Manifestazione a Roma in favore della liberazione di Asia Bibi
Una manifestazione per Asia Bibi, la donna pachistana, madre di 5 figli, condannata
a morte per blasfemia e che attende il processo di appello. A indirla a Roma, per
il prossimo 26 gennaio, diverse associazioni fra cui quella dei Parlamentari Amici
del Pakistan e quella dei Pakistani cristiani in Italia. Gli organizzatori sostengono
anche la proposta di revisione della legge sulla blasfemia già approdata al parlamento
di Islamabad. Intanto è previsto che oggi un’alleanza di gruppi radicali islamici
porti in strada migliaia di militanti contro il rilascio della donna e contro la modifica
della legge sulla blasfemia. Sulle ragioni della manifestazione di Roma, per la liberazione
di Asia Bibi, Debora Donnini ha intervistato Luisa Santolini, presidente
dell’Associazione Parlamentari Amici del Pakistan, che riunisce oltre 100 parlamentari
di tutti gli schieramenti:
R. - Da quando
avvengono in maniera sempre più frequente queste condanne e aumentano quindi i rischi
per i cristiani nel mondo, avevamo pensato di rispondere pacificamente e responsabilmente
a quello che sta avvenendo. E questo anche per non lasciare soli coloro che sono in
trincea in Italia come all’estero: il fatto che Asia Bibi a distanza di tanto tempo
non sia stata ancora liberata e che addirittura ci sia una manifestazione che vuole
in qualche modo spingere il governo a prendere decisioni contro la liberazione di
Asia Bibi, ci è sembrata veramente la goccia che fa traboccare il vaso. A questo punto
è giusto che anche noi facciamo sentire la nostra voce, certo rispettosa ma assolutamente
autorevole, perché vogliamo che ci si renda conto di come si viva in maniera assolutamente
drammatica in questi Paesi, di fronte a questo fanatismo.
D. - In Pakistan,
la revisione della cosiddetta legge sula blasfemia non è sostenuta solo dai cristiani:
è approdata in parlamento su iniziativa di una parlamentare musulmana e lo stesso
presidente Zardari ha voluto una commissione, presieduta dal ministro delle minoranze,
che peraltro è cristiano, per elaborare un progetto di revisione. Dunque, all’interno
del Pakistan, c’è una divisione…
R. - E’ proprio questo che ci dà speranza
e ci dà la convinzione di andare avanti. E’ vero che ci sono dei parlamentari anche
musulmani moderati che sono contrari a queste forme così violente di persecuzione.
L’idea dell’Associazione è proprio quella - speriamo poi di poter andare anche in
Pakistan - di avere un collegamento, uno scambio di idee con il governo locale e con
i parlamentari.
D. - Secondo lei, il presidente Zardari rischia di
subire le pressioni dei gruppi estremisti?
R. - E’ nei fatti che questa
legge sulla blasfemia non sia ancora stata toccata. L’impressione è che questa legge
venga usata per eliminare persone scomode, anche tra gli islamici: non è solamente
un problema per i cristiani. Siamo veramente all’arbitrio totale! L’Islam moderato
è con noi e il presidente del Pakistan - e non solo il presidente - è una persona
che merita tutto il nostro appoggio perché sicuramente vuole andare in questa direzione.
Bisogna sostenere questi tentativi e far capire che c’è una Comunità internazionale
che li sostiene.
D. - Tanto più che la Commissione per la revisione
della legge sulla blasfemia l’ha voluta Zardari…
R. - Esatto. Questa
manifestazione non è contro qualcuno, ma è a sostegno proprio delle persone di buona
volontà. Noi vorremmo riunire tutti gli uomini di buona volontà, partendo dal presidente
del Pakistan ed arrivando all’ultimo dei parlamentari, arrivando agli imam, e vorremmo
dire loro: “Uniamoci, perché non è un problema solamente cristiano, è un problema
molto più ampio; non è solamente un problema relativo ad una cattiva interpretazione
della legge, perché qui ci vanno di mezzo vite umane". (mg)