Africa sub-sahariana: mancano un milione di insegnanti
La rivista “Mondo e Missione”, edita dal Pime, dedica nel numero di dicembre un approfondimento
al mondo della formazione in Africa. Vengono presi in esame, in particolare, i dati
di un dossier pubblicato dall’Unesco sul sistema educativo africano. Nello studio
si ricorda anche che fra gli obiettivi di sviluppo del Millennio, sottoscritti da
191 Stati del mondo nel 2000, c’è quello di garantire l’educazione primaria universale
entro il 2015. Su questo obiettivo del Millennio e sul dossier dell’Unesco si sofferma
Giorgio Bernardelli, giornalista di “Mondo e Missione”, intervistato da Amedeo
Lomonaco:
R. - Questo
dossier cerca di vedere cosa servirebbe da qui al 2015 per realizzare questo obiettivo
in tutto il mondo. Il dato che balza immediatamente all’occhio è la carenza di insegnanti
nell’Africa sub-sahariana. Mancano 1 milione e 56 mila insegnanti, secondo queste
stime dell’Unesco, per poter garantire a tutti i bambini di questi Paesi africani,
il diritto all’istruzione primaria. Il dato interessante è capire anche come vengono
ricavati questi dati. Perché servono tutti questi insegnanti? Sono dei dati molto
interessanti sull’affollamento nelle classi, nelle scuole primarie attualmente in
alcuni Paesi africani. L’Etiopia ha una media di 72,2 allievi per classe nelle scuole
elementari; il Mozambico, 67,4… Si capisce bene, insomma, che in situazioni del genere
far andare i ragazzi a scuola non è per forza di cose un sinonimo di accesso all’istruzione..
D.
- Dunque un sistema educativo in Africa molto deficitario. C’è, comunque, un Paese
africano che può essere un po’ da modello per cercare di cambiare un po’ la rotta...
R.
- Ce ne sono alcuni in cui questa sete d’insegnanti è meno forte di altri, ad esempio
il Senegal, dove si calcola che ne serviranno solo 5,6% come incremento. Un altro
dato interessante, è che se l’Africa è il continente in cui questo fenomeno è più
forte, è comunque una sete globale quella degli insegnanti; per esempio ne mancano
280 mila negli Stati arabi, anche in Asia 260 mila, questo per dire che gli obiettivi
del Millennio non sono solo questione di strutture o di risorse dal punto di vista
economico, ma chiedono anche un impegno sulle risorse umane, sulla formazione di personale
qualificato in grado davvero di cogliere questa occasione per far fare passi avanti
a questi Paesi.
D. - Anche perché investire nell’educazione significa
poi anche ottimizzare i flussi dell’immigrazione e avere effetti positivi in molti
altri settori...
R. - L’investimento sull’educazione può portare grandi
benefici ed è anche un ambito in cui il mondo missionario, con la presenza di scuole
in tanti Paesi, in tanti villaggi, ha dato moltissimo. L’esperienza dice che, dove
l’istruzione, non solo quella primaria, riesce ad essere davvero uno strumento di
crescita personale per dare obiettivi e prospettive, il salto di qualità è grande
anche nella vita quotidiana delle persone. (ma)