Costa d’Avorio. Il nunzio: l'unica via è il dialogo
In Costa d'Avorio, almeno 173 persone sono state uccise in pochi giorni: lo hanno
affermato oggi le Nazioni Unite. “Tra il 16 ed il 21 dicembre, il personale per i
diritti umani ha avuto informazioni di 173 uccisioni, 90 casi di tortura e maltrattamenti,
471 arresti e detenzioni e 24 casi di scomparse forzate o involontarie” ed ha ricevuto
notizie di fosse comuni che non ha potuto però verificare, ha affermato oggi a Ginevra,
la vice Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Kyung-wha Kang in un intervento
alla sessione straordinaria del Consiglio diritti umani sulla situazione in Costa
d'avorio. Un progetto di risoluzione condanna le violazioni dei diritti umani e chiede
il rispetto della volontà del popolo, accentuando quindi la pressione della comunità
internazionale sul presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo che rifiuta di lasciare
il potere nonostante la sconfitta elettorale. Della situazione nel Paese ci parla,
al microfono di Helene Destombes, il nunzio apostolico in Costa d’Avorio, mons.
Ambrose Madtha:
R. - Vorrei
dire che la situazione è molto preoccupante per tutto il Paese a causa delle posizioni
dure dei due leader che chiedono di essere eletti. Però, penso che attraverso il dialogo
tra le due parti questa questione si possa risolvere. È importante che entrambe le
parti facciano un compromesso e che comincino a dialogare.
R. - Lei
teme una nuova guerra civile nel Paese?
R. – C’è questa preoccupazione
perchè se entrambi non accettano la posizione degli altri, allora c’è purtroppo la
possibilità di una guerra civile. Però io spero sempre che non succederà perchè qualsiasi
guerra civile o qualsiasi conflitto non aiuterebbe nessuno. (bf)
Minacce
incrociate tra le due Coree Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha affermato
oggi che l'esercito di Seul lancerà “un contrattacco spietato” in caso di nuovo attacco
della Corea del Nord. Da parte di Pyongyang, risponde il ministro nordcoreano delle
Forze Armate, Kim Yong-chun, per ribadire che la Corea del Nord è pronta alla "guerra
santa" contro il Sud utilizzando il proprio deterrente nucleare. Il presidente sudcoreano
Lee si è recato a visitare i reparti schierati sul confine fortificato tra i due Paesi,
mentre poco lontano i militari conducevano massicce esercitazioni che hanno coinvolto
l'artiglieria, i mezzi corazzati e l'aviazione. Si tratta della quarta tornata di
esercitazioni dei militari sudcoreani - una delle quali tenuta insieme agli Usa -
dal 23 novembre, quando quattro persone sono rimaste uccise in un bombardamento lanciato
dalla Corea del Nord contro l’isola. Il bombardamento, avvenuto dopo l'affondamento
della nave sudcoreana Cheonan, anch'esso attribuito alla Corea del Nord, ha radicalizzato
l'opinione pubblica sudcoreana, spingendo il presidente ad indurire le sue posizioni
verso il vicino. Gli osservatori ritengono improbabile una reazione nordcoreana nel
prossimo futuro, ma le prospettive di pace sembrano lontane. La Corea del Nord, sostenuta
dalla Cina e dalla Russia, propone ora una ripresa dei colloqui di pace interrotti
da due anni. Gli Usa e il Giappone hanno invece affiancato la Corea del Sud nel chiedere
a Pyongyang gesti distensivi “concreti” prima di tornare al tavolo dei negoziati.
Il
premier italiano annuncia "un sicuro allargamento della maggioranza" Slittamento
del pagamento delle tasse in Abruzzo, compiacimento per la riforma dell'Università
in via di approvazione definitiva al Senato e governabilità. Con questi temi il presidente
del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha dato il via alla tradizionale conferenza
stampa di fine anno a Roma. Ha assicurato che il governo sarà in grado di andare avanti,
annunciando un sicuro allargamento della maggioranza con un cambiamento di nome del
partito che però non sarà un ritorno a Forza Italia. Berlusconi ha detto che sarebbe
irragionevole andare alle elezioni e ha spiegato di aver posto alla Lega il termine
di gennaio. Ha definito invece ragionevole un tavolo con il terzo polo. Il premier
italiano ha parlato di un’Italia mai così autorevole in politica estera e ha sottolineato
che in Italia sono stati assicurati tutti gli stipendi ai dipendenti pubblici, cosa
che non è successa in altri Paesi. Del presidente della Camera, Fini ha detto che
deve essere super partes ma non lo è.
Pacchi esplosivi ad ambasciate svizzera
e cilena a Roma Un pacco esplosivo recapitato presso l'ambasciata svizzera
a Roma ha provocato il ferimento di un addetto della sede diplomatica elvetica, che
rischia di perdere la mano sinistra. L'uomo, che ha 53 anni, è ricoverato al Reparto
di chirurgia generale del Policlinico Umberto I. E dopo qualche ora è giunta notizia
del ferimento di un addetto dell'ambasciata cilena, anche lui colpito all'apertura
del pacco esplosivo.
In Irlanda, sostegni alla Allied Irish Banks: la stampa
parla di nazionalizzazioni Il governo irlandese si prepara ad iniettare altri
3,7 miliardi di Euro nell'istituto "Allied Irish Banks", ed in sostanza a nazionalizzarlo.
Lo scrive il "Financial Times", secondo cui in giornata il premier, Brian Lenihan,
chiederà il permesso all'Alta Corte di Dublino di poter attingere dal Fondo Nazionale
di Previdenza per prendere il controllo di Aib. Il titolo perde il 7,5% alla Borsa
di Dublino.
Si discute sull’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area Schenghen La
presidenza ungherese di turno della Ue, che si insedia dal primo gennaio prossimo,
appoggia l'ingresso di Romania e Bulgaria nell'area di libera circolazione Schenghen,
ma dovrà vedersela con l'opposizione di Francia e Germania. La decisione infatti deve
essere presa dal Consiglio Ue con l'unanimità dei 27 Stati membri. “L'area di Schenghen
senza controlli ai confini rappresenta uno dei risultati più importanti della Ue per
i suoi cittadini. La presidenza ungherese sosterrà l'ingresso di Romania e Bulgaria
nell'area entro il primo semestre del 2011, se i due Paesi avranno rispettato i criteri
richiesti”, si legge nel programma delle priorità del semestre ungherese. La questione
dell'allargamento ad est dell'area di Schenghen sta creando polemiche a livello europeo,
dopo la lettera con la quale Francia e Germania hanno informato la Commissione Ue
e i partner della loro decisione di bloccare l'ingresso di Bulgaria e Romania, attesa
per il prossimo marzo.
Ancora nuove costruzioni di insediamenti israeliani
in Cisgiordania Dalla fine della moratoria di 10 mesi, scaduta lo scorso settembre,
Israele ha ripreso con un'intensità apparentemente senza precedenti, le costruzioni
negli insediamenti ebraici in Cisgiordania e ha approvato progetti che prevedono 13mila
nuovi alloggi, secondo il movimento pacifista israeliano Peace Now. L'organizzazione
afferma che i lavori per la costruzione di 1712 nuovi alloggi sono già cominciati
negli scorsi tre mesi e in pratica in almeno una sessantina dei 130 insediamenti esistenti
è visibile un'intensa attività edilizia. I dati di "Peace Now" sono stati giudicati
credibili anche da esponenti dei circa 300 mila coloni in Cisgiordania (ai quali si
aggiungono altri 200 mila a Gerusalemme est), come David Haivri, del Consiglio Regionale
(degli insediamenti) della Samaria (nord Cisgiordania). “Le cifre di Peace Now
- ha detto – sono credibili e il conteggio mi sembra logico. La differenza è che noi
le giudichiamo positivamente e loro negativamente”. L'Ong israeliana nota che i progetti
edilizi riguardano non solo insediamenti in prossimità di Israele, situati in aree
che potrebbero divenire parte dello Stato ebraico nel caso di un per ora ipotetico
accordo di pace con i palestinesi, ma anche colonie che si trovano in profondità nel
territorio cisgiordano. Mark Reghev, portavoce del premier Benyamin Netanyahu, ha
affermato che questo sviluppo edilizio “non avrà alcun effetto sui (futuri) confini
di pace” da concordare con i palestinesi. La comunità internazionale considera illegali
gli insediamenti ebraici nei Territori occupati o almeno un ostacolo agli sforzi per
porre fine al conflitto israelo-palestinese.
Attentato nel nord dell’Afghanistan:
un poliziotto morto e 5 civili feriti Un poliziotto è morto oggi in seguito
a un attentato suicida, che ha ferito anche cinque civili, a Kunduz, nel nord dell'Afghanistan.
Lo ha dichiarato all'agenzia Afp un funzionario locale. Il capo della polizia della
provincia, Abdul Rahman Sayedkhaili, ha detto che il kamikaze ha attivato la carica
esplosiva che aveva indosso alle 8 (le 4,30 italiane) quando, nel centro di Kunduz
City, è stato fermato per un controllo. Il nuovo attentato segue di quattro giorni
quello rivendicato dai talebani contro un Centro di reclutamento dell'esercito afghano
nel quale almeno due kamikaze sono entrati in azione causando la morte di quattro
soldati e quattro agenti di polizia.
Il Senato Usa ratifica il Trattato
Start con la Russia “Il più significativo accordo sul disarmo degli ultimi
anni”. Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama dopo l’approvazione, da parte
del Senato di Washington, del Trattato Start Usa-Russia. Il documento sulla riduzione
degli arsenali nucleari è passato con un’ampia maggioranza, 71 senatori contro 26:
una ratifica bipartisan, con 11 senatori repubblicani che si sono uniti ai democratici
nel sostenere il nuovo Trattato. Il servizio di Giada Aquilino:
L’accordo
stabilisce un limite di 1.550 testate nucleari che scatterà entro sette anni dall’entrata
in vigore del Trattato, stabilendo una diminuzione del 74% rispetto all'accordo Start
del 1991 e del 30% rispetto al Trattato di Mosca del 2002. Il limite per i vettori
è di 700 unità. L’intesa - siglata lo scorso aprile al Castello di Praga dal
presidente statunitense Barack Obama e dal capo del Cremlino Dmitry Medvedev - avrà
la durata di dieci anni e potrà poi essere ulteriormente estesa per un massimo di
altri cinque. La Russia ha intanto fatto sapere che la Duma, la camera bassa del Parlamento,
potrebbe ratificare il documento già domani. I vescovi degli Stati Uniti hanno
salutato con soddisfazione la ratifica del Trattato da parte del Senato. Mons. Howard
J. Hubbard, presidente della Commissione per la giustizia e la pace internazionale
della Conferenza episcopale Usa (USCCB) e vescovo di Albany, ha enfatizzato l’importanza
del voto bi-partisan, ricordando il sostegno da sempre dato dalla Santa Sede e dai
vescovi locali agli sforzi per il disarmo e per la non proliferazione nucleare, un
appoggio – ha detto – basato sulla “preoccupazione morale della Chiesa” per gli effetti
“indiscriminati e sproporzionati” di queste armi. A tal proposito, nelle scorse settimane
i presuli avevano già sottolineato i medesimi concetti in una lettera ai senatori
per sollecitare la ratifica.
L’ex dittatore argentino Videla condannato
all’ergastolo L'ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla, 85 anni, è stato
condannato all'ergastolo perchè riconosciuto colpevole di aver fatto sequestrare,
torturare e fucilare 31 detenuti politici che erano in balia regime in un carcere
di Cordoba tra l'aprile e l'ottobre del 1976, cioè poco dopo il golpe da lui guidato
il 24 marzo dello stesso anno. Nella sentenza è stato stabilito anche che l'ex generale
venga “trasferito immediatamente” in un penitenziario civile. In uno storico processo,
nel 1985 Videla era già stato condannato all'ergastolo insieme agli ex generali che
si erano succeduti nelle Giunte militari che hanno governato l'Argentina fino al 1983.
Cinque anni dopo, era però tornato in libertà in seguito all'indulto decretato dall'allora
presidente Carlos Menem, beneficio che ha però perduto quando, nel 2005, la Corte
suprema lo ha dichiarato incostituzionale. Da allora è stato accusato per vari reati
di “lesa umanità” in diverse cause e quello di Cordoba è il primo processo contro
di lui ad essersi concluso concluso. Con Videla è stato condannato all'ergastolo anche
l'ex generale Luciano Benjamin Menendez, sebbene per lui è stata chiesta una visita
medica per sapere se può essere trasferito in un carcere civile. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio
Vaticana Anno LIV no. 357
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