentato sferrato questa mattina contro alcuni
uffici governativi nel centro di Ramadi. Nuove vittime anche fra cristiani. Si tratta
di una donna uccisa in seguito all'esplosione di una bomba mentre viaggiava sulla
sua auto sulla strada che da Baghdad conduce a Mossul. Gli ultimi episodi di sangue
interrompono una breve tregua che ha consentito ai cristiani di festeggiare il Natale
grazie alle stringenti misure di sicurezza prese dal governo. Molte, tuttavia, le
celebrazioni abolite a seguito dalle minacce di gruppi radicali islamici, di fronte
alle quali l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha di nuovo espresso una forte
determinazione a restare a nome di tutta la comunità. E al microfono di Marco Guerra
pone l’accento proprio sul tema della sicurezza, mons. Shlemon Warduni, vescovo
ausiliare di Baghdad dei Caldei:
R. - Manca
l’efficacia della legge, manca l’efficacia del governo, manca la pace, in realtà,
e manca la sicurezza. Abbiamo, quindi, bisogno di un governo forte per mettere in
pratica la legge, per dare sicurezza agli iracheni: a tutti gli iracheni, non solo
ai cristiani.
D. - Dopo nove mesi di trattative, martedì scorso si è
insediato il governo di Al Maliki. Lei crede nella possibilità di un cambiamento?
R.
- Se si cambia la mentalità, il cuore, gli interessi, l’atteggiamento verso l’altro,
verso la riconciliazione, si potrebbe cambiare; specialmente se si obbedisce a Dio,
Re della pace; specialmente se ci si guarda con amore l’uno con l’altro; specialmente
se si negano o si allontanano gli interessi personali o del partito o della confessione.
Speriamo che cambi qualcosa.
D. - Com’è stato il Natale per i cristiani
iracheni?
R. - Il Natale è andato molto bene: non ce lo aspettavamo
così. C’è stata tanta partecipazione da parte dei fedeli in tutte le chiese, anche
dove si pensava che sarebbe successo qualcosa o che avessero paura. Ad esempio a Dora,
a sud di Baghdad, in chiesa, c’erano più di 250 persone. Tanti nostri vicini di casa,
i nostri amici musulmani, ci hanno augurato un buon Natale. Quindi, noi speriamo che
questo spirito, questa realtà continui e si diffonda in tutto l’Iraq e in tutto il
mondo.
D. - L’alto livello di sicurezza, predisposto dal governo, ha
evitato nuovi attentati. Per la vostra comunità è possibile sperare in un ritorno
alla normalità?
R. - Il governo ha fatto il suo dovere e lo ringraziamo.
Certamente ci volevano la prudenza e la sicurezza, dopo che alcuni avevano parlato
contro i cristiani o altri, minacciandoli. La colpa non è solo degli iracheni: chi
è che vende le armi a questa gente? Chi aiuta questa gente? Tutto il mondo ci guarda,
speriamo, quindi, che si muova qualcosa. Abbiamo parlato anche con il Parlamento europeo
e abbiamo chiesto - supplicato - un suo aiuto, un aiuto che sia concreto. Noi speriamo
che il futuro dei cristiani venga garantito dalla misericordia del Signore.
D.
- Cosa auspica per il nuovo anno?
R. - Facciamo gli auguri a tutto il
mondo per questo 2011: che sia un anno di pace. Non vogliamo nient’altro: un anno
di pace. La pace, la sicurezza e il lavoro nel futuro garantirebbero ai cristiani
la possibilità di non lasciare il Paese.(ap)