2010-12-21 15:01:14

Bolivia: per i cattolici "la legge sull'istruzione non risponde alla realtà sociale del Paese"


I rappresentanti dei servizi educativi della Chiesa cattolica in Bolivia si sono pronunciati sulla promulgazione della legge sull'istruzione "Avelino Sinani e Elisardo Perez" promulgata ieri dal Presidente Morales. "Crediamo che questa sia la legge più importante fra le leggi che vengono proposte nel nostro Paese, perché formerà le nuove generazioni ma è una legge che non risponde alla realtà sociale dello Stato boliviano pluri-nazionale e discrimina ed esclude, favorendo alcuni a scapito di altri”. La nota inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Bolivia riferisce sugli aspetti della legge considerati positivi: la nuova istruzione tecnica e produttiva; l'ampliamento dell'istruzione pre-scolare a due anni obbligatori; la frequenza obbligatoria gratuita fino al baccalaureato (scuola media); la promozione delle culture dei popoli indigeni, delle comunità contadine, delle comunità interculturali e afro-boliviane (non considerate nella vecchia legge); l'uso delle lingue native; la promozione dell'istruzione per gli adulti. Tutti aspetti che sono però ormai parte del programma educativo della Chiesa cattolica. Secondo i vescovi, purtroppo le considerazioni negative di questa legge mettono in discussione lo spirito della legge stessa. Così, afferma il comunicato, “nel primo articolo si afferma che sono lo Stato e la Società i responsabili dell'istruzione, ma questo si contraddice nello sviluppo della legge. Una prova di questo è la chiusura della "Normal Catolica" e lo denunciamo come una perdita culturale e intellettuale per il Paese”. Nel primo capitolo si afferma che i genitori hanno il diritto di scegliere l'educazione per i loro figli. Tuttavia nel testo della legge esiste solo un tipo di istruzione, un programma progettato dal Ministero della Pubblica Istruzione. A questo riguardo il comunicato afferma: “Come Chiesa e come educatori cattolici crediamo che la vera educazione è soltanto quella che comprende la totalità dell'essere umano. Ecco perché la Chiesa parla di Educazione Integrale nelle sue tre dimensioni: culturale, intellettuale e spirituale. Per consentire alla persona di crescere in armonia, nessuna di queste tre dimensioni può essere lasciata da parte. In questo ruolo, l'insegnamento della materia di religione riacquista un significato particolare nella costruzione della personalità dell'alunno. Di conseguenza, riteniamo che i genitori, secondo la loro fede, hanno il diritto di scegliere l'educazione religiosa per i loro figli e figlie”. Il comunicato conclude affermando di voler contribuire positivamente al processo d’applicazione della legge e alla futura regolamentazione della stessa. (R.P.)







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