2010-12-22 14:55:54

Nuova massiccia ondata di esercitazioni militari della Corea del Sud


La Corea del Sud ha annunciato di aver dato inizio alla più massiccia esercitazione militare marina e terrestre a ridosso del confine con la Corea del Nord. Questa nuova ondata di manovre militari navali, aeree e terrestri segue di due giorni una breve esercitazione di artiglieria sudcoreana sull'isola di Yeonpyeong, che il 23 novembre scorso fu cannoneggiata dai nordcoreani causando quattro morti. Il servizio di Fausta Speranza: RealAudioMP3

Nell’ambito delle operazioni di questi giorni, è annunciata per domani la più grande esercitazione militare terrestre della storia della Corea del Sud. Si terrà a soli circa 25 chilometri dalla frontiera con la Corea del Nord. Oggi, l’esercitazione navale si tiene a 100 chilometri a sud del confine marittimo tra le due Coree, confine contestato da Pyongyang. Dunque Seul continua a voler mostrare i muscoli. E i vertici militari fanno sapere che la maggior parte dei mezzi meccanici userà vere munizioni”. Due giorni fa, in occasione dell'esercitazione di artiglieria, Pyongyang aveva affermato che “non vale la pena di reagire alle provocazioni”. E di questa nuova tornata di esercitazioni finora la Corea del Nord non ha fatto parola. Si tratta, secondo gli osservatori, di manovre volute da Seul per rassicurare l'opinione pubblica sudcoreana dopo l'attacco di novembre e quello precedente in marzo contro la nave sudcoreana Cheonan, che causò la morte di 46 marinai. Sul piano internazionale, c'è sullo sfondo la questione nucleare: la Casa Bianca esprime scetticismo sulla possibilità di riprendere i colloqui a sei finchè la Corea del Nord non avrà mostrato di voler rispettare i suoi obblighi e non avrà messo fine alle sue azioni bellicose. E la Cina invita la Corea del Nord a dare seguito al proprio impegno, espresso ieri al governatore del New Mexico, Bill Richardson, di consentire agli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) di tornare a controllare le installazioni nucleari di Yongbyon. Gli ispettori sono stati cacciati nel 2009 da Pyongyang.

Resta incerta la sorte dei 250 profughi prigionieri nel deserto del Sinai
Le condizioni dei 250 profughi eritrei e di altre nazionalità, ostaggio di un gruppo di trafficanti di esseri umani che li tengono prigionieri dal 24 novembre scorso nel deserto del Sinai egiziano, non sono acnora chiare. Finora, sono otto i profughi uccisi perché non avrebbero potuto pagare il riscatto richiesto per raggiungere Israele: quattro invece sarebbero quelli rilasciati. Gli uomini si troverebbero in una sorta di accampamento-lager, del quale il governo egiziano ha finora negato l'esistenza. Emanuela Campanile ne ha parlato con Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:RealAudioMP3

R. – Novità non ci sono, in quanto a noi le autorità egiziane hanno detto che si stanno occupando del caso e stanno cercando queste persone. Però, non si è ancora riusciti a rintracciare il luogo preciso. Certo, quello del Sinai è un territorio difficile.

D. – Nel suo blog, riguardo a questi ostaggi, lei scrive:“Una realtà agghiacciante, tipica dei nostri tempi, che non sembra interessare nessuno”...

R. – Sì, perché quello che stiamo vedendo è che, di fatto, le persone che fuggono dai Paesi di origine in cui ci sono i conflitti, che fuggono dalle dittature, si trovano davanti a una realtà sempre più difficile: le strade sono tutte chiuse, interdette, e questa chiusura genera di fatto un mercato fiorente per persone senza scrupoli, che su questo lucrano. Tutto questo accade, però, senza che effettivamente si intervenga per interromperlo.

D. – La comunità internazionale è latitante: è questo intende dire?

R. – La comunità internazionale, ma anche l’opinione pubblica, non mi sembra sia stata molto partecipe. Ora, noi siamo venuti a sapere di questi 250, ma sicuramente non è la prima volta che persone in fuga si trovino poi nelle mani di bande senza scrupoli. Eppure, tutto questo continua, come se non ci sia la volontà sufficiente per interrompere questo mercato.(ap)

Ancora morti a Mogadiscio
Nuovi scontri sono scoppiati questa mattina a Mogadiscio, in Somalia, tra i ribelli islamici Al Shabaab e le truppe del governo di transizione somalo (Tfg), supportate dai peacekeeper Amisom, con almeno due morti e diversi feriti. Secondo le emittenti locali, che citano testimoni, il bilancio delle vittime potrebbe essere più alto. I combattimenti sono esplosi nel quartiere periferico di Bondhere, a nord della capitale, ma colpi di arma da fuoco si sono sentiti provenire anche dalla zona della marina. Fonti mediche dei diversi ospedali stanno dando assistenza a numerosi civili rimasti feriti.

Il segretario generale dell'Onu chiede aiuti per la Costa d’Avorio
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha chiesto alla comunità internazionale di fornire aiuti alle forze dell'Onu in Costa d'Avorio. Prendendo la parola dinanzi all'Assemblea generale, Ban, e spiegando che i militari fedeli a Laurent Gbagbo stavano tentando di isolare le forze dell'Onu, il capo del Palazzo di vetro si è detto “preoccupato, perchè questi ostacoli ai rifornimenti destinati alla missione e all'Hotel du Golfe (dove si trova il presidente eletto Alassane Ouattara) rischiano di mettere i nostri caschi blu in una situazione critica nei prossimi giorni”. Il segretario generale dell'Onu ha quindi lanciato “un appello vigoroso ai Paesi membri in grado di farlo perchè si preparino ad appoggiare la missione inviando rifornimenti”, poichè “di fronte a questa sfida diretta e inaccettabile nei confronti della legittimità delle Nazioni Unite, la comunità internazionale non può restare con le mani in mano”. Intanto, la Nigeria ha deciso di evacuare dalla Costa D'Avorio tutti i propri diplomatici, dopo che la sua ambasciata ad Abidjan è stata attaccata. Lo ha detto ai giornalisti nella capitale nigeriana Abuja il ministro degli Esteri nigeriano, Odein Ajumobobia. Il ministro non ha precisato quando esattamente la sede diplomatica sia stata presa d'assalto e se sia stata danneggiata.

Duri scontri nell'Afghanistan meridionale: uccisi 5 civili e 7 insorti
Forze della coalizione internazionale e talebani si sono impegnati in una dura battaglia nella provincia meridionale afghana di Helmand, che ha causato la morte di cinque civili e di sette insorti. Tutto è cominciato, riferisce l'agenzia di stampa Pajhwok, quando un commando di talebani ha attaccato ieri una pattuglia della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto controllo Nato) nel villaggio di Nizamuddin del distretto di Sangin. “Purtoppo - sostiene in un comunicato l'ufficio del governatore di Helmand - cinque civili, tre donne e due bambini, sono stati uccisi nella battaglia che ha portato al sequestro da parte dell'Isaf di un ingente quantitativo di armi”. Su questa base, il governatore ha chiesto di “tutelare l'incolumità dei civili negli scontri” alle forze guidate dalla Nato che hanno annunciato l'apertura di una inchiesta.

L’appello del Custode di Terra Santa per il Natale
“Non rendiamo vano questo Natale”. È l’appello lanciato da padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, nel messaggio per il Natale 2010. “È una festa – si legge nel testo – che ci porta “a vedere Dio in un bambino”, a credere “in un Dio che sceglie di racchiudere la sua grandezza nella piccolezza della nostra umanità”. Padre Pizzaballa esorta anche a guardare al Medio Oriente, alla Terra di Gesù, con lo sguardo di Dio. Ascoltiamo il custode di Terra Santa intervistato da Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

R. - Mi sono rifatto al brano dell’omelia di Papa Benedetto XVI all’apertura del Sinodo. Molto spesso quando parliamo di Terra Santa e di Medio Oriente, entriamo in disquisizioni politiche, prospettive, dicerie, c’è un po’ di tutto… Sarebbe bene e sarebbe importante darci invece anche una prospettiva diversa, che è quella di Dio: Dio che si fa carne, che perdona, che dona misericordia e che soprattutto sa cambiare il cuore dell’uomo perché ci crede.

D. - Un altro suo appello è di non rendere vano questo ennesimo, ma sempre nuovo Santo Natale…

R. - Diciamo tante cose che sono vere, ma molto spesso si corre il rischio di farle scivolare via… Il messaggio del Natale è molto bello, è sempre lo stesso, ma è sempre nuovo: è Dio che ci ama.

D. - Un augurio speciale dalla Terra Santa dal custode di Terra Santa…

R. - Il mio augurio è che il Natale, che colma le attese di ogni uomo che incontra Dio che si fa carne, sia anche un nuovo inizio per ciascuno di noi, per ogni uomo che vede in Dio la pienezza di ogni nostra attesa. (mg)

Italia, studenti ancora in piazza contro la riforma dell’Università
Sono tornati oggi di nuovo in piazza gli studenti italiani, a Roma e in tante città, in vista dell’approvazione definitiva al Senato del ddl di riforma dell’Università. In alcuni casi, come a Milano e a Palermo, si sono verificati scontri con le forze dell’ordine. A Roma, la manifestazione non ha interessato questa volta il "triangolo del potere" - Camera-Senato-Palazzo Chigi - ma altre zone della città. La protesta, che ha assunto spesso toni ironici e fantasiosi, è stata sospesa in segno di solidarietà dopo la notizia della morte di un operaio immigrato, a causa del crollo di un solaio nella Facoltà di Scienze Politiche all'Università La Sapienza. Secondo quanto si apprende da qualificate fonti del Quirinale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è disposto a un incontro con gli studenti che due giorni fa avevano indirizzato una lettera al capo dello Stato, scritta dai collettivi studenteschi de La Sapienza, per chiedergli di non firmare il ddl Gelmini. In uno dei passaggi cruciali della lettera si legge: "Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini, Lei sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia". Alla notizia della disponibilità di Napolitano gli studenti hanno esultato.

Arcipelago di Tonga, eletto un nobile come premier
Un mese dopo le prime elezioni semi-democratiche nella piccola nazione-arcipelago di Tonga (121 mila abitanti), situata nel Pacifico, unica monarchia nella Polinesia, è stato nuovamente eletto premier un nobile. Il partito democratico aveva vinto 12 dei 17 seggi elettivi, ma altri 9 seggi restano riservati alla nobiltà terriera, e il loro candidato, Lord SialèAtaonga Tùivakano, è stato eletto premier con il sostegno dei cinque indipendenti. Quattro anni fa, il malcontento per la lentezza delle riforme politiche era scoppiato in violente proteste nella capitale Nukùalofa, quando centinaia di giovani erano scesi in strada, otto persone erano rimaste uccise e dati alle fiamme molti edifici. Le ultime elezioni hanno segnato un passo avanti nella transizione verso la democrazia. Per la prima volta, la maggioranza dei parlamentari è stata eletta dal popolo invece di essere nominata dal re, George Tupou V, i cui antenati unificarono l'arcipelago di 170 isole nel 1845. Il vecchio sistema prevedeva che meno di un terzo, appena nove deputati, fossero eletti del popolo nella Camera di 26 seggi. Nel nuovo parlamento, il loro numero è salito a 17.

Pechino vieta la lingua inglese sui mass media
L'Amministrazione generale per la stampa e le pubblicazioni (Gapp), l'agenzia governativa cinese incaricata di controllare il settore, citata dalla stampa, scrive che “le parole straniere mischiate con quelle cinesi danneggiano gravemente la purezza della lingua cinese e turbano l'altrimenti sano e armonioso ambiente culturale”. L'uso di alcune parole come “cool” (“forte”, “alla moda”) o di abbreviazioni inglesi come Cpi (indice dei prezzi al consumo, la misura dell'inflazione) o Gdp (Prodotto interno lordo) sono frequenti nella lingua parlata cinese e sono largamente usati anche dalla stampa e nei libri, in particolare in quelli di economia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 356

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