Marcia dei bambini a Betlemme per chiedere la pace senza muri
A Betlemme, la gioia per il Natale è scandita da celebrazioni, canti, preghiere e
iniziative accomunate dalla speranza di un’autentica riconciliazione. Oggi, in particolare,
si è tenuta la III edizione della Marcia dei “bambini senza frontiere per l'unità
e la pace”, promossa dalla Fondazione Giovanni Paolo II. Sulla marcia si sofferma,
al microfono di Amedeo Lomonaco, Charlie Abou Saada, direttore di Juthouruna
Youth Forum, organizzazione con sede a Betlemme rivolta ai giovani cristiani e musulmani
della Palestina:
R. – Stamattina,
nella città di Betlemme, che ha visto la nascita di Gesù Bambino, centinaia di bambini
palestinesi, musulmani, cristiani sono venuti da tutte le parti della Palestina e
hanno gridato a piena voce esprimendo prima di tutto a Dio, e poi alle autorità politiche,
il desiderio di avere la pace e la giustizia in Terra Santa. E’ stato bello anche
per noi di Betlemme vedere tutti questi bambini. Purtroppo, per la maggior parte di
loro è stata la prima volta l'essersi recati a Betlemme. Qualcuno è venuto da Jenin,
da Nablus, da Gerico, attraversando i posti di blocco, i check-point per venire
a festeggiare questo Santo Natale a Betlemme.
D. – Da segnalare, poi,
che per questo periodo di Natale sono aperti per i cristiani tutti i check-point
di Betlemme e Gerusalemme...
R. – Sì, c’è una novità, un progresso,
ma la difficoltà è ancora tanta. Vado a Gerusalemme, al Santo Sepolcro e nella città
vecchia di Gerusalemme... ma poi quando torno a casa, torno in questa prigione, in
questo muro che si chiama Betlemme.
D. – Quale è la situazione della
comunità cristiana di Betlemme?
R. – Ci sono pellegrini e turisti. Noi
ci sentiamo vivi e cerchiamo di lavorare. Quest’anno, abbiamo avuto veramente tanti
pellegrini: abbiamo respirato e visto in questi giorni le nostre famiglie cristiane
qui a Betlemme, al campo dei pastori, andare a spasso con i bimbi, per far vedere
loro gli alberi di Natale. Quindi, da questo punto di vista, c’è più tranquillità,
perché si lavora di più, ma dall’altra parte rimane l’occupazione israeliana: c’è
sempre il muro che ci racchiude e le difficoltà sono tantissime. Chiediamo veramente
l’intervento di Dio, prima di tutto.
D. – Tra gli appuntamenti più attesi
a Natale, sicuramente c’è la Messa di mezzanotte, che sarà presieduta a Betlemme dal
patriarca latino, mons. Fouad Twal...
R. – Sì, a mezzanotte. Sono ormai
due settimane che si stanno preparando per questo grande evento. Sarà presente anche
il nostro presidente palestinese, Mahmoud Abbas,Abu Mazen. Nel
suo messaggio, sicuramente il patriarca Fouad Twal farà cenno alla pace, alla giustizia.
Da sempre – questa è la nostra preghiera – chiediamo a Dio di darci il dono della
pace, della giustizia. Ma i nostri giovani, i bambini si stanno rassegnando ed è questo
il grosso problema. Dobbiamo aiutare questi giovani e questi bambini a non rassegnarsi.(ap)