Attacchi alle chiese nelle Filippine. Il presidente Aquino: campagna terroristica
Nelle Filippine è stato identificato un sospetto per l’esplosione della bomba sul
tetto di una chiesa durante la Messa di Natale, a Jolo. Nel dare la notizia il presidente
filippino, Benigno Aquino, ha anche precisato che in quella zona del Paese, roccaforte
dei ribelli islamici, è iniziata una “nuova campagna” di terrore. Nell’attacco sono
rimaste ferite almeno 6 persone, fra cui il sacerdote che celebrava. A Jolo sono molto
attivi i ribelli islamici del gruppo Abu Sayyaf, legati ad al Qaeda. Una forte condanna
dell’attentato è arrivata dagli ulema del Paese che invitano tutti i musulmani a “sollevarsi
contro questi gruppi che utilizzano l’islam per i loro interessi”. Debora Donnini
ha intervistato padre Gianni Re, missionario del Pime nelle Filippine:
R. – Jolo
è la capitale dell’isola di Sulu, che si trova nel sud delle Filippine e dove la stragrande
maggioranza della popolazione è composta da musulmani. L’attentato è avvenuto in una
cappella, all’interno di una piccola parrocchia, che si trova in un campo militare.
Le notizie di oggi dicono che si teme che l’attentato sia stato compiuto dalla Jemaa
Islamya o da Abu Sayyaf, gruppi legati ad al Qaeda. La situazione in
quella zona è sempre abbastanza critica e questo soprattutto nei confronti delle piccole
comunità cristiane, che si trovano in quella zona. Le altre zone delle Filippine sono
fortunatamente più tranquille, fatta eccezione per quelle zone dove c’è una forte
presenza di musulmani.
D. – Secondo lei, perché queste violenze nei
confronti dei cristiani?
R. – Si sa che questi gruppi, legati al movimento
di al Qaeda, vogliono scacciare tutti i cristiani da queste zone. Recentemente erano
stati rapiti alcuni insegnanti cristiani e quando sono stati rilasciati è stato detto
loro: “E’ meglio che voi ve ne andiate, perché noi non vogliamo in questa zona insegnanti
cristiani!”. Si tratta di questi piccoli gruppi legati ad al Qaeda. In altri posti
queste violenze non sono sempre riconducibili al terrorismo di stampo islamico: a
volte si tratta solamente di atti di criminalità comune, compiuto con l’unico scopo
di far soldi.
D. – Ieri, 26 dicembre, giorno in cui la Chiesa ricorda
il martirio di Santo Stefano, il Papa ha rinnovato il suo appello ad abbandonare le
vie dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e questo ricordando proprio
le violenze avvenute nei confronti dei cristiani anche nelle Filippine…
R.
– I sacerdoti e i vescovi continuano a ripetere proprio questo punto e cioè che la
cosa più importante è iniziare e continuare, laddove già si è iniziato qualcosa, questo
dialogo per cercare una vera riconciliazione e per raggiungere veramente la pace.
E questo per il bene di tutti i filippini. (mg)