Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa Domenica che celebra la Santa Famiglia, la liturgia ci presenta il passo
in cui, subito dopo la partenza dei Magi da Betlemme, un angelo del Signore appare
in sogno a Giuseppe dicendogli:
«Àlzati, prendi con te il bambino e sua
madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare
il bambino per ucciderlo».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Siamo ancora
immersi nella gioia del Natale – e desidero fare gli auguri a tutti gli ascoltatori.
Ma la festa della Sacra Famiglia, che la liturgia propone nella domenica fra Natale
e Capodanno, spinge il nostro sguardo e la nostra fede a meditare la tragedia della
fuga precipitosa in Egitto: Giuseppe, la sua sposa Maria e il bambino devono scappare.
Una scena dolce solo nelle leggende e nelle pitture: perché doveva essere una notte
di paura e angoscia, e il viaggio faticoso, penoso e pieno di insidie. E non era neanche
tanto breve. Soli e sradicati, clandestini e senza risorse di nessun genere: questo
appaiono per ora i membri di questa famigliola di rifugiati. La consapevolezza di
un piano misterioso di Dio in quella condizione non doveva essere molto facile: eppure
vanno e rimangono almeno alcuni anni. Anni oscuri, ma anche di affetto reciproco fra
loro, di povertà e memorie intime. Proprio come per tante famiglie oggi, tanti immigrati,
profughi, rifugiati: una esperienza difficile a cui neppure il Figlio di Dio è stato
sottratto. Abbiamo in questa pagina evangelica una sorgente di luce che ci interpella,
ma anche illumina e sostiene tante tragedie e consola tante lacrime segrete”.