Le parole del Papa durante il pranzo con i poveri. Testo integrale
Si è svolto oggi, presso l’atrio dell’Aula Paolo VI in Vaticano, il pranzo che il
Papa ha offerto ad oltre 250 poveri assistiti dalle diverse comunità romane delle
Missionarie della Carità, per il centesimo anniversario della nascita della Beata
Madre Teresa di Calcutta. Alla fine dell’incontro conviviale Benedetto XVI ha rivolto
queste parole:
Cari amici,
sono molto contento di essere oggi
con voi e rivolgo il mio cordiale saluto alla Reverenda Madre Generale delle Missionarie
della Carità, ai Sacerdoti, alle Suore, ai Fratelli contemplativi e a tutti voi presenti
per vivere insieme questo momento fraterno.
La luce del Natale del Signore
riempie i nostri cuori della gioia e della pace annunciata dagli Angeli ai pastori
di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini,
che egli ama”(Lc 2,14). Il Bambino che vediamo nella grotta è Dio stesso che si è
fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci ama: Dio è diventato uno
di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il male, per liberarci dal peccato,
per darci speranza, per dirci che non siamo mai soli. Noi possiamo sempre rivolgerci
a Lui, senza paura, chiamandolo Padre, sicuri che in ogni momento, in ogni situazione
della vita, anche nelle più difficili, Egli non ci dimentica. Dobbiamo dirci più spesso:
Sì, Dio si prende cura proprio di me, mi vuole bene, Gesù è nato anche per me; devo
avere sempre fiducia in Lui.
Cari fratelli e sorelle, lasciamo che
la luce del Bambino Gesù, del Figlio di Dio fatto uomo illumini la nostra vita per
trasformarla in luce, come vediamo in modo speciale nella vita dei santi. Penso alla
testimonianza della beata Teresa di Calcutta, un riflesso della luce dell’amore di
Dio. Celebrare 100 anni dalla sua nascita è motivo di gratitudine e di riflessione
per un rinnovato e gioioso impegno al servizio del Signore e dei fratelli, specialmente
dei più bisognosi. Il Signore stesso voleva essere bisognoso, come sappiamo. Care
Suore, cari Sacerdoti e Fratelli, cari amici del personale, la carità è la forza che
cambia il mondo, perché Dio è amore (cfr 1Gv 4,7-9). La beata Teresa di Calcutta ha
vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri
e abbandonati: un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere
in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa: il Cristo che adorava
e riceveva nell’Eucaristia continuava ad incontrarLo per le strade e per le vie della
città, diventando “immagine” viva di Gesù che versa sulle ferite dell’uomo la grazia
dell’amore misericordioso. A chi si domanda perché Madre Teresa sia diventata così
famosa, la risposta è semplice: perché è vissuta in modo umile e nascosto, per amore
e nell’amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare
Gesù e servirlo nei poveri. La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava
un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, è il segno visibile di un’esistenza
trasformata da Dio. Nella notte del dolore umano ha fatto risplendere la luce dell’Amore
divino e ha aiutato tanti cuori a trovare quella pace che solo Dio può donare.
Ringraziamo
il Signore, perché nella beata Teresa di Calcutta tutti abbiamo visto come la nostra
esistenza può cambiare quando incontra Gesù; può diventare per gli altri riflesso
della luce di Dio. A tanti uomini e donne, in situazioni di miseria e di sofferenza,
Ella ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona nessuno, mai! La
sua missione continua attraverso quanti, qui come in altre parti del mondo, vivono
il suo carisma di essere missionari e missionarie della Carità. La nostra gratitudine
è grande, care Sorelle, cari Fratelli, per la vostra presenza umile, discreta, nascosta
agli occhi degli uomini, ma straordinaria e preziosa per il cuore di Dio. All’uomo
spesso in ricerca di felicità illusorie, la vostra testimonianza di vita dice dove
si trova la vera gioia: nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità
di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano.
Cari amici! Sappiate
che il Papa vi vuole bene, vi porta nel cuore, vi raccoglie tutti in un abbraccio
paterno e prega per voi. Tanti auguri! Grazie per aver voluto condividere la gioia
di questi giorni di festa. Invoco la materna protezione della Santa Famiglia di Nazareth
che oggi celebriamo - Gesù, Maria e Giuseppe - e benedico voi tutti e i vostri cari.
Ma sul clima in cui si è svolto questo incontro conviviale
ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi,
al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Il clima è stato estremamente sereno
e composto. Il Papa è arrivato poco prima dell’una ed è stato accolto sulla porta
da suor Mary Prema, che è la superiora generale, dal padre Sebastian, che è il superiore
del ramo maschile, e da fratel Brian che è il superiore dei fratelli contemplativi.
Il Papa è stato anche accolto da un’altra piccola rappresentanza di ospiti delle varie
comunità delle Suore di Madre Teresa, che erano vestiti in forma di sacra rappresentazione:
c’erano un San Giuseppe e una Madonna con un piccolo bambino e poi c’erano i Re Magi.
Hanno accolto il Papa ed hanno fatto dei piccoli doni. C’era un bel coro di suore
di Madre Teresa, che cantavano canti natalizi e che hanno accompagnato l’arrivo del
Papa e l’inizio del pranzo. Il Papa ha attraversato la grande “assemblea”, perché
erano presenti più di 500 persone, sedute intorno a quattro file di tavoli, messi
molto fitti proprio perché lo spazio non è immenso. Passando tra di loro si è fermato
a salutare tante persone e in particolare i bambini. Arrivando, gli è stata messa
una corona di fiori bianchi e gialli al collo secondo l’uso indiano classico ed anche
di Madre Teresa. C’è stata molta gioia e anche molta compostezza: si vedeva che gli
ospiti di queste comunità sentivano di trovarsi in un ambiente un po’ diverso dal
solito e quindi erano molto rispettosi, ma anche - naturalmente - molto contenti.
Hanno salutato il Papa con un bell’applauso. Il Papa era seduto ad un tavolo centrale
insieme alla madre superiora e ai due superiori dei rami maschili, ma anche con tanti
ospiti delle comunità: accanto a lui c’era - da una parte - un signore che viene dalla
Svizzera e - dall’altra - una signora che viene dall’Italia. Erano 14 gli ospiti,
in rappresentanza di tutte le comunità, che sedevano attorno a lui, al tavolo centrale.
D. - I missionari e le missionarie di Madre Teresa assistono a Roma
tantissimi poveri, persone senza fissa dimora, detenuti, malati di Aids: anche in
Vaticano - e forse molti non lo sanno - c’è una struttura di accoglienza…
R.
- Sì, c’è la “Casa dono di Maria”, che da molti anni fa un’accoglienza ai poveri,
distribuendo anche pasti alle persone che non hanno da mangiare e che vengono ogni
giorno a bussare alla porta delle suore di Madre Teresa per ricevere accoglienza.
Ci sono anche molti che portano a questa casa generi alimentari e aiuti, in modo tale
da partecipare alla carità che passa attraverso le suore. (mg)