La crisi in Europa preoccupa la Cina. Pechino offre aiuti finanziari a Bruxelles
La Cina è preoccupata per la crisi del debito in Europa e tende la mano ai paesi dell’Ue.
La nuova linea economica di Pechino è stata illustrata dal vicepremier cinese, Wang
Qishan, che parlando all'apertura dei colloqui bilaterali con l'Ue ha ribadito il
sostegno cinese alle misure prese dall'Ue e dal Fondo monetario internazionale per
stabilizzare i mercati. Immediate le reazioni in ambito monetario, con il sensibile
apprezzamento dell’Euro che ha sfiorato quota 1,32 sul dollaro. Fra i temi dei colloqui
- ha detto Wang – anche uno studio di fattibilità per un trattato bilaterale sugli
investimenti e per un coordinamento rafforzato nel G20. Sulle ragioni dell’interessamento
cinese nella crisi europea Stefano Leszczynski ha sentito Luigi Paganetto,
presidente della Fondazione economia dell’Università Tor Vergata di Roma:
R. – Senza
dubbio, l’idea che l’Europa abbia deciso di fare politiche di consolidamento fiscale,
cioè politiche che finiscono per rendere minore lo sviluppo della domanda, crea problemi
anche a coloro che puntano molto sulla domanda da parte europea, e i cinesi sono certamente
tra questi.
D. – Da un lato, abbiamo una Cina che vuole aiutare l’Europa
con manovre finanziarie – in questo caso, il primo effetto prodotto è stato quello
di un rafforzamento dell’euro – e dall’altra parte abbiamo una Cina, però, che con
le politiche commerciali che poi mette in atto spesso danneggia l’Europa. Questo è
un controsenso o no?
R. – No, io credo di no, perché non bisogna guardare
la Cina come a un Paese che finisce per essere un competitor che non segue
le regole. I cinesi hanno una capacità di vendere a basso prezzo i loro prodotti e
una volta che noi abbiamo accettato di liberalizzare gli scambi, dobbiamo prendere
atto del fatto che il loro sistema economico consente loro di esportare a prezzi assai
più bassi dei nostri. E questo significa una spinta all’Europa, perché produca dei
beni che siano competitivi sul piano dell’innovazione e della tecnologia.
D.
– In Europa, pochi giorni fa, si è parlato ad esempio dell’emissione di eurobond per
fare fronte alla crisi. Gli eurobond potrebbero portare il debito europeo nelle mani
di qualcun altro, magari proprio in mani cinesi?
R. – Si tratta di una
proposta che in fondo esigerebbe una capacità di integrazione finanziaria diversa
da quella che c’è in Europa, perché gli eurobond funzionerebbero se noi avessimo la
capacità di mettere in moto dei meccanismi che riguardano il ruolo della Banca centrale
europea che – non dimentichiamolo – per il momento non ha alcuna capacità di assorbire
i deficit dei Paesi. Allora, l’idea che ci siano gli eurobond sarebbe certamente un’idea
utile e interessante. Solo che esigerebbe una diversa governance europea. (gf)