2010-12-21 15:00:53

Costa d’Avorio: vescovi preoccupati per la situazione di caos in cui versa il Paese


La Chiesa in Costa d'Avorio – riferisce L’Osservatore Romano - è seriamente preoccupata per la situazione di caos in cui versa il Paese a causa dei controversi risultati elettorali. Dopo gli scontri, che hanno già provocato decine di morti, la tensione permane altissima. Mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan e portavoce del “Collettivo dei capi religiosi per le elezioni pacificate” ha rivolto un nuovo appello al presidente uscente Laurent Gbagbo e al neo presidente Alassane Ouattara “perché siano ragionevoli” ed ha invitato la popolazione alla calma. “Dio - ha ricordato ai fedeli l'arcivescovo - non abbandonerà la Costa d'Avorio ed è ancora possibile trovare una soluzione pacifica e democratica”. È dal 2005 che gli ivoriani aspettavano di eleggere il proprio presidente. Attualmente, la Costa d'Avorio ha due presidenti e due governi diversi. Alassane Ouattara, che secondo la commissione elettorale indipendente e la comunità internazionale, ha vinto il ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso, il 4 dicembre ha giurato come presidente, attraverso una lettera inviata al consiglio costituzionale, l'organo competente a proclamare il vincitore delle elezioni. Proprio il consiglio aveva revocato per presunti brogli la vittoria in origine assegnata a Ouattara dalla commissione elettorale indipendente, attribuendola invece al presidente uscente Laurent Gbagbo. Quest'ultimo ha prestato giuramento qualche ora prima nel palazzo presidenziale di Abidjan. Le Nazioni Unite, l'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno riconosciuto la vittoria di Ouattara e hanno chiesto a Gbagbo di accettare il risultato proclamato dalla commissione elettorale. Nei giorni scorsi il Collettivo dei capi religiosi per le elezioni pacificate aveva esortato la popolazione e i politici di fare uno sforzo “in nome di Dio, a nome della Costa d'Avorio e in nome delle future generazioni di rispettare il verdetto delle urne”. Nel loro messaggio i capi religiosi hanno deplorato che si sia passato «dalle violenze verbali alle violenze fisiche e il peggio sembra essere davanti a noi». Per questo motivo il messaggio invita i giovani a non lasciarsi andare ad atti di violenza e di abbandonare questo terreno che non può che creare un circolo vizioso". L'arcivescovo di Abidjan ha ricordato che «l'elezione presidenziale non è e non sarà mai la consacrazione di una religione, di un'etnia, di una regione. Quello cui aspiriamo è avere un presidente al di sopra dei clan, delle tribù, delle religioni, un presidente capace di guidare il nostro Paese e quelli che lo abitano, verso il pieno sviluppo”. Intanto l'Unione africana ha inviato l'ex presidente sudafricano, Thamo Mbeki a mediare tra le due parti. Mbeki prosegue la sua mediazione anche se la situazione è molto delicata, anzi rimane tesa dopo la cancellazione del coprifuoco e la riapertura delle frontiere. (R.G.)







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