La Nord Corea rinuncia a reagire con un attacco alle esercitazioni militari di Seul
La rinuncia della Corea del Nord a reagire con un attacco militare alle manovre tenute
ieri dall'esercito sudcoreano nel Mar Giallo ha creato ''un'opportunità per riprendere
il dialogo nella penisola coreana''. Lo ha affermato il mediatore statunitense Bill
Richardson, arrivando a Pechino dopo una missione a Pyongyang. Nei giorni scorsi la
Nord Corea aveva attaccato l’isola di Yeonpyeong, controllata dal Sud. La Cina, da
parte sua, ha sollecitato le due Coree ad agire con la massima moderazione. Della
situazione lungo il 38° parallelo, Giada Aquilino ha parlato con Rosella Ideo, esperta
di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale:
R. – C’è una
tensione che sta pericolosamente salendo ed è una tensione in atto da quando, alla
presidenza della Repubblica del Sud, c’è Lee Myung-bak. Direi che queste esercitazioni
- che sono state stigmatizzate dalla Corea del Nord ancora prima che iniziassero e
ancora prima dell’attacco violento di Pyongyang che ha provocato quattro morti sull’isolotto
di Yeonpyeong, al limite della linea di confine marittima tra le due Coree - non fanno
che aggravare la tensione, creando un clima decisamente pericoloso.
D. – La
Cina ha di fatto bloccato una risoluzione all’Onu sull’attacco nordcoreano contro
Yeonpyeong. Che ruolo ha Pechino in questa crisi?
R. – Sta guardando ad un
quadro più ampio, che va al di là della pericolosa situazione della penisola coreana.
C’è tensione nell’area perché c’è tensione tra gli Stati Uniti e la Cina; da settembre
c’è tensione anche con il Giappone. Quindi di sottofondo c’è una lotta evidente tra
le tre potenze nell’area, che sono – appunto – gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone
per una situazione geopolitica mutata da quando la Cina, proprio quest’anno, ha effettivamente
superato, come potenza economica, il Giappone. Per quello che riguarda la penisola
coreana, la Cina non ha intenzione di appoggiare la posizione americana, che è una
posizione di durezza, al fianco dell’alleato sudcoreano. E’ chiaro – ed è venuto fuori
dai documenti di Wikileaks – che i cinesi non amano alla follia il regime nordcoreano
che ha provocato parecchio imbarazzo alla stessa Cina; però, è chiaro anche che, per
la Cina, la Corea e la penisola coreana rappresentano un cuscinetto strategico importante;
in caso di riunificazione, sa benissimo che si ritroverebbe gli americani nel cortile
di casa. Per questo, la Cina non ha la minima intenzione di appoggiare all’Onu nessuna
risoluzione contro la Corea del Nord perché ciò aggraverebbe ancora di più – secondo
Pechino – la tensione nell’area.
D. – E la Russia, in questo quadro, che interessi
ha?
R. – La Russia ha una posizione abbastanza in appoggio a quella cinese,
anche se i russi non sono tra i comprimari di questa disputa delle grandi potenze
sulla penisola coreana. Però, c’è proprio un nuovo assetto che si sta configurando
nell’area dell’Asia di Nordest e in questo assetto le potenze stanno testando un po’
fino a dove e fino a quando i loro interessi nazionali possano essere protetti e coperti.
(gf)