L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone a Roma il tradizionale concerto natalizio
Questa sera l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia propone al Parco della Musica di
Roma il tradizionale Concerto “natalizio” diretto da Antonio Pappano sul podio dell’Orchestra
e del Coro di Santa Cecilia, con repliche lunedì 20 e martedì 21 dicembre. In programma
le note di un gioioso Rossini, con le danze del Guglielmo Tell, la rara Cantata di
Natale di Arthur Honegger, scritta a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
e il secondo atto de Lo Schiaccianoci di Ciajkovskij, una delle opere “natalizie”
più conosciute ed amate dal pubblico. Il servizio di Luca Pellegrini.
Il Natale
è una solennità che da sempre ha avuto la naturale, intrinseca predisposizione ad
essere raccontato, meditato, vissuto attraverso la musica, che sola riesce ad esprimerne
il senso di mistero e di gioia: dalle stupite esclamazioni dei pastori ai festosi
cori degli angeli, alle modulazioni dell’anima della Vergine Madre. Cori, arie e sinfonie
porgono il senso di una sospesa attesa, di una grande pace, di un profondo stupore.
Tutti accolgono il Natale nel canto, e all’Accademia di Santa Cecilia la tonalità
con la quale si celebra quest’anno il Natale è quella del divertissement e della rarità.
Il maestro Antonio Pappano ha, infatti, confezionato un programma
ricco, curioso e gradevole, per raccontare a suo modo il Natale che si avvicina. Le
note sono quelle gioiose di Rossini, intense di Honegger, fiabesche di Ciajkovskij.
Tre compositori così diversi che lei, Maestro, ha riunito in una sola serata:
R.
- Ciajkovskij è una scelta abbastanza ovvia per il Natale. Il Natale è un momento
per i giovani e per i bambini e un momento per sognare e credo che questa musica sia
stata scritta con genialità, ma anche con una semplicità tale da essere capita anche
da un bambino; e credo che un bambino possa emozionarsi e divertirsi ascoltandola
e creare delle storie anche senza scena. La Cantata di Natale di Arthur Honegger si
fa abbastanza raramente, ma Honegger è un compositore che io stimo molto. Il bello
di questo pezzo è, infatti, la solennità, l’aria fosca, cupa, senza speranza, che
crea però l’atmosfera del momento prima della nascita di Gesù Bambino. Sembra che
il mondo sia perso, ma all’improvviso entrano le voci bianche e c’è la luce e questa
luce promette l’arrivo del Messia. Il pezzo, a questo punto, si apre e cominciano
una serie di canti natalizi – francesi e tedeschi – che sono ben conosciuti, comincia
un piccolo festival di canti natalizi.
D. - Maestro, perché i sentimenti
che accompagnano il Natale trovano sempre una così compiuta e originale espressione
nella musica?
R. – La nascita di Gesù ha cambiato il mondo, ha cambiato
l’arte, ha cambiato la musica. E’ un fatto nella vita.
D. - Maestro,
il Natale è alle porte: come lo vive uno dei più importanti e acclamati direttori
d’orchestra? Ascoltando un cd, leggendo uno spartito, cantando dinanzi al Presepe
o godendo finalmente il silenzio di questa Santa Notte?
R. – Devo dire
che questo Natale per me è abbastanza speciale, perché mia cognata e suo marito, con
i nipoti, vengono a trovarmi dagli Stati Uniti. Mia moglie ha recentemente perso la
mamma e sarà il primo Natale senza di lei. E’, dunque, un momento per stare insieme.
Sono sicuro che farò tante cose, ma lo stare insieme sarà la cosa più importante.
(ap)