2010-12-21 14:43:58

Domani al cinema "Un Altro Mondo", il nuovo film di Silvio Muccino: viaggio nei sentimenti che sconfiggono la superficialità


Silvio Muccino ritorna domani nelle sale cinematografiche come regista e protagonista di “Un Altro Mondo”, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Carla Vangelista. E’ la storia di una crescita difficile e dolorosa, che porterà i protagonisti a guardare e ad accettare la parte più fragile e vulnerabile di loro stessi, facendo i conti col proprio passato e con la vita. Il servizio di Luca Pellegrini.RealAudioMP3

All'inizio lui, Andrea, è il risultato perfetto e piuttosto comune di quella società borghese ricca, potente, egoista. Non si fa domande sulla vita e se stesso fino a quando un padre morente in Africa, che non vede da moltissimi anni, lo costringerà a farsene molte. E a ricevere in eredità non solidi patrimoni e ville, ma un bambino, Charlie, nero, vispo e vulnerabile, capace di insinuarsi nella vita e nell'anima, sgretolando certezze e abitudini. In Andrea matura così dolorosamente una consapevolezza che lo porterà a riconciliarsi col passato, con la famiglia e con le persone. Silvio Muccino ha tenuto questo film in gestazione per tre anni. Lo ha diretto, sceneggiato e interpretato con generosità, senza ipocrisie, con l'erudizione di un buon lessico umano. Gli abbiamo chiesto quale impressione ha avuto, all’inizio, di questo difficile personaggio:

R. – Che il personaggio fosse un personaggio molto imploso, ancora informe. E’ un ragazzo che non ha mai preso consapevolezza di chi sia, proprio perché è il risultato di qualcosa che lui non conosce molto bene. E' un ragazzo che non si fa domande, all’inizio della storia.

D. - Ci sarà poi l'incontro con Charlie. Chi è il nuovo Andrea che diventa contemporaneamente padre di un orfano e fratello orfano?

R. – Il nuovo Andrea è un Andrea che finalmente prende consapevolezza di chi sia. E’ una persona che attraverso l’incontro con Charlie - imparando, essendo costretto ad imparare a prendersi cura di un bambino - impara a prendersi cura di se stesso. Sanando le ferite di questo bambino orfano, sana le sue ferite, di quando lui è stato un bambino orfano: inizia a chiedersi chi è, inizia a mettere in crisi anche le verità con cui è cresciuto e attraverso questo impara a diventare non solo padre di questo bambino, ma anche padre di se stesso.

D. - Perché questa empatia così forte tra Silvio Muccino e Andrea?

R. – Andrea è in realtà il personaggio più distante e più lontano da come sono io, che ho interpretato, tanto che ho vissuto un anno di paura all’idea di misurarmi con questo personaggio, proprio perché io non ho quella durezza, non ho quel cinismo, non ho quella freddezza: io tendo a parlare, tendo a confrontarmi con gli altri. Sicuramente Andrea è un personaggio che mi commuove, che mi tocca, proprio perché ha voglia di crescere, come io credo di avere voglia. Questa è la storia di un risveglio, in realtà: è la storia di un ragazzo che un giorno apre gli occhi e si risveglia da uno stato di torpore. Questa è una cosa che me lo ha fatto amare enormemente. (ap)







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