Kenya. Violenze post-elettorali: il cardinale Njue invita i politici a non infiammare
gli animi
Mentre continuano le polemiche in Kenya sulla pubblicazione dei nomi dei 6 politici
indagati da parte del procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno-Ocampo,
accusati di aver organizzato le violenze che fecero seguito alle elezioni del 2007-2008,
il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha invitato i leader politici a non
fare dichiarazioni che rischiano di far precipitare il Paese in nuove violenze. Secondo
quanto riferisce l’agenzia cattolica Cisa, ripresa dalla Fides, il cardinale Njue,
che è anche presidente della Conferenza episcopale del Kenya (Kec) ha detto che la
pubblicazione da parte della Cpi, dei nomi delle persone implicate nelle violenze
post-elettorali, non deve dividere il Paese lungo linee tribali. Il porporato ha aggiunto
che chiunque sarà trovato colpevole, deve confessare ed assumersi la responsabilità
delle proprie azioni. Tuttavia, ha ammonito che non si può condannare nessuno senza
assicurargli un processo giusto ed equo. Il cardinale ha inoltre ribadito la posizione
presa dai vescovi cattolici a sostegno della scelta della Cpi dell’Aja per giudicare
i fatti del 2007-2008, ma non ha scartato l’opzione di ricorrere ad un tribunale locale
per giudicare i principali responsabili e gli autori dei reati minori delle violenze
post-elettorali. Il cardinale Njue ha sottolineato che la sorte del Kenya è più importante
di quella di qualsiasi individuo, quindi la nomina dei 6 accusati non deve dividere
la nazione, mettendo in guardia i keniani nei confronti di coloro che intendono compromettere
la pace e la stabilità del Paese. “Vi deve essere sobrietà nel dibattito sulla questione
del Tribunale dell’Aia e la tensione che vive il Paese non era necessaria. La situazione
non deve sfuggire di mano anche quando le persone si lasciano andare alle proprie
reazioni” ha concluso il cardinale. (R.P.)